13€, ci compro una vita.

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Daniel's POV

-Cosa ci fai qui?- la voce di Bambi mi trapana il cervello, peggiorando solo l'emicrania. Da quando è diventata così esuberante?

Mi trovo all'ingresso della sua camera, con in mano un enorme lecca-lecca che cerco di nascondere dietro alla schiena còlto da un'improvvisa vergogna. Accanto a lei, lungo stecchito, il corpo addormentato di Jev pare far parte dell'arredamento della stanza. Perché deve sempre essere in mezzo alle palle? Sempre, tranne quando serve. Questa notte avrebbe dovuto essere presente, per fare quello che io non ho avuto la forza di fare: proteggerla. Lui l'avrebbe fatto, eppure non c'era. E c'è ora, nella sua stanza, bell'addormentato nel suo letto.

-Ero... Sono venuto...- per vedere se stavi bene, ecco per cosa cazzo sono venuto. Per assicurarmi che stia bene, per darle una caramella sperando di poterle tirare su il morale, un morale che io stesso ho contribuito a seppellire dieci metri sotto terra.

Ora che mi trovo qui, senza sapere che parole usare, sentendomi profondamente colpevole e in presenza di invece un innocentissimo Jev, non posso che sentirmi un emerito coglione.

-Lo vedo che sei venuto, grazie.

Mi mordo la lingua per non farle notare il doppio senso e mi scappa un sorriso, un brevissimo sorriso. La situazione mi è scomoda: sto qui impalato alla porta con un mega Chupa-Chups dietro alla schiena a chiedermi quanto cazzo di meno valgo rispetto a uno come Jev, uno che nella vita ha avuto tutto rispetto a me. Valgo molto meno.

Alla fine mi esce un flebile e fuori luogo: -Perché Jev dorme nel tuo letto?

-Non lo so, tu perché sei qui?

-Io non sono nel tuo letto, addormentato.

-Ripeto per la terza volta: perché sei qui?

-Sono venuto a vedere come stavi.- dico di getto. La maggior parte delle volte l'unico modo per dire le cose è parlare senza pensare.

Lei mi risponde con un silenzio assordante, in cui mi immagino tutti i possibili modi in cui possa essere andata la notte scorsa. Modi orribili. Sono stato un codardo: andarmene, lasciarla lì, un bocconcino di carne tenera in mezzo a un gruppo di avvoltoi, confidando nella loro compassione. Ma gli avvoltoi non provano pietà, gli avvoltoi, quando hanno fame, mangiano. E lei è un ottimo cibo. I suoi occhi sembrano confermare ogni mia paura, ogni mio sospetto: di lei, han lasciato solo ossa rosicchiate. Agghiacciato, disgustato, inorridito dalla mia codardia e dalla voracità di quelli che chiamo "amici", tento di mettere uno stupido cerotto senza colla sulla voragine che si è aperta in lei, tentando di aggiustare qualcosa di irreparabile. Mi porto davanti alla faccia l'enorme lecca-lecca alla fragola per farglielo vedere. Gliel'ho comprato per farla stare meglio, pur sapendo che non avrei risolto nulla. Forse più per sdebitarmi. Si tratta di sdebitarsi del resto, no? Non sono qui per lei, sono qui perché sono un uomo d'onore e, a errore commesso, è giusto che io trovi qualcosa per farmi perdonare. Sto delirando. In cambio della sua prigionia, della sua verginità, della sua dignità, le offro un'enorme caramella che ho pagato tredici euro ad un autogrill qui dietro. Risarcimento danni. Davvero la sua vita vale così poco per me? Davvero vale solo tredici euro? Sono sempre stato così egoista, così cieco? Mi sento una merda ora, con questa caramella tra le mani. Son sempre stato così viscido, così disgustoso. Del resto, quanto avevo valutato la vita di quella ragazza di quindici anni, quando l'ho messa incinta? Nemmeno una carezza, o una parola di conforto, o la mia presenza quando ha avuto il mio bambino. Non so nemmeno come si chiami la madre di mio figlio. E lei, la ragazza a cui ho appena tolto tutto, lei, come si chiama?

La testa mi gira vorticosamente ora che, come tante volte prima di questa, realizzo che merda di persona sono. Il cuore batte un po' più veloce, le gambe tremano. Non ho solo ucciso mio fratello, lasciato morire i miei genitori: io sono dannoso, e continuo a trucidare lentamente chiunque mi circondi.

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