Come stai?

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Drew's POV

Cosa cazzo...? Una macchina, davvero? Ho dormito dentro una fottutissima auto?

Districandomi da un altro corpo umano, mi metto seduto sui sedili con più fatica di quanto dovrei. La testa mi pulsa e il debole sole mattutino è sufficiente a farmi bruciare gli occhi.

L'auto è ridotta male: mozziconi di sigarette dappertutto, bottiglie ormai vuote a macchiare l'imbottitura della tappezzeria, cartacce di oggetti non identificate sui tappetini, puzza di morte impregnata ovunque.

L'altro corpo abbandonato sui sedili pare appartenere a Jev. Devo fare tre tentativi prima che dalla bocca mi escano suoni articolati.

-Svegliati, è giorno.

-Mmh.- mugugna, -che ore sono?

-Non lo so, ma dobbiamo entrare in casa.

Borbotta qualcosa mentre si tira seduto, una mano sulla fronte.

-Ho un malditesta assassino.

-Apri la portiera.

Esegue il mio ordine, e capitobola fuori dalla macchina lungo disteso sul marciapiede.

-Cazzo!- impreca rimettendosi in piedi, tutto pieno di terriccio e non molto stabile sulle gambe. Non ha ancora smaltito tutta la sbornia.
Lo seguo sulla stradina sterrata con gli occhi socchiusi, preso da un attacco di fotofobia vampiresca. Le gambe sono pesanti ma ci portano fino al portone, all'atrio e poi in salotto: nessuno dei due è in grado di raggiungere la propria stanza al piano di sopra, quindi collassiamo sui due divani liberi, dato che il terzo è occupato da Zach.

-Qualcuno ha sboccato, Drew.- bofonchia Jev.

Seguo il suo sguardo fino al muro dietro di noi e osservo infastidito il vomito a terra. Devo assolutamente pulire, ma ora non ho nemmeno la forza di lamentarmi. Me ne occuperò più tardi: ora voglio solo farmi una super dormita alcolica, iniziata in una scomodissima macchina.

Jev's POV

Sono stremato e ancora scosso dall'alcol mentre mi trascino vergognosamente lungo i corridoi della villa. Quando mi ritrovo accidentalmente di fronte alla camera di Emma, non esito ad entrare. A tentoni, cercando di non inciampare sulle mie stesse gambe, cerco il suo corpo in un groviglio di coperte e lenzuola. Tasto il suo viso senza accorgermene, e lei si tira su seduta di scatto, facendomi capitombolare per terra dallo spavento. I suoi occhioni si puntano suoi miei.

-Sei ubriaco?

Scoppio ridere, una risata grassa e incontrollata. Vorrei fare bella figura con lei, sembrare sempre bellissimo e perfetto: questa risata sguaiata non contempla i miei desideri, quindi la reprimo con una punta di imbarazzo. Mi tiro su e mi isso sul letto, lasciandomi cadere con le spalle contro il muro.

-Come stai?- chiedo pochi secondi dopo.

Che domanda di merda. Volevo spezzare il silenzio, chiacchierare un po' magari, ma chiedere ad una ragazza come stia dopo che è stata sequestrata da un gruppo di vermi è veramente una domanda di merda.

-Bene, tutto bene.

-Bene, davvero?

-Sto bene, Jev. Davvero. Tu?

-Io no.- rispondo.

Sono sincero a differenza sua: mi trovo in quella fase della sbronza che non ti permette di mentire, dove sei abbastanza lucido da non fare cazzate ma non così lucido per ricordarti che il mondo è un'enorme presa per il culo.

-No?- domanda, aspettandosi spiegazioni.

-No.

-Perché?

-Oh, per tantissimi motivi.

-Per esempio?

-Per esempio ho mal di testa e questo non mi fa stare bene.

-Vero.

-Che ho mal di testa?

-No, che il mal di testa non ti fa stare bene.

-Ah.

-C'è altro?

-Sì. Mi sento un bambino quando ho mal di testa perché mi manca mia mamma, ma lei non c'è. E anche mia sorella, è morta. Vorrei davvero che fossero qui e poi io mi sono innamorato di te e non so come uscirne.

Le parole mi scivolano fuori dalla bocca come un fiume in piena, senza che io mi renda nemmeno conto del peso delle informazioni che sto condividendo con lei. Mia madre è mezza fusa, mia sorella è morta suicida, io sono quello che sono e soprattutto mi sto tragicamente innamorando della ragazza nel rapimento della quale ho contribuito. Fa ridere la mia vita, fa sbellicare dalle risate: ogni mossa che faccio scatena qualcosa di distruttivo. Sono stato espulso da tre scuole per motivi idioti, manco Jacopo è stato espulso tre volte! Mi sono innamorato di due ragazze prima di conoscere Emma, entrambe mi hanno gettato in una fossa. Ho avuto qualche lavoretto, ma dopo pochi mesi sono sempre stato licenziato. Sono un cazzo di fallito.

-Oh. Mi dispiace. Sai... che tua sorella sia...

-A me dispiace di amarti, mi fa stare male.  Non è nemmeno l'unico problema... Sono  un fallito del cazzo. Che vergogna!

-Sei ubriaco, non sai quello che dici.

-No, al contrario. In vino veritas. Sono un fallito. Ti ho promesso che ti avrei fatto uscire da qui, ma come faccio?, non posso. Tra una settimana tu sparirai dalla mia vita e farò finta di non averti mai conosciuta, come Meredith. Tu non lo sai ma era una ragazza bellissima.

-Daniel me ne aveva parlato. Tu l'amavi, no? Non come me.

-Sì che l'amavo, come te. Perché pensi di no? L'ho amata tanto quanto l'ha amata Daniel, sai? Lui dice di no, ma io so che è così. Lui l'amava, e lei amava lui, e io li guardavo amarsi amando lei, odiando lui. Era un casino, capisci? E adesso io vedo come lo guardi, si sta ripetendo tutto. E Bossi... E cazzo, chi torna a casa da mio padre? Ci vai tu? È una comica! Vacci tu, a dire che persona scadente sono.

-Calmati.

-Io mi calmo, ma tu non hai detto di amarmi.

-No, infatti. Ma nemmeno tu, sei solo ubriaco. E stanco: vai a dormire.

-Non sono stanco. Tu non mi ami, sono distrutto. Anche se lo sapevo già, insomma, ami già lui.

-Smettila di usare questo verbo, qui nessuno ama nessuno. Nemmeno tu.

-Sei antipatica oggi.

-Grazie. Dormi un po', però. Ti vedo agitato.

-Qui?

-Dove vuoi, basta che dormo e ti riprendi.
-Al volo?

-In che senso al volo?

-Niente.- rido, e la sento sbuffare.

È veramente antipatica oggi ma la amo comunque. "Smettila di usare questo verbo, qui nessuno ama nessuno. Nemmeno io", mi riprendo mentalmente e rido ancora. Deve pensare che io sia pazzo. Cosa probabile. La vedo alzarsi prima di sentire la sua mano sul mio braccio, che mi tira in modo tale che io mi sdrai sul letto. Non appena la mia testa tocca il cuscino mi addormento, a malapena faccio in tempo a percepire il suo corpo caldo steso accanto al mio. Dormo un sonno agitato, ricco di turbinii colorati e grida furibonde, di folle di gente familiare o sconosciuta, di mani che si stringono intorno alla mia gola e che sciolgono nodi strettissimi, di volti che si mescolano e diventa impossibile distinguere mia sorella da Meredith, da Emma e da Ilaria.

BambiWhere stories live. Discover now