Il confine della realtà

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Cerco Davide dappertutto in casa, ma per sua fortuna è fuori. Sono talmente infuriato per ciò che ha detto ad Elijah che se lo trovassi gli spaccherei la faccia.

Quando mi rifugio stremato sotto le coperte, sono più incazzato che mai. Devo prendere una decisione importante. Passo ore a pensare ai pro e ai contro della situazione e l'ultima volta che guardo l'ora sono le due meno in quarto di notte.
Poi, al pensiero di Elijah si sostituisce quello di mio fratello e sento la testa diventarmi sempre più pesante.

Sto prendendo il sole sulla sdraio di plastica bianca al bordo della piscina limpida, i bermuda calati sulla vita, gli occhiali scuri in bilico sul naso.
Mio fratello, bloccato in un corpo da tredicenne, nuota a bordo piscina.

C'è uno strano senso di pace nell'aria: una calma piatta, quasi surreale. Il rumore dell'acqua spostata da Eric, il ronzio di qualche insetto, la risata di mia mamma per via di qualche articolo che sta leggendo, il sole che batte cocente e scotta la pelle, il cielo assolutamente azzurro.

Non mi è mai piaciuto troppo silenzio. La mia pediatra dice che ho un deficit dell'attenzione e che sono iper attivo, ma dopo che la mamma mi ha portato a fare i test è saltato fuori che sono solo iperattivo, e che dalla mia iperattività nasce la difficoltà a rimanere concentrato.

Cioè, non è che ho due problemi, io. Non sono stupido o cose così. Ho un solo problema da cui ne scaturisce un altro. All'asilo i bambini mi guardano strano perché io non faccio il riposo al pomeriggio, siccome non riesco a stare tranquillo sul materassino. Allora viene una maestra solo per me e mi fa colorare nei bordi, e anche se mi stufo (dopo pochi minuti mi stufo sempre) mi obbliga a continuare. Lei dice che la mia concentrazione deriva dall'impegno mentale che ci metto.

Adesso però non mi piace questa tranquillità. Non succede nulla da troppo tempo e mamma ed Eric fanno le stesse cose (giocare nell'acqua, leggere una rivista sulla sdraio) da troppo tempo.

Apro la nuova app che ho scaricato sul cellulare, quella che emette suoni di armi, e la imposto su una pistola semplice nera, calibro 31.

Adesso gli faccio uno scherzo.

Eric sta giocando a fare il morto, galleggiando sul pelo dell'acqua, quando mi alzo avvicinandomi il più possibile a lui stando attento a non cadere in piscina. Il sole proietta la mia ombra sul pelo dell'acqua, sembro così grande. Abbasso lo sguardo sul mio corpo, mentre punto il cellulare contro mio fratello che, ignaro dello scherzo, fischietta ad occhi chiusi, sdraiato sull'acqua. Il costume è così abbassato da permettermi di intravedere un tatuaggio sull'inguine, le mie gambe sono lunghe, le cosce un fascio di muscoli, così come il mio stomaco è squadrato dagli addominali, sopra i pettorali lisci. Perfino mentre sto premendo lo schermo del cellulare, che emette il rumore di una sparatoria, mi stupisco per i bicipiti sulle mie braccia: questo non è il mio corpo. Io ho solo sei anni e sono magro come un chiodo, Eric mi ha sempre preso in giro per il mio aspetto.

-Denny?- la voce confusa di mio fratello mi risveglia dai miei pensieri e porto lo sguardo su di lui: non ride per il mio scherzo? -Perché l'hai fatto, Denny?- dice, calmo.

Fatto cosa?

-Daniel, ti ho detto che non devi usare quei giochi violenti!- mi rincorre la voce della mamma, ma io non capisco.

Lei è alla mia sinistra ora, in piedi, e le mie braccia si muovono in automatico dirigendo il cellulare verso di lei, tenendolo in mano come un'arma.

-Metti giù quell'aggeggio, Daniel.

-No.- le rispondo. Mi dà fastidio quando mi dice cosa fare e come.

BambiWhere stories live. Discover now