Capitolo 16

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Angolo autore:
Buonasera a tutti! Questo capitolo bonus è dedicato a chi (come il sottoscritto) non ha assolutamente voglia di tornare al lavoro da domani e vorrebbe che il ponte del 1 maggio si prolungasse fino al 1 maggio del 2022. Vi sono vicino. Un abbraccio, buona lettura.
PS: boicottiamo tutti il lavoro domani, dai!

L.D.

***

Il ticchettio dell'orologio da parete era l'unico rumore che si poteva udire in quella tetra stanza. Il semi buio dato dalle tapparelle quasi interamente abbassate rendeva il tutto ancora più spettrale. La luce più forte proveniva dal display del cordless depositato a terra, ai piedi del ragazzo. Questi deglutì e si asciugò gli occhi, quindi raccolse il dispositivo e lo spense, riponendolo al suo posto sul mobile. Salì lentamente le scale, cercando di pensare a quali parole potesse scegliere per comunicare quel messaggio. Non c'era un buon modo di farlo. Raggiunse la porta della stanza di Lane e trovò il ragazzo che lo guardava.
«Ancora qua? Vedo che tu non demordi. Devo dare della troia anche a te per farti correre via in lacrime?» Chiese il giovane. Jeremy gli si avvicinò e gli strinse la spalla.
«Lane io... mi dispiace tantissimo,» disse, tentando di trattenere le lacrime. Il ragazzo corrugò la fronte, visibilmente estraneo al discorso.
«Cosa sta succedendo?» Domandò Lane, guardando l'altro negli occhi.
«È Jack. Lui... si è tolto la vita.» Una lacrima scorse lungo la guancia di Jeremy mentre pronunciava quelle parole. Lane rimase impassibile, poi alzò le sopracciglia e scrollò le spalle.
«Non mi importa. Ha avuto ciò che meritava,» commentò, togliendosi la mano di Jeremy dalla spalla.
«Lane...» disse il ragazzo, cercando di farlo ragionare, ma si accorse di non avere più parole in mente per farlo.
«Jeremy, avanti, perché dovrebbe importarmi? Mi ha tradito,» insistette il castano.
«Lane...» si limitò a dire Jeremy. Il più piccolo tirò un pugno alla scrivania, con gli occhi liquidi.
«Smettila, Jeremy!» Urlò, contraendo la bocca e passandosi una mano sul naso.
«Lane...» ripeté, avvicinandosi a lui. Lo raggiunse e lo abbracciò, stringendolo forte. Lane pianse delle lacrime silenziose e ricambiò il contatto, afferrando i lembi della felpa dell'amico e chiudendo gli occhi. Rimasero lì per diversi minuti, zitti, poi il castano si staccò dall'abbraccio, asciugandosi la faccia dalle lacrime. Sul volto era tornata l'espressione da stronzo che aveva fino a poco prima.
«Mi dispiace per la sua famiglia. Dirò a mamma di mandargli dei fiori,» commentò, ma il suo tono non era più deciso e fermo come di consueto. Jeremy intravide una breccia, una spaccatura nella sua corazza dove potersi insinuare.
«I funerali saranno domani. Ti passo a prendere io,» decise, mentre l'altro scosse il capo.
«No, non ci andrò. Però se proprio ci tieni, puoi dare un passaggio a mia mamma. Lei sicuro vorrà esserci!»
«Oh, tu sì che ci andrai,» obiettò il biondo. Lane scrollò le spalle.
«Non puoi obblig...» fece per dire, quando Jeremy menò un pugno alla parete.
«Ho detto che tu ci andrai, cazzo. È chiaro? Lane Derrick, non è il momento di fare il bambino, apri quei cazzo di occhi e cresci. Sei diventato uno stronzo, senza cuore, ma prima o poi tornerai lo stesso di prima e allora ti pentirai di non esserci stato. E ti ucciderà, perché la colpa è tua, cazzo, si è suicidato per colpa tua! La tua stupida e insulsa decisione di non perdonarlo, come se non tu non avessi mai fatto minchiate per amore. Oh, ti garantisco che le hai fatte, con me soprattutto. Quindi io non resto qui a guardarti mentre distruggi tutto ciò che sei sempre stato. Domani andrai a quel cazzo di funerale, è chiaro?» Lane rimase seriamente colpito sia dalle parole di Jeremy che dal tono che usò. Era una cruda e dura verità dalla quale nemmeno l'armatura di cattiverie e popolarità di Lane poteva proteggerlo. Così si limitò ad annuire.
«Sì, ci sarò.»

Il Sacerdote era dinnanzi alla bara chiusa. La Chiesa era gremita di persone vestite di nero col capo chino in segno di rispetto. Le prime due file erano occupate dai parenti, subito dietro gli amici e infine gli altri conoscenti. In quarta fila, sulla destra, c'erano Jennifer e Lane Derrick. Dall'altra parte del corridoio, Miranda, lo Sceriffo Humphreys e sua moglie, Donna, erano intenti a leggere qualcosa su uno dei foglietti della Chiesa. Dopo qualche minuto, Jeremy entrò in Chiesa a passo svelto e osservò le panche, cercando con lo sguardo i Derrick. Appena li individuò, si avvicinò a Lane.
«Ho dovuto parcheggiare infondo, per fortuna vi ho fatti scendere, almeno avete trovato posto.» Il castano notò come fosse bello con quel completo nero aderente. Forse, però, un funerale non era il momento migliore per decantare la bellezza di un presente.
«Carissimi, siamo qui riuniti oggi per ricordare nostro fratello Jack, un figlio di Dio.» Così, con la roca e fredda voce del Prete, ebbe inizio la funzione, che durò per circa un'ora. Non ci furono molte lacrime, fatta eccezione per i genitori di Jack. Il prete ripeté le solite noiose cose che, a Lane, non facevano effetto. Più che altro, non riusciva a sentirle. Nella sua testa c'era solo il senso di colpa per Jack, e nel suo cuore non c'era niente. Si sentiva vuoto, perso, freddo. Senz'anima. Probabilmente la sua stessa anima era morta con il suo amico.
Al termine della messa, iniziò il corteo funebre. In gruppo, tutti seguirono in Sacerdote che, a sua volta, andava dietro alla bara dove giaceva il defunto. L'obiettivo era il cimitero, distante circa trenta minuti a piedi. Era una bella giornata, quindi la camminata non fu eccessivamente pesante, se non fosse stato per il contesto tetro. Lane si avvicinò a Miranda, ancora scossa per l'accaduto.
«Ciao,» le disse. La ragazza annuì, senza guardarlo.
«Ciao,» rispose. Lui deglutì.
«Mi dispiace per ciò che ti ho detto ieri,» confessò. Lei sospirò e lo fissò negli occhi.
«Non ti sentire in colpa. Neanche per Jack. Capito?» Lane annuì e le sorrise, poi tornò accanto a Jeremy. I due camminavano talmente vicini da sembrare quasi una coppia, ma nessuno li guardava. Tutti gli occhi erano per Jack.
«Quello che ho detto non è vero. Ha ragione Miranda: non è colpa tua.» Lane abbassò lo sguardo a terra.
«Sì che lo è,» rispose, infilandosi le mani in tasca.
«No, Jack era fragile, ha fatto quel che ha fatto perché non è riuscito a superare una delusione amorosa. Non dico che tu non abbia responsabilità, ma la colpa è sua.» Il castano annuì, poco convinto, e continuò a camminare con lo sguardo rivolto verso il basso. Il pensiero di aver contribuito alla morte di Jack lo dilaniava: era terribile, talmente doloroso che si sentiva il petto esplodere. Come poteva convivere con quel peso? Era stato ottuso, egoista, sfrontato. Jack era... un ragazzo dolce che per amore aveva sbagliato. E lui avrebbe dovuto perdonarlo. Si asciugò le lacrime e varcò, col gruppo, il cancello del cimitero. Raggiunsero una zona vicina a una lapide spoglia e anonima, quindi si sistemarono a file come in Chiesa. Degli operatori seppellirono la bara, poi diedero una pala al Prete. Questi la infilò nel terreno e sollevò un mucchio di terra.
«Preghiamo per il nostro fratello perduto, che la sua anima possa tornare al Signore pura e onesta. Amen.» In coro, i fedeli ripeterono l'ultima parola, quindi lui lanciò la terra sulla bara e passò la pala alla mamma di Jack che era in lacrime. Lei imitò il Prete, poi passò l'oggetto al marito, e così via. Quando toccò a Lane, si avvicinò al feretro e chiuse gli occhi.
«Scusa per ciò che ti ho fatto. Ti voglio bene,» sussurrò, con gli occhi impregnati di lacrime calde. Rovesciò la terra lentamente, osservando con vista appannata ogni piccolo granello toccare il legno della bara. Quindi passò la pala a sua madre, che l'abbracciò prima di prenderla, e tornò al proprio posto. Jeremy gli sorrise.
«Sei stato bravissimo,» commentò. Lane scosse il capo, mordendosi un labbro. Gli occhi erano ancora liquidi.
«Non posso farcela, Jerry, aiutami, ti prego,» disse, con un filo di voce, mentre le lacrime presero a scendere copiose dai suoi occhi, inondandogli le guance e svuotandogli il cuore. Jeremy lo cinse in un abbraccio e gli accarezzò la schiena, mentre con il volto si fece vicino al suo orecchio.
«Non è colpa tua, Lanny, non c'entri nulla con tutto ciò. Ti mancherà sempre, ma tu sei forte e devi continuare a esserlo.» Lane si staccò e annuì. Rimase immobile ad attendere che la funzione finisse. Appena il Sacerdote se ne fu andato, la maggior parte dei presenti sgomberarono l'area.
«Amore, dobbiamo andare,» disse Jennifer. Lane le sorrise.
«Vi prego, voi andate. Io... vorrei rimanere solo con Jack,» rispose. Jeremy scambiò un'occhiata con la signora Derrick e annuì.
«Facciamo che ti aspettiamo in macchina?» Propose. Lane annuì, quindi i due si allontanarono. Il cimitero era quasi desertico. Il castano si sedette accanto alla lapide e chiuse gli occhi.
«Alla fine ce l'hai fatta, visto? Sei diventato famoso. Lo dicevi sempre che tutti avrebbero parlato di te. Sei riuscito a comparire anche sul giornale,» disse, con le guance rigate dalle lacrime. «Ma non hai fatto mettere il mio nome. Mi avevi promesso che saremmo diventati famosi insieme, ricordi?»
Scoppiò a piangere, rifugiando la testa tra le ginocchia.
«Perché te ne sei andato? Io non posso vivere con questo peso, non posso,» continuò, con la voce rotta. «Ti prego, torna da me.»
Una mano lo toccò sulla spalla. Lui sussultò, voltandosi.
«Jack?» Chiese, istintivamente. Ma davanti ai suoi occhi non c'era Jack. Il ragazzo gli sorrise e gli prese la mano. Lui si alzò, fissandolo negli occhi azzurri.
«Lane...» disse il nuovo arrivato, poi lo abbracciò. Lane singhiozzò sulla sua spalla, sfogandosi come poteva per la perdita del suo amico. «Lane, va tutto bene, ci sono io ora, sono qui. Sono tornato.»

The Last YearWhere stories live. Discover now