4. (Revisionato)

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Matthew e Hayley passarono settimane in laboratorio a provare l'intervento che a Hayley sarebbe spettato di fare a breve, nonostante ciò continuavano a concentrarsi sul lavoro senza parlare di nient'altro perché sapevano che avrebbero potuto rovinare i progressi che stavano facendo.
«Domani ho il giorno libero, Emma mi ha letteralmente proibito di entrare in ospedale.» disse Hayley guardando Matthew che annuiva «Va bene. Ci penso io.»

La ragazza alzò lo sguardo verso il dottore seduto di fronte a lei che armeggiava con diversi strumenti. Era il tipico ragazzo per cui lei avrebbe perso la testa al liceo. Alto, biondo, sorriso contagioso, muscoloso al punto giusto. Una voce in fondo alla sua testa si chiedeva se anche lui quando la guardava pensava a lei.
Chissà se pensa che sono carina. Si chiese, per poi proibirsi di domandarselo ancora. Insomma stava con Mike, le fregava men che meno se la trovava carina o meno.
«Dottoressa Johnson?» domandò il ragazzo mentre osservava la ragazza mora di fronte a sé «Sì?» chiese lei scacciando tutti i suoi pensieri «Dovrebbe tornare a casa a riposare. Altrimenti non si riprenderà per l'intervento.» disse Matthew, mentre la ragazza annuì semplicemente, non le piaceva che lui si rivolgesse nei suoi confronti alla terza persona singolare, era persino più giovane di lui!

Sì alzò e prese la sua giacca «Lei non va a casa? Dovrebbe riposarsi pure lei.» disse Hayley mentre si avviava verso la porta del laboratorio.
Il ragazzo la osservò per poi scuotere la testa, intimando, poi, la ragazza ad uscire per poter tornare al lavoro.

Hayley ci aveva messo quasi un ora per tornare a casa, quando di solito ci metteva a malapena quindici minuti.

Perché tu ostini ad usare i mezzi pubblici al posto della macchina.
Le ricordava la sua coscienza, ma la verità era che a lei proprio guidare non piaceva, dopo anni che guidava ancora non capiva che per partire serviva la prima.
E poi se avesse investito qualcuno? Non poteva permetterselo.

Quando arrivò alla porta di casa sua si rese conto che qualcuno l'aveva preceduta, pensó subito a Joe, probabilmente era tornato per prendere qualche cambio per la notte, visto che ormai rimaneva quasi sempre a dormire da Emma, lasciandola a casa da sola, tranne quando era Mike a farle compagnia.

Entrando in casa si rese conto che non era affatto Joe ad essere in casa.

«Mamma!» la ragazza corse ad abbracciare sua madre, per poi rendersi conto che anche sua papà era tornato, e perciò salutò con un abbraccio anche suo padre.

I suoi genitori solitamente tornavano a Chicago solo il weekend, lavoravano a New York per cui torvarseli a casa durante la settimana era un regalo per Hayley. Anche se con i suoi genitori non c'era stato mai un legame particolarmente forte. Da quando era piccola, fino a quando Joe non aveva raggiunto i vent'anni, erano più le volte in cui vedeva una tata di quelle in cui vedeva i suoi genitori.
Qualche volta le sarebbe piaciuto se loro avessero fatto dei sacrifici per lei. Come Hayley aveva fatto per loro, come abbandonare il mondo della moda per laurearsi in medicina. Lei amava il suo lavoro, non poteva negarlo, ma di certo non le avrebbe permesso di creare quella famiglia numerosa che lei aveva sempre sognato.

Anche se Hayley fin dal primo giorno in cui aveva iniziato a lavorare sapeva che, se mai fosse rimasta incinta avrebbe rinunciato al lavoro per crescere i suoi figli come i suoi genitori non avevano fatto con lei: seguendoli in ogni passo, dalla prima parola, dal primo dentino caduto, dalla prima nota a scuola, fino a quando non sarebbero andati al college. Voleva viverli ogni giorno. Per sempre.
Essere la loro spalla su cui piangere.
Questo per la ragazza non era mai stato possibile, perché i suoi genitori non era quasi mai presenti, Mike e Joe erano stati la sua colonna portante, senza di loro non sarebbe riuscita a superare mai il ricordo della piccola Jade.

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