1. (Revisionato)

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Era inverno a Chicago, e come tutti gli anni la neve non aveva fatto sentire la sua mancanza.

La sveglia non fece in tempo a fare il suo lavoro che la ragazza la spense ancor prima che suonasse.
Non aveva chiuso occhio tutta la sera, ma anzi era rimasta a osservare le pareti celesti di camera sua continuando a fantasticare sul giorno che da lì a poche ore sarebbe iniziato.
Avrebbe finalmente messo via la sua divisa da specializzanda capo per prendere quella che, tante volte aveva visto indosso ai suoi genitori e a suo fratello.

Si alzò dal letto per andare ad aprire la finestra e rimanere incantata qualche minuto sulla bellezza di Chicago innevata; c'erano tante cose che Hayley amava e la neve era sicuramente al primo posto.

Si diresse verso l'armadio decidendosi ad indossare, per la prima volta, un maglione che sua madre le aveva regalato grosso modo sei anni prima.
E non lo aveva mai indossato non perché fosse brutto, anzi al contrario, era bellissimo, ma l'idea di avere indosso un maglione così costoso la metteva a disagio. Si sentiva quasi prepotente. Ed era stata definita così dagli specializzandi che per anni l'avevano avuta come capa.

Al maglione celeste abbinò un pantalone bianco, che seppure primaverile, si abbinava perfettamente al pullover e agli stivaletti neri che avrebbe infilato ai piedi.
Prima di vestirsi si recò in bagno, dove lo specchio le fece notare tutti i segni del sonno mancato.

Due occhiaie violacee sotto gli occhi, che però nel giro di un minuto furono coperte dal correttore che le rese praticamente invisibili.

Un tocco di blush andò invece a dare colore al volto pallido di Hayley, spazzolò successivamente i capelli castani scuro che poi andò a legare in una lunga treccia.

La giornata sarebbe stata lunga, e la ragazza già sapeva che quella treccia non avrebbe retto tutte quelle ore, ma era l'unica pettinatura con cui si piaceva (un pochino).

Quando finì di prepararsi corse a prendere il tram, che ogni giorno rischiava di perdere e che la portava direttamente di fronte all'ospedale, senza bisogno di tirare fuori la sua auto; erano anni che non la toccava e, probabilmente non l'avrebbe più toccata. Guidare era una cosa che a lei non piaceva, e la patente l'aveva presa solamente per far contenti i suoi genitori.

Come varcò la soglia del Chicago Hospital, la ragazza fu subito affiancata da uno dei suoi colleghi, che in una mano teneva un tablet mentre nell'altra un caffè macchiato che allungò alla sua amica.


«Hai con te tre specializzandi.» disse Christian Shane, la prima volta che Hayley lo aveva visto era rimasta ammaliata dalla sua bellezza, aveva tanto sentito parlare di lui, ma non credeva che le voci che giravano sul suo aspetto fossero vere, era capo di neurochirurgia e quindi per tanto tempo era stato la sua guida.
La piccola Hayley che mise piede per la prima volta nell'ospedale sperava di diventare come lui, e ora poteva dire di avercela fatta.

La ragazza, dopo aver ringraziato Christian per il caffè si fece passare il tablet per controllare i suoi pazienti e nel mentre entrò nello spogliatoio, pronta ad iniziare la giornata.

«Ho una notizia straordinaria, che ti renderà felicissima!» affermò Emma, la migliore amica della chirurga, ormai a tutti gli effetti, di neurochirurgia, andando incontro alla ragazza che si stava sistemando il camice, nella cui tasta mise diverse penne e il suo telefono, «Hanno trovato la cura per il cancro?» chiese Hayley guardando la sua amica, che quel giorno era particolarmente elegante, l'aveva vista così solamente al primo appuntamento con suo fratello Joe.
«No -disse Emma tirandole una gomitata, perché era evidente che la sua amica voleva solamente prenderla in giro- Se c'è qualcuno che potrà trovarla, quella persona è la mia migliore amica, che guarda caso lavora pure nel mio ospedale!» rispose Emma lanciando un'occhiata all'amica che aveva già smesso di ascoltarla.

Chicago HospitalWhere stories live. Discover now