• Capitolo XXVII •

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Mancavano due giorni alla grande cerimonia che si sarebbe svolta nella piazza principale della città. Le strade erano in subbuglio e gli operai lavoravano all'allestimento da quasi una settimana. Il notiziario governativo non faceva che parlare del grande giorno e si vociferava, addirittura, che Mr. Peace sarebbe stato presente in prima persona. Erano state davvero rare le sue apparizioni in pubblico, solitamente si trattava solo di collegamenti in diretta dalla Red Tower. L'evento, quindi, assumeva connotati ancora più epici.

Skyler si perdeva nell'oscurità dei tunnel che la metropolitana attraversava a velocità, facendole vibrare la testa, poggiata contro il vetro del finestrino.
Chissà a cosa pensava durante quei momenti, durante quei tempi morti che sapevano di niente. Chissà se immaginava come sarebbe potuta essere la primavera laggiù, o se il tramonto sull'oceano si infrangeva contro le onde allo stesso modo di come faceva nella east coast.
O, forse, pensava al suo futuro e a quello del suo cuore e a quanto potesse essere stato crudele il destino di averla fatta innamorare dell'unica persona da cui, invece, avrebbe dovuto fuggire.
Il vagone si arrestò, ricordandole che era il momento di scendere. Salì i gradini della metro e raggiunse la superficie. L'aria era molto fredda e quel giubbino in pelle, probabilmente, non era più sufficiente. Sgattaiolò via dalla confusione e percorse una strada secondaria che aveva imparato col passare dei giorni. Raggiunse, infine, casa e capì, allora, cosa intendeva Blake quel giorno in cui le disse che era fortunata a considerarla tale, solo per il fatto di viverci. Quella non era casa sua. Quelle mura, quel soffitto... non l'avrebbero protetta da niente. Non c'era calore in quella piccola cucina, né profumo di biscotti dentro al fornetto. Nulla le apparteneva in quei pochi metri quadri ed una sensazione di disorientamento le si appiccicò sulla pelle.
Si mise seduta sul letto ed indossò l'auricolare, facendo l'unica cosa che l'avrebbe riportata al suo nido sicuro.
"Qui B-273... con chi parlo."
Le sue labbra tremavano, "...Qui W-1022, mi... mi ricevi?"
L'esitazione fu la prima reazione del ragazzo.
"...Skyler?"
"Non... non volevo disturbarti. È solo che non credo di stare bene e..."
"Dove ti trovi." interruppe, subito, lui.
"Nel mio appartamento..." sibilò.
"Non ti muovere, arrivo subito." rispose, allora, il ragazzo, chiudendo la conversazione.
Lei si limitò ad annuire, lasciando che una lacrima le percorresse il viso.

***

Blake chiuse la chiamata e si diresse verso B-391 che, dall'altro lato della strada, lo osservava incuriosito.
"Qualche problema?" gli chiese.
Il ragazzo strinse la mandibola, "Collega, purtroppo devo andare. Delego le decisioni a te." gli fece, osservando degli uomini ammanettati.
B-391 corrugò la fronte, assottigliando gli occhi "Che significa?!... Non puoi andartene nel bel mezzo di un arresto!"
"E invece posso farlo." riprese lui, guardandolo dritto negli occhi.
"Sappi che non sono d'accordo, collega. È un comportamento poco professionale." rispose.
"Onestamente? Non mi importa ciò che pensi."
Si allontanò, voltando le spalle "Ah, e liberate il ragazzino." ordinò, facendo un gesto col braccio in direzione di un adolescente, mentre si recava alla moto.
"Perché!" gli urlò B-391, allargando le braccia.
"Perché è giovane ed avrà modo di pentirsi." concluse Blake, mettendosi in sella.
Mentre il ragazzo sfrecciava via, B-391 rimase interdetto a guardare i militari in faccia, "Che vada al diavolo..." sussurrò, "PORTATELI TUTTI ALLA RED TOWER!!!" gridò, inferocito.

***

Skyler sentì, in anticipo, il rumore dei suoi passi che salivano le scale. Si alzò dal letto ed andò subito ad aprire, digitando il codice. Vide Blake e, lui, vide lei. Un senso di sollievo alleggerì improvvisamente le loro spalle ed i nervi si sciolsero.
"Non hai preso l'ascensore..." constatò Skyler.
Blake fece ingresso in camera, "Meglio tenersi in esercizio." rispose, nascondendo il fatto che, in realtà, avesse avuto solo intenzione di smorzare l'agitazione.
La ragazza gli accennò un sorriso, infilando le mani nelle tasche dei jeans.
"È tardi se ti dico che mi dispiace per ciò che ho detto l'altra mattina?" sibilò, timidamente.
Il ragazzo stirò il collo, "Non era importante, tranquilla..."
"Lo era, eccome." intervenne, subito "Soprattutto perché non penso affatto che tu esista e basta. Credo che tu sia una bella persona, Blake."
Nessuno gli aveva mai detto nulla di simile. Era la prima volta che qualcuno lo giudicava sotto una luce positiva e, questo, lo colse totalmente alla sprovvista.
"...Non merito queste parole. Lo sai." commentò, portandosi davanti la finestra.
"Sei troppo severo con te stesso."
La ragazza si raccolse i capelli in un grande chignon spettinato.
Blake osservò i grattacieli in lontananza, perdendosi tra gli spigoli in cemento "Sarà un inverno diverso questo." sussurrò.
I suoi occhi, investiti dalla luce del giorno, sembravano aver perso quella tonalità blu notte che li caratterizzava, per cedere il posto ad un colore simile ai fiordaliso che, anni prima, Skyler osservava ogni qual volta che passava dal vialetto di casa della signora Dorothy Parker.
"Sì, lo credo anch'io." rispose, lei.
B-273 girò la testa e la guardò, in silenzio.
"Cosa... cosa c'è." bisbigliò Skyler, deglutendo.
"...Non voglio vederti stare male." esordì, lui.
Un tonfo generò una eco dentro al petto della ragazza, "Sto molto meglio adesso... Mi sento nuovamente al sicuro, ora. Davvero."
"Questo mondo può essere davvero crudele, Skyler." disse lui, stringendo i denti "Ed io non voglio vederti diventare come me... come tutti noi."
La ragazza abbassò le sopracciglia ed un groppo le salì in gola, "Che... che vuoi dire..."
"Voglio che tu interrompa l'assunzione del reset-41." mozzò, netto.
"Perché."
"Perché voglio che ci sia Skyler ad aprirmi la porta, ogni volta che passo da qui. Non W-1022."
La ragazza prese un respiro, lasciando che un tremore si impadronisse delle sue mani.
"...Non voglio che tu ti metta nei casini." rispose lei, allora, con un filo di voce.
Blake distolse il viso, guardando il suo riflesso sul vetro "Non ho mai scelto questa vita, Skyler. Non ho mai fatto alcuna scelta. Fin dal primo istante in cui sono venuto al mondo, c'è sempre stato qualcuno che aveva già deciso per me. Deciso tutto... ogni cosa. Sono cresciuto dentro scuole con regole severe, poi accademie militari ancora più rigide. E non ho mai... non ho mai avuto la possibilità di scelta. Nemmeno una volta. E ciò che sono, adesso, non è altro che il risultato di ciò che degli sconosciuti hanno stabilito essere il meglio per me. Non sono altro che il frutto dei loro calcoli e delle loro previsioni di successo." si bagnò le labbra, cercando di mantenere il controllo del suo respiro "Sono un soldato perfetto, Skyler. Un ottimo balancer, se non il migliore. Devo la mia carriera a quelle persone, perché se oggi posso permettermi di camminare con un plotone di guardie federali a seguito, è solo merito loro. Ma non li devo altro. Perché, oltre all'uniforme che indosso tutte le mattine... io non sono nient'altro. E quando morirò, la gente mi ricorderà come il balancer B-273, non come Blake. Quindi..." deglutì, "...Starò anche rischiando ma, per una volta nella vita, voglio fare una scelta di testa mia, assumendomene ogni responsabilità."
Gli occhi della ragazza vibravano come la superficie di un lago che si rifrange al contatto di un ciottolo.
"Perché lo stai facendo..." sussurrò.
"Perché non voglio perdere l'unica amica che io abbia mai avuto." rispose, infine.
Quelle parole spararono dritte al petto di Skyler, che provò a trattenere le lacrime. Il senso di colpa la stava uccidendo ed il pensiero di averlo ingannato per così tanto tempo la faceva entrare nel panico.

Blake riprese il cappotto, "Adesso vado..." disse, mentre se lo infilava.
Una scossa percosse, d'improvviso, la sua schiena, generando un dolore acuto lungo la colonna vertebrale.
Si accasciò leggermente, accennando una smorfia.
La ragazza gli andò subito incontro, "Che succede?!"
"È solo... solo la schiena... non è niente. Mi capita, a volte." lamentò, provando a tornare dritto.
"Non va affatto bene... forza, fammi vedere." disse risolutamente, lei.
Il ragazzo la osservò interdetto.
"Ti ricordo che ho studiato fisioterapia, Blake. Bisogna sempre avere una seconda opzione, quando decidi di sfondare nel ballo."
"Cosa... cosa vuoi vedere." le chiese, palesemente in difficoltà.
"La tua schiena. Togliti la camicia." rispose, con fermezza.
Il ragazzo serrò la mandibola.
"...Che stai aspettando?! Tranquillo, non sarà la prima che vedo, non ne resterò traumatizzata." insistette, con le braccia sui fianchi.
Blake prese un profondo respiro e si girò di spalle, iniziando a sbottonarsi dal colletto fino all'ombelico.
La ragazza gli disse di mettersi seduto a letto e lei prese posto proprio dietro, incrociando le gambe, senza troppe formalità.
B-273 lasciò che la camicia ricadesse lentamente sui gomiti, senza però toglierla del tutto. La pelle era talmente candida che sembrava quasi ci si potesse scrivere sopra e le spalle, large e robuste, descrivevano una linea perfetta che convergeva al collo e all'ordinata bianca chioma.
Skyler rimase, per un istante, imbambolata ad osservare quel dorso, possente e tonico. Un brivido attraversò il suo braccio e una pulsione interna iniziò a farsi spazio al basso ventre. Chiuse gli occhi, ingoiando un po' di saliva.
"...Okay. Vediamo un po'." disse, riprendendosi da quell'attimo di stallo.
Pose il palmo sulla scapola, accorgendosi, con stupore, che la sua pelle era molto calda.
Blake, in silenzio, cercò di non pensare a nulla e di ignorare il tocco leggero della mano. Ma era impossibile rimanerne indifferenti, il cuore pompava sempre più intensamente. Era la prima donna che lo sfiorava, pensò.
Skyler seguì la linea della colonna, scendendo lentamente fino al coccige. La lentezza dei suoi movimenti descriveva perfettamente la tensione sessuale che si poteva palpare distintamente nell'aria.
Si destò, d'un tratto, come se fosse improvvisamente ritornata in sè, cosciente.
"Hai diverse contratture. Dovresti usare un antinfiammatorio..." espose, allontanando le mani.
Il ragazzo deglutì, tirando sulle spalle la camicia e rimanendo in silenzio.
Skyler, dal canto suo, sciolse le gambe e si allontanò di qualche centimetro, mettendosi seduta compostamente, con le mani poggiate sulle cosce.
"...Grazie per il consulto." disse, poi, lui.
L'imbarazzo era talmente tangibile che sarebbe bastato attraversare la stanza con una sciabola per tagliarlo a fette.
"Figurati..."
Blake terminò di riabbottonarsi, mantenendosi di schiena, ed afferrò subito il cappotto.
Si diresse alla porta, senza più rivolgerle lo sguardo. Il portellone si aprì, "Penso che sia meglio tu non venga alla cerimonia..." esordì, dopo qualche minuto di vuoto.
La ragazza alzò la testa in direzione di B-273, "...Perché dici questo?"
Blake guardò le scale, poi l'ascensore "...Ho un brutto presentimento. Preferirei che rimanessi a casa."
Skyler si alzò, "Cosa intendi con brutto presentimento...?!"
"Questo non importa..." si diresse verso la rampa e si voltò, "...Ti fidi di me?"
La ragazza lo fissò, accennando un sì.
"...Allora non venire, Skyler. Promettimelo."
La confusione predominava nella sua mente e le domande che avrebbe voluto porgergli erano decisamente troppe. Ma decise di non chiedere ulteriori spiegazioni e di affidarsi a lui.
"Te lo prometto, Blake."

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