Capitolo 25

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La mia settimana libera vola tra giornate passate a studiare e a guardare serie TV su Netflix.
Non esco praticamente fuori di casa, se non per accompagnare i nonni a fare la spesa.

Eppure, nonostante mi sia barricata in uno dei posti che considero più sicuri al mondo, continuo a sentirmi in pericolo.
Temo costantemente le minacce dello sconosciuto e, a volte, persino mentre sto dormendo ho la sensazione di essere osservata, controllata.

In testa ho solo pensieri inquietanti, che mi fanno rabbrividire in continuazione.

Ovviamente, non ho creduto neppure per un istante che ci sia Alex dietro ai messaggi minatori.
Certo, mi detesta e farebbe di tutto pur di cancellarmi dalla faccia della terra, ma non arriverebbe mai a terrorizzarmi con dei messaggi anonimi.
Nonostante più volte abbia minacciato di rendermi la vita un inferno, non penso davvero che potrebbe arrivare a tanto.

Sono piuttosto convinta, invece, che l'autore della e-mail intendesse intimarmi di stare lontano da Alex.
A tal proposito, c'è solo una persona che potrebbe trarre vantaggio dal mio allontanamento da lui: Katherine.
Non ho prove, né la certezza assoluta. Ma il mio intuito mi suggerisce che lei c'entra qualcosa con questa storia.

Sono talmente sicura che il mio ex non sia a conoscenza di quei messaggi, da aver deciso di non parlargliene: farlo guasterebbe soltanto i rapporti già rovinosi con lui e voglio evitare di dover litigare ancora.

È lunedì mattina e dopo ben due settimane torneremo a lavorare insieme.

È assurdo che, nonostante tutto, io mi senta più al sicuro in ufficio con lui che a casa mia?

Fuori dalla casa editrice incontro Andrew, intento a discutere furiosamente al cellulare.

Lo saluto con un cenno della mano, ma lui finge di non vedermi e continua a borbottare contro l'apparecchio tecnologico.

Non posso dire che non me lo aspettassi.

Mi ha mandato qualche SMS questa settimana, ma è stato abbastanza freddo e non ha più accennato alla storia di venerdì scorso.
Da un lato gliene sono grata, perché sono sempre più sicura di non essere ancora pronta ad avere una nuova relazione. D'altro canto, però, incomincio amaramente a pensare che forse mi ha detto che mi aspetterà, solo per evitare di ammettere che non si accontenterà mai solo della mia amicizia.

Quando entro nel mio ufficio, mi accorgo che Alex non è ancora arrivato.
Mi lascio cadere sulla poltrona, di fronte ad una pila enorme di scartoffie, e immediatamente noto la presenza di un Post-it giallo, appiccicato sul primo foglio.

Come al solito, vi lascio sei romanzi da leggere e perfezionare entro domani sera.

Buon lavoro.

Andrew.

Non posso fare a meno di dedurre che stia cercando di evitarmi, se è arrivato addirittura a lasciarci un formale biglietto, anziché presentarsi personalmente nello studio, come fa di solito.

Questa volta resto stupita e anche un po' delusa.

Le mie previsioni si stanno tristemente avverando e non riesco a non sentirmi abbattuta.

<<Be', ti è morto il gatto? Cos'è quella
faccia?>> Sento esclamare all'improvviso e istintivamente sobbalzo.

Ero così distratta a pensare ad Andrew, da non accorgermi che Alex è entrato nello studio e mi sta fissando divertito.

Torno a fissare il Post-it del collega e Alex lo legge ad alta voce.

<<A-ah, devi avergliela combinata grossa>> commenta alla fine con un sorriso beffardo, sedendosi comodamente sulla sua poltrona. <<L'ho incontrato fuori poco fa, e sembrava proprio di cattivo umore. Non è da lui.>>

Un imperdonabile erroreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora