Capitolo 1

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È il 24 dicembre, la vigilia di Natale, e come ogni anno rifiuto qualsiasi invito a qualsivoglia festa natalizia e mi preparo a rinchiudermi in casa per tutta la durata delle feste.

Entrambi i miei genitori sono morti in un incidente d'auto un paio di anni fa, perciò, molto probabilmente, festeggerò il Natale con i miei nonni materni, con i miei zii e i miei cugini più piccoli, Luke e Francis.

Riunire la famiglia è una tradizione che, sfortunatamente, non farà altro che ricordare a tutti la mancanza di Abbey e Thomas, i miei amati genitori, e di Carl e Savannah, i miei dolcissimi nonni paterni.
Il Natale non è più lo stesso senza di loro, e il vuoto che hanno lasciato spalanca ancor più le sue abominevoli fauci in questo periodo dell'anno.

Per questa sera, ad ogni modo, ho in mente un programma semplice ma significativamente deprimente: passerò la vigilia in camera mia, a guardare film natalizi e ad ingozzarmi di biscotti o patatine. Praticamente quello che faccio ogni weekend, ma con l'aggiunta di un piccolo albero di Natale sopra la scrivania e lucine colorate appese alla testiera del letto.

Scaccio il pensiero di come avrei passato la vigilia se lui fosse ancora con me e mi preparo a rifiutare per l'ennesima volta l'invito della mia migliore amica.

<<No, Eleanor, non verrò a quella maledetta festa. Quante volte ancora devo dirtelo?>> sbuffo al telefono.

Da una settimana non fa altro che parlarmi di una festa natalizia, organizzata dai nostri colleghi dell'ufficio dove stiamo facendo uno stage per il college. Si terrà in un nuovo locale fuori città e sono mesi che aspetta questo appuntamento per poter far colpo su Clark, uno dei nostri colleghi più carini.

Una parte di me vorrebbe essere come lei: forte, dinamica, sempre entusiasta di intraprendere nuovi rapporti. Un anno fa è stata lasciata dal suo primo ragazzo, ma non si è assolutamente persa d'animo. Si è rialzata con una forza sorprendente ed è già uscita con tre ragazzi diversi.

Mi correggo: una parte di me smania di essere come lei. Muore dalla voglia di andare a quella festa, divertirsi, fare nuove conoscenze.

Ma io non sono lei, neanche lontanamente.

Sento Eleanor agitarsi dall'altra parte della cornetta. <<Tessa, per l'amor del cielo, se non vieni a questa festa, giuro che vengo lì e ti carico di peso in macchina!>> Sbuffa. Sembra quasi seria, ma so che non dice davvero. <<Hai vent'anni, è la vigilia di Natale e non ti permetterò di rimanere in casa a disperarti per quello che è successo tra te e...>>

<<Ok, ok, non... non voglio parlare di lui.>>

<<Allora parliamo del fatto che stai dando buca alla tua migliore amica e che, probabilmente, per colpa tua non riuscirà a combinare un bel niente con quel pezzo di manzo di Clark Foster.>>

<<Ma dai, El. Sai benissimo che te la caverai anche senza di me>>, rido.

<<Sì, lo so, ma sei tu che non te la caverai senza di me. Non questa volta. Fai tanto la forte, Tessa McRayan, ma io so quanto stai male. Permettimi di starti vicino>> dice e a me vengono gli occhi lucidi.

Vorrei con tutta me stessa permetterle di starmi vicino ma non lascio più avvicinare nessuno da tanto tempo. Anzi, oserei dire che forse non ho mai permesso veramente a nessuno di avvicinarsi troppo.

Questo pensiero è una nuova rivelazione, uno squarcio di luce nel buio, e mi lascia sconcertata per qualche istante.

<<Hai ragione, forse dovrei venire a quella festa>>.

Aspettate un attimo, chi ha parlato? Di sicuro non posso essere stata io.
Questa frase non può essere uscita dalla mia bocca. L'urlo di gioia che sento dall'altra parte della cornetta testimonia, invece, che sono stata proprio io a parlare.

<<Passo a prenderti tra un'ora. Fatti bella. A dopo. Ciao>> esclama tutto d'un fiato la mia migliore amica, senza nemmeno darmi il tempo di ribattere, probabilmente per evitare che io cambi idea.

E, infatti, nei dieci minuti successivi prendo al vaglio l'idea di mandarle un messaggio, dirle che sono stata impossessata da qualche creatura ultraterrena che mi ha costretto ad accettare contro la mia volontà. Al contempo mi dispero perché non ho nulla di decente da indossare, ma soprattutto perché mi rendo finalmente conto di quanto sia stata stupida ad assecondarla.

All'ultimo minuto mi decido a lanciarmi – letteralmente - sotto il getto dell'acqua calda e non pensarci più, ma quando esco i problemi mi appaiono ancora più irrisolvibili.

Sono dimagrita molto dopo la rottura con lui e fino ad ora l'idea di fare shopping non mi è mai passata per la testa. Tutti i vestiti che ho sono troppo vecchi o troppo larghi, oppure semplicemente inadatti.

Dopo altri dieci minuti di profondo sconforto, opto per un semplice tubino rosso sopra al ginocchio e una cintura con brillantini oro in vita. È il più elegante che abbia, l'unico che mi vada bene e non l'ho mai messo. È uno di quei vestiti che ho acquistato nel caso in cui un giorno fossi dimagrita abbastanza per poterlo indossare. Era una sfida, proprio come sarà una sfida arrivare viva a fine serata.

Mi trucco con due strati di mascara e una riga sottile di eyeliner, mentre i capelli ricci e biondi mi ricadono in onde perfette sulle spalle. Sono cresciuti davvero tanto dall'ultima volta che li ho tagliati e mi arrivano fino a metà schiena.

Mi guardo allo specchio, cercando di ricordare l'ultima volta che mi sono impegnata così tanto per prepararmi. E appena il suo viso fa capolino nei miei pensieri, scuoto la testa.

Non penserò a lui, non questa sera.
È la vigilia di Natale e per la prima volta dopo tanto tempo, voglio provare a divertirmi come ogni ragazza normale su questa terra.

Infilo il cappotto pesante e indosso la sciarpa, proprio mentre la mia amica suona il campanello di casa, con venti minuti di ritardo.

Mia nonna mi chiama a gran voce, annunciando l'arrivo di Eleanor.

Dò un'ultima occhiata alla mia figura allo specchio, prima di affrettarmi giù per le scale - per quanto gli stivali con il tacco mi permettano.

<<Siamo già in ritardo>> mi annuncia appena salgo in macchina. <<Sarà una serata grandiosa. Ancora non ci credo che hai accettato>> esclama, battendo teatralmente le mani.

<<Nemmeno io>> sussurro e partiamo.

Un imperdonabile erroreWhere stories live. Discover now