Difficult roads

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-"Oggi impareremo a cambiare le ruote delle macchine e da adesso in avanti ogni sera qualcuno farà di turno do notte al cancello"-

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-"Oggi impareremo a cambiare le ruote delle macchine e da adesso in avanti ogni sera qualcuno farà di turno do notte al cancello"-.

Oggi è il 23 dicembre, quindi domani sarà la vigilia di Natale.
Non vedo l'ora.
Vorrei riavvicinarmi ad Aaron. Mi manca. Ho una strana senzazione alla bocca dello stomaco.
Vorrei raccontargli ciò che ho passato e del motivo del mio distacco.
Forse è troppo tardi o forse invece no.

Aaron non è venuto all'allenamento oggi. Sta male. Ne sono certo. L'anniversario della morte dei suoi genitori si avvicina.
Ma cosa sarà successo?
Perché non si presenta?
È solo per quello o centro io in qualche modo?

Dopo aver imparato a cambiare una ruota, una veloce doccia non guasta.
Passo delicatamente la spugnetta sulla pelle lavando via il grasso e lo sporco. Terminato , mi vesto e raggiungo gli altri al piano terra.
Oggi decoreremo l'albero di Natale.
Tra i vari compagni tento di cercare Aaron.
Lo vedo posato in un angolo quasi dimenticato.
È spento.

-"Buonasera "-
-"Sera"- risponde fissando un punto indefinito nella sala.
I suoi occhi non brillano.
-"Tutto a posto?"- cerco di chiedere.
-"Tanto che cazzo te ne frega?"-
-"Scusa... ma possiamo parlare?"-
-"No"- si allontana.

Inizio a sognare.
Già.
Me è lui.
Ci troviamo davanti al camino con una cioccolata calda in mano.
Io che mi scotto la lingua sorseggiando la bevanda. Lui mi bacia tentando di levare il dolore.
Io la tela lui il pennello.
Vorrei fossimo io e lui. Così. Insieme.

L'albero di Natale intanto viene addobbato con stelle filanti, palline colorate rosse e argento e delle piccole lucette.

Sono tutti contenti. Si anche io, ma sento che manca qualcuno. Già. Ho voglia di abbracciarlo, di vederlo, di toccarlo.
Leggere i suoi pensieri.

Non so nemmeno come ci sono finito qua, ma sono davanti alla sua stanza.
Busso.
Non risponde nessuno.
Busso.
-"Chi è ?"- ha la voce stanca.
-"Sono Branden"-
-"Vattene"-
-"Potresti farmi entrare?"-
La porta si apre troppo violentemente che indietreggio di qualche passo.
-"Quante volte te lo devo dire che devi...."-
Lo zittisco con un bacio.
Le nostre labbra si sfiorano.
Non ricambia il bacio. È immobile. Passivo. Cerco di avvicinarmi ma lui mi allontana.
Appoggia le mani sul petto e mi spinge quanto basta da staccarsi.
-"Mi spieghi che ti prende?"-
-"Lasciami stare. Non sai niente "-

Invece si, so tutto piccolo stronzo. So che stai di merda. Vorresti scappare, vorresti urlare e gridare, ma nessuno vuole sentire le tue grida. Ma io le sento. Sono qui con te.

È ciò che vorrei dirgli.

-"Lasciami spiegare. È per la situazione nello spogliatoio? "-
-"Ah si? Come vorresti spiegarmelo?"-
-"Aveva registrato un video quella notte"- la voce si spezzò. -"Se non avessi seguito i suoi ordini ora sarebbe in giro chissà per quale social"-
-"Sarebbe una scusa? Hai pensato di parlarne con me? Hai cercato il mio aiuto? Cazzo Branden sei sempre stato così egoista? "-
Inizio a singhiozzare silenziosamente. Gli occhi sono lucidi e bruciano. Dio quanto bruciano.
Le lacrime vogliono scendere, ma le caccio via.
-"Aaron io...."- non sapevo cosa dire. Era sconvolto.
-"Vattene ho problemi più gravi in questo momento da risolvere. Non devo di certo stare dietro ad un bambino egoista. "-
Rimasi a bocca aperta.
-"Bambino? Problemi? E quali sarebbero? Sei tu l'egoista ricordatelo. Ti ho chiesto solo di parlare. Ma si forse è meglio che corri dalla tua fidanzata"- .
-"Vaffanculo "-
Mi spinge fuori sbattendomi la porta in faccia.
Cazzo.
Cazzo.
Perché devo essere così stronzo?

Salgo in camera avvolgendomi sotto le coperte.
Coincidenza trovo il diario di Aaron.
Lo apro leggendo una pagina.

Dicembre 2010
Ciao,
vorrei tornare a quei giorni di Natale. Quando ero piccolo.
Quando ancora c'erano tutti.
Queste gocce salate non lasciano i miei occhi.
Oggi è Natale. Già. Il 25 dicembre.
Il tempo passa sulle lacrime che piango.
Quelle cicatrici indelebili incicatrizzabili. Ho dei piccoli tagli sul polso, tranquillo non preoccuparti ho smesso.
Ma loro mi guardano.
Tentando di riportarmi nel baratro. Ma non mi arrenderó.
La memoria fa male.
Dannata memoria.
Vorrei sbattere la testa e dimenticare ciò che è successo ieri, dimenticarmi di tutto e tutti.
Sono stato felice.
Ricordo qualche anno fa.
La casa piena di allegria.
I regali sotto l'albero.
Il nonno che raccontava le storie e la nonna sempre occupata a riempire la tavola con delizie.
Mamma e papà sul divano a lamentarsi delle storie che il nonno ripeteva un milione di volte.
Io che giravo per casa con il cappellino di natale e gli occhi che luccicavano dalla felicità.
Il panettone che Black divoravo, sentendosi male la mattina dopo.

Non ho più questi ricordi ora.
La casa è vuota.
I profumi di nonna non passano più. La voce del nonno è scomparsa così come i lamenti di mamma e papà.

Io crescevo.

Nonna moriva di cancro, mentre nonno cadeva mano nella mano alla donna amata per quasi 50 anni. Già si erano conosciuti all'età di 20 anni. Ad un luna park.

Mamma e papà che morivano affianco a me. Sotto i miei occhi. Senza che io potessi fare niente.

Io crescevo.

Nonno è morto.
Nonna ormai non c'era più.
L'odore della stanza in cui mi nascondevo per fuggire dai problemi degli adulti, ora è invasa dall'odore della nicotina.
La cucina un tempo calda ora è fredda. Ordino il pranzo ad asporto.
E le storie che nonno raccontava ora sono polvere.

Nessuno sa cosa significhi perdere qualcuno, se ha ancora un padre e una madre da abbracciare.
Spero che chiunque legga ciò possa vivere un Natale migliore del mio.
E chi lo sa.
Magari tra qualche anno sarò proprio io a rileggere queste cose.
Magari a miei nipoti.
Ai miei figli.
O all'uomo della mia vita.
Magari preparerà il dolcetti ed io rimarrò a guardarlo mentre si sporca la maglia di farina.
Chissà se sarò proprio io a vedere i miei figli lamentarsi delle storie che racconto.
Magari potrò essere di nuovo felice.
Buon Natale.
Sogni d'oro.

Le sue parole rimarranno custodite nel mio cuore. Non se ne andranno mai via.
Non mi arrenderó, stringeró i denti e i pugni. Continuerò a lottare per lui.
Renderò felice quel ragazzo dal passato tormentato e infelice.

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Haphephobia  ◆ Tematica Omosessuale ◆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora