• Capitolo V •

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"Hey, sei sveglia?"
Alan schioccò le dita di fronte al viso scavato di Skyler.
"È da dieci minuti che hai davanti quella ciotola di avena. Dovresti mangiarla." proseguì, portando un boccone di cibo alla bocca.
La ragazza sbattè le palpebre come se fosse rinsavita da uno stato di trans, "...Sì, stavo solo pensando."
"Lasciala stare, ragazzo." intervenne l'uomo con la barba, sempre seduto al suo solito posto, "Assume quasi il doppio della nostra dose... non deve essere piacevole."
La ragazza afferrò il cucchiaio e scavò un piccolo mucchio di cereali umidicci. Osservò attentamente il cucchiaio pieno, deglutì, chiuse gli occhi e buttò giù il primo boccone.
"Vedi? Non è così male come sembra..." commentò Alan, "...Dobbiamo solo abituarci."
"Ma io non voglio farlo." ribattè, a muso duro, lei.
"Hai altra scelta?...Non piace nemmeno a me, lo sai. Ma non vedo alternative, al momento."
"Non le vedi..." strinse i pugni, "...solo perché hai quella merda nel sangue. E loro lo sanno bene questo."
Alan spinse in avanti il suo vassoio ormai vuoto, "Non lo discuto, Skyler. Una parte di me continua ad essere lucida. Ma resta il fatto che non ne vedo."
La ragazza lo guardò negli occhi e, con uno scatto violento, si alzò dal tavolo, allontanandosi velocemente.
"Forse dovrebbero iniettarle ancora qualche milligrammo." commentò l'uomo, continuando tranquillamente a mangiare.
Alan, a quel punto, abbandonò il tavolo.
"Aspetta..." le disse, seguendola.
Skyler si fermò.
"Qualche problema?..." chiese una guardia, da lontano.
"No, tutto bene. Ha solo un po' di nausea." rispose il ragazzo.
"Non volevo ferirti..." le disse a bassa voce, guardandola in faccia.
"Non volevi ferirmi?!... Beh, ti do una grande notizia: io non posso sentirmi ferita, Alan... perché ho un fottuto senso di vuoto dentro di me e, ti assicuro, che preferirei mille volte essermi offesa con te, piuttosto che essere una cazzo di statua di marmo!"
"Shh... mangiate in silenzio!" disse un militare, passando tra i tavoli.
"Sai bene che dobbiamo superare i test, se vogliamo sopravvivere." rispose lui.
"Sopravvivere..." Skyler scostò lo sguardo, poi lo riportò verso di lui "Svegliati, Alan. Noi siamo già morti."
Si allontanò, entrando al bagno femminile e lasciando Alan impalato al centro della mensa.

***

"Buongiorno, signori." esordì sorridente Blake, entrando in un salottino riservato ai balancers.
"Sembri di ottimo umore." rispose B-391, scostando da davanti il viso un quotidiano.
"Lo sembro perché lo sono." Blake si sedette su una poltrona, posta vicino a quella del collega.
"Buon per te, allora. E c'è qualche motivo in particolare?"
Il ragazzo si grattò la guancia, "Bisogna sempre avere un motivo per godere di questo pianeta?!"
B-391 accennò un sorriso, "Immagino di no, collega."
Blake versò del tè dentro la tazza, posta su un tavolino adiacente.
"Come sta andando con quel gruppo?" chiese, curioso, B-391.
Il ragazzo prese un sorso della fumante bevanda, "Magnificamente, direi."
"Nessuna complicazione?"
Blake ripensò a quella ragazza.
"Nessuna complicazione."
B-391 abbozzò un'espressione sbalordita, "Beh, a quanto pare, non ne sbagli una."
Poggiò nuovamente la tazza, alzandosi energeticamente dalla poltrona, "È per questo che prendo sempre io i più stronzi, no?!" gli fece, sarcastico.
"Non stronzi. Difficili, collega. Difficili." rispose, a tono, B-391.
"Politically correct, collega! Politically correct!" gli disse, col dito alzato, dirigendosi verso l'uscita.
"Dove vai?!" gli urlò lui.
"Mi aspetta un test, carissimo! Non sono mica un fannullone io!"

***

La gente attendeva all'interno di una grande stanza, quasi fosse una sala d'attesa. Un medico, ogni mezz'ora, si affacciava da una porta ubicata sulla sinistra e chiamava, a turno, una persona dopo l'altra.
Skyler, seduta insieme agli altri, osservava da lontano il piccolo Peter parlare con altri ragazzini suoi coetanei. Lui l'aveva vista, ma teneva lo sguardo abbassato, facendo finta di nulla.
Alan si mise seduto accanto a lei, "Sono un idiota. Lo ammetto. È solo che non riesco più a provare empatia e allora mi comporto da stronzo."
Skyler si passò una mano fra i capelli castani, "Se è una sorta di scusa, la accetto."
"...Quindi di nuovo amici?"
"Amici." rispose lei, forzando un sorriso, nonostante il nervosismo per l'attesa.
Il medico aprì la porta, "Skyler Anderson."
La ragazza, senza stare troppo a titubare, si alzò dalla sedia ma, prima di andare, Alan le prese una mano, stringendogliela.
"So che, ora come ora, questo non ha alcun valore. Ma, se il mio sangue fosse stato pulito, questo è sicuramente ciò che avrei fatto adesso."
Skyler annuì, sorridendogli e deglutendo.
"Devo andare..."

Il medico la fece accomodare all'interno di una piccola stanza rotonda, all'interno della quale la attendevano, in piedi, Blake ed una guardia armata.
Il ragazzo, vedendola, inspirò parecchia aria nei polmoni.
"Chi non muore si rivede. Siediti pure." le disse, indicando una sedia imbottita posta difronte ad un macchinario pieno di cavi.
Skyler, in un'assoluta inespressività, prese posto. Il medico, allora, iniziò ad appiccicarle su polsi e tempie dei sensori collegati alla macchina.
"Abbastanza vintage, come scelta, non trovi?" chiese, sprezzante, lui.
"La prima volta che mi ci hanno sottoposto, ho trovato ridicolo che in una società così avanzata, certe tecnologie siano rimaste ai tempi della Guerra Fredda. Ma poi ho compreso che, a volte, le cose più vecchie sono anche le più collaudate e affidabili. E questo dispositivo lo è eccome."
Incominciò a camminare attorno a lei, mentre il medico calibrava lo strumento.
"Questa macchina è un insieme di strumenti di misurazione collegati ad aghi scriventi. I primi rilevano dati fisiologici, mentre gli aghi li trascrivono su carta sotto forma di tracciati paralleli, in modo che possano essere confrontati. Ciò che noi andremo a misurare sarà la respirazione toracica e addominale, la sudorazione e l'attività cardiovascolare."
Skyler deglutì.
"Ti mostreremo delle immagini e, contemporaneamente, le tue reazioni fisiologiche verranno registrate: respirazioni più profonde, aumenti della sudorazione o della pressione sanguigna, accelerazione del polso... sono tutti segnali di reazioni emotive."
Blake arrestò i passi, "Sono stato chiaro?"
"...Sì." rispose lei, con decisione.
"Magnifico. Procediamo, allora." il ragazzo fece segno al medico, il quale uscì dalla tasca del camice una serie di foto.
La prima mostrava dei cuccioli di cane dentro una cesta di paglia. Skyler la osservò con distacco. Eppure, fin da bambina, nutriva un debole per i teneri cagnolini.
"Bene. La prossima." disse Blake.
Il medico le mostrò un'altra foto: un tappeto di cadaveri, su uno sfondo di bombe e macerie.
Gli aghi continuavano a muoversi con regolarità.
"Molto, molto bene..." commentò il ragazzo, con voce soddisfatta, "Vedo che abbiamo fatto progressi."
Guardò il tecnico, "Mostri l'ultima."
L'uomo, allora, portò davanti al viso della giovane la terza immagine. Raffigurava i suoi genitori, in un tipico quadretto familiare gioioso e sereno. Era una foto che aveva scattato lei, anni prima, e che aveva frettolosamente gettato dentro il suo borsone, quando i militari erano venuti a prenderli.
Per i primi istanti, la sua faccia rimase congelata in un'espressione anestetizzata.
"Sì... così..." sussurrò, tra sé e sé, Blake, scrutandola.
Ma, subito dopo, gli occhi della ragazza si fecero lucidi e gli aghi dell'apparecchio presero a muoversi all'impazzata, tracciando dei picchi vertiginosi.
Blake strinse i pugni e scattò, furioso, verso Skyler, scuotendola violentemente dalle spalle.
"VUOI FORSE FARMI IMPAZZIRE?!! RISCHI DI MANDARE TUTTO A PUTTANE!... C'È LA MIA CARRIERA IN BALLO!!!"
La giovane restò immobile, con gli occhi spenti fissi suoi suoi. Una lacrima, silenziosamente, le rigò il viso. Blake la osservò, per qualche secondo, seguendo la curva che quella goccia d'acqua tracciava sulla sua gota.
Lasciò, allora, la presa e fece qualche passo indietro.
"Va tutto bene, signore?" chiese il medico, perplesso riguardo a quell'atteggiamento.
Blake si passò una mano davanti la bocca, "Sì..." disse, riprendendo il controllo, "Il test è superato."
L'uomo corrugò la fronte, "Ma... signore, se posso permettermi..."
"HO DETTO CHE IL TEST È STATO SUPERATO."
Il medico si ammutolì.
Blake si avvicinò nuovamente a Skyler, "Vai..."
Lei sembrò quasi non sentire e rimase a fissarlo, stranita.
"Mi hai sentito?!... ASCIUGATI LA FACCIA E VA VIA, PRIMA CHE IO CAMBI IDEA."

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