Capitolo 40

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Alec

Non appena ci trasformammo sentii la paura e la ferocia di tutto il branco palesarsi nelle ossa. Dovevamo correre. Dovevamo avvisarli prima che fosse troppo tardi.

Lanciai un ultimo sguardo a Roxanne prima che salisse in macchina. Speravo solo di non doverla rivedere fino a domani altrimenti avrebbe significato che uno dei due non ce l'aveva fatta...
Guardai Derek, sembrava che nella sua testa frullassero tanti pensieri e chi poteva dargli torto. Ma ora non c'era tempo per farsi distrarre dal cuore.
Sfrecciammo attraverso il bosco, ma l'odore del branco sembrava ancora lontano. Cercai June alle mie spalle e vidi che era affaticata ma non demordeva. Mi piaceva quella ragazza, lottava sempre con tutta sé stessa per difendere chi amava.
Derek si fermò poco più avanti insieme a Victoria.
Impronte. Tante impronte. Le annusammo e odoravano di lupo mannaro. Non andava bene. Quello schifoso traditore di Black ci aveva mentito anche sul numero di mannari trasformati.
Continuammo la folle corsa contro il tempo, finché non sentimmo quel calore familiare che si provava quando il branco era vicino.
Finalmente scorgemmo un gruppo di individui intenti a progettare le proprie mosse.
Tornare alla forma umana era sempre difficile. Era come se il mio corpo volesse rimanere per sempre un animale.
«Padre!», urlai.
«Cosa ci fate qui? Dovevate seguire il piano!».
«Roxanne è con voi?», chiesero all'unisono i padri di Roxanne.
Victoria si fece avanti e si mostrò nuda al branco. La nudità per noi del branco era qualcosa a cui ci si abituava presto ma lei rimaneva sempre bellissima. Il suo corpo slanciato e dalla pelle avorio scintillava nella radura come la neve in una giornata assolata. I capelli d'oro le ricadevano come cascate sulle spalle ossute.
«Capo branco, abbiamo delle notizie sconcertanti da dare... Mio padre...».
«Dov'è tuo padre?», chiese con rabbia.
Mi avvicinai a lei e le misi la mano sulla spalla, così da farle capire che non era sola.
«Mio padre ci ha traditi.»
«Cosa?!». Dei ringhi di disapprovazione proruppero dal branco.
«Abbiamo scoperto che lui è sempre stato in combutta con Roman, signore.»
«Tu ne sapevi qualcosa?», disse con la furia negli occhi iniettati di sangue.
«No, lei e la madre ne erano all'oscuro», dissi prendendo le loro difese.
«Abbiamo fiutato un grande numero di...». Derek non poté finire la frase poiché delle oscure figure ci accerchiarono.
Una di loro ruppe le righe e si posizionò vicino al grande frassino bianco che si trovava ad un centinaio di metri da dove eravamo noi.
«Il tradimento è la peggiore delle azioni», disse Roman con un ghigno.
«Dov'è?», chiese mio padre.
«Black arriverà.»
Mio padre emise un profondo ululato che riecheggiò nella foresta; era il segnale che dovevamo trasformarci.
In un istante tornai alla mia forma animale.
«Oldwood, non c'è bisogno di sacrificare il tuo branco. Infatti, per dimostrare le mie buone intenzioni, vi lascerò la possibilità di ripensarci. Inginocchiatevi al vostro nuovo alfa e nessuno dovrà morire, ma se non lo farete, i miei mastini vi taglieranno la gola.»
Mio padre ululò nuovamente e noi tutti ci mettemmo in posizione d'attacco.
Nelle teste del branco, si formò un pensiero nitido: Lui è mio.
Mio padre aveva espresso il suo volere e nessuno avrebbe attaccato Roman se non lo avesse voluto lui.
Non appena Roman schioccò le dita, il suo esercito di mannari cominciò ad avanzare, stringendo il cerchio e riducendo le nostre possibilità di attacco.

Noi siamo licantropi, eredi della notte. Il vento ulula a nostro favore, perciò noi vinceremo questa battaglia o moriremo provandoci.

A quelle parole accorciammo le distanze con i mannari e la lotta ebbe inizio.
Mi avventai sul mannaro che mi stava difronte e con le zanne gli strappai di netto la giugulare e morì gorgogliante ai miei piedi. Finalmente riuscii a vedere il volto del mio nemico. Lo conoscevo; era il quarterback come me di una squadra di football che io e la mia squadra avevamo affrontato l'anno prima. Il suo volto agonizzante, gli occhi che piano piano si spegnevano e la stretta sul mio collo che lentamente scemava...
Lui non saprà mai che ero io ad averlo ucciso, invece io dovrò conviverci per tutto la vita...
Mi destai dai miei pensieri non appena sentii urlare il mio nome.
A pochi metri di distanza June era in difficoltà con una donna dall'aspetto diverso del quarterback, doveva essere stata morsa stasera con l'influsso della luna rossa. La mannara stava strangolando June con tutte le sue forze. Non appena vidi la scena, balzai verso di lei e le strappai di netto il braccio, così che June potesse respirare di nuovo. Mentre atterravo la donna, potei sentire la mia amica boccheggiare aria.
La donna era sulla trentina. Gli occhi completamente rossi indicavano che lei era sotto l'influsso totale della luna e del suo alfa. In qualche modo riuscì a divincolarsi e affondò le sue lunghe zanne nel mio corpo, il dolore fu straziante ma mai quanto quello che avrei fatto a lei per quello.
Le azzannai il collo e posi fine alla sua vita.
Mi voltai e vidi mio padre tentare di attaccare Roman, ma ogni volta che ci provava due mannari apparivano e si scagliavano contro di lui. Tentai di aiutarlo ma lui ruggì impedendomelo. Vidi la madre di Derek in difficoltà con tre licantropi dalla grossa corporatura. Mi posi fra lei e loro e tutti e tre mi attaccarono all'unisono. Uno di loro mi atterrò, ma quando riuscii a liberarmi dalla sua morsa un'altra mi attacco alle spalle e strinse il mio collo mentre l'altro non mi permetteva di alzarmi. L'aria cominciava a mancare e la vista offuscarsi, quando improvvisamente la presa sparì. Tyler era arrivato in mio soccorso. Aveva ucciso due dei mannari mentre del terzo se ne stava occupando la compagna di mio padre.
Cominciavo a sentire la stanchezza per la lotta ma non potevo arrendermi, c'erano ancora molti mannari da uccidere prima di arrivare all'alfa.
Poi successe tutto in un istante: vidi Roxanne attraversare la radura con uomo; sembrava ne avesse passate tante quella notte. Il mio cuore sembrò fermarsi quando i suoi occhi mi intercettarono, sembrava sollevata. Ero preso da quella scena che non mi accorsi di quello che stesse succedendo dietro di me, quando mi voltai fu troppo tardi.
Un mannaro era avvinghiato con le gambe a Tyler e con le braccia attorno al muso. Poi afferrò la parte superiore del muso con una mano e la parte inferiore con l'altra e le divise con tutta forza. Non avrei mai dimenticato l'uggiolio doloroso del mio amico, poi si sentì lo spezzarsi di ossa e infine, quando quella lurida bestia lo aveva finalmente lasciato andare, il tonfo del suo corpo esamine che toccava il terreno.
Preso dalla furia lo attaccai, ma lui riuscì ad afferrarmi e tenermi così stretto da indurmi la trasformazione ad umano.
In quel momento non capii più nulla, il mio cervello non riusciva a compiere nessuna delle azioni che desideravo fare. Ero inerme.
Desideravo uccidere quel come bastardo che aveva ucciso il mio amico, eppure ero lì immobile ad ascoltare due fratelli bisticciare come bambini. Roman l'avrebbe pagata cara. Li avrei uccisi tutti.
Vidi Miller uccidere il mannaro che lo teneva fermo, speravo che saltasse alla gola di Roman e lo uccidesse, ma altri due mannari lo fermarono e lo portarono a lui.
In quel momento mi ricordai di Roxanne. Non so come avevo potuto dimenticarmene. Potevo sentire l'odore della sua paura da lì. Dovevo proteggerla, salvarla... non potevo, nessuno poteva.
Roman prese il pugnale e ferì Miller, poi i suoi occhi si fermarono su Roxanne. Il suo flebile corpicino si reggeva in piedi a malapena, era piena di contusioni e un labbro gonfio. Per un istante il suo sguardo si fissò su di me, era durato poco più di un secondo, eppure mi fece più male di qualsiasi ferita. Cercai di divincolarmi e andare a salvarla, ma fu troppo tardi: una lama entrò nel suo petto e cadde prima in ginocchio e poi a terra. I suoi occhi piano piano si chiusero e rimase immobile nella neve. Dove si trovava il pugnale cominciò a fuoriuscire sangue che tinse la neve di porpora.
Derek ululò il suo nome straziato e riuscì a scappare, buttandosi sul suo corpo inanimato.
«Lasciateli-, ordinò Roman ai suoi servi.
Derek strinse il corpo di Roxanne al suo petto e cominciò a piangere
Vedevo le sue lacrime cadere sul volto pallido di lei.
Guardai il padre di Roxanne che piangeva disperatamente come June e Miller. Nessuno di noi era riuscito a salvarla...
Roman cominciò a ridire e a togliersi la camicia firmata.
«Sento il potere!», gridò di gioia.
«Cosa si prova, amore mio», disse la succuba.
«Sento le vene bruciare! Sento che posso fare qualsiasi cosa. Porta Black e il nostro ospite.»
Erin scomparve e ricomparve dopo pochi istanti.
Una figura al limitare della radura ci stava raggiungendo; era Black con un ragazzo che non avevo mai visto, ma dall'odore non prometteva niente di buono.
Non appena tutti videro Black cominciarono a ruggire contro di lui.
«Ora le dovute presentazioni, probabilmente conoscete già il mio fedele amico, lo sceriffo Black, e lui invece non so chi sia ma so cosa è.». Enfatizzò molto la parola "cosa".
«Dai Ragazzo, non essere timido, di a tutti i nostri spettatori che cosa sei.
Il ragazzo non parlò.
Roman guardò Black e lui spezzò il braccio di quel ragazzo.
«Ho chiesto: Cosa sei?».
«S-sono un cacciatore.
«E cosa cacci? Fagiani... anatre... cervi? Cosa?».
«S-soprannaturali.»
Tutti quanti si ammutolirono.
«E perché ti trovi in questa bella cittadina? Turismo?».
Il ragazzo sputò in faccia a Roman.
Black stavolta spezzò l'altro braccio. Lui gridò di dolore.
«Rispondi», disse Black.
«Per sterminare voi luridi...». Il ragazzo non poté terminare la frase che Roman con i suoi artigli gli aveva tranciato di netto la testa.
Tutti rimasero ammutoliti.
«Ora grazie al sacrificio di mia nipote potremo essere liberi!».
«Non sarebbero mai venuti a conoscenza del nostro branco se tu non li avessi attirati qui con tutti questi licantropi», dissi.
«Traditore!», urlò la madre di Derek a Black.
«Traditore? Sono io che sono venuto a conoscenza dei cacciatori nella nostra tranquilla cittadina. Sono venuti qua per lei!», disse indicando Roxanne.
Derek emise un ringhio e strinse ancora più forte il suo corpo esamine come se fosse il suo tesoro più prezioso.
«Una notte ero di pattuglia nel bosco quando vidi uno di loro appostato vicino a casa dell'ibrida.» L'odore era inconfondibile. Lo seguii nel bosco per vedere dove andasse, ma capii che ero stato scoperto e lo uccisi, ma quei due stupidi hanno sentito e hanno trovato il corpo prima che potessi farlo sparire. Poi ho incontrato lui e mi ha parlato del suo piano. Non capite? Potremo vivere sereni non appena avremo sterminato i cacciatori.
«Papà, ti prego...». Victoria cominciò a piangere.
«Ora sottomettetevi a lui e insieme renderemo il mondo un posto migliore per tutti i soprannaturali.»
Guardai Roxanne ancora una volta. Il suo viso pallido sembrava aver ripreso colore e poi successe qualcosa di incredibile: la sua mano si strinse in un pugno...

Questa volta il travaglio è stato veloce per partorire questo capitolo. Cosa succederà? Roxanne è viva o morta? Lo scoprirete solo nel prossimo capitolo. Ricordate di mettere una stellina se vi è piaciuto e non siate timidi a commentare!
Al prossimo capitolo, branco!
-La vostra alfa

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