Capitolo 10

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Ero nel bosco di notte, ma il cielo era privo di stelle e della luna. Sembrava che un ladro avesse rubato dei diamanti da un arazzo celeste. Camminavo in tutte le direzioni per trovare la via d'uscita ma era come se fossi intrappolata in quel luogo, ovunque andavo mi riportava sempre nello stesso posto. Mi guardai intorno ma non vedevo altro che oscurità. Il buio mi avvolgeva gelido e il silenzio era il mio unico compagno.
All'improvviso mi ritrovai in una cappella in fiamme, tutto intorno a me bruciava, le urla di donne e uomini mi assordarono, ma mai mi mise tanta nausea che sentire i corpi di quelle persone bruciare vive. Le fiamme divamparono ovunque e il fumo cominciò ad entrare nei miei polmoni. Continuai a tossire in cerca di una via di salvezza ma le travi di quella vecchia chiesa mi caddero addosso.

Mi risvegliai di soprassalto, scossa come non mai. Sentivo ancora l'odore di fumo addosso e quelle urla raccapriccianti nel mio cervello.
Andai in bagno per farmi la doccia e mentre passavo davanti allo specchio mi sembrò che i miei occhi brillassero di un rosso fuoco.
Guardai attentamente, ma era solo la mia immaginazione.
Accesi l'acqua e rimasi a lungo sotto la doccia, il vapore caldo mi avvolgeva come una coperta invisibile e mi rassicurava da quel terribile sogno.
Uscii dalla doccia e quardai il mio corpo nudo allo specchio. Sembravo una persona diversa. Nonostante tutte le cose che avevo passato e tutte le ferite che avevo subito, mi sentivo bella.
Ritornai nella mia stanza, mancavano dodici minuti prima che la sveglia suonasse e volevo sfruttarli tutti per dormire ancora un po'. Non feci in tempo a chiudere gli occhi, che Koshka entrò nella stanza e cominciò a lamentarsi perché voleva sdraiarsi accanto a me.
Si coricò vicino al mio fianco e fece partire il motore a fusa non appena le grattai la morbida testolina.
La sveglia suonò e disturbò le coccole della gatta che si arrabbiò ed uscì con la coda alta e vaporosa.
Guardai il soffito. Avevo bisogno di dormire, ma purtroppo dovevo alzarmi o sarei arrivata in ritardo alle lezioni.
Scalciai le coperte in malo modo e mi alzai di pessimo umore.
Scesi le scale ed andai in cucina a prepararmi la colazione. Presi una tazza di latte caldo e poi afferrai la scatola di cereali, ma sembrava vuota. La aprii e feci rovesciare una decina di cereali nella tazza.
- Mamma! Mancano i cereali!
Mangiai una banana.
Andai a vestirmi ma tutto quello che provavo sembrava insulso. Era come se niente mi stesse bene e le uniche cose che trovavo belle, ovviamente erano in lavatrice.
Sembrava non ne andasse bene una quella mattina e le ore successive non andarono meglio!
Arrivata a scuola corsi per arrivare in tempo a lezione. Il professor Montgomery stava scrivendo qualcosa alla lavagna.
Lessi attentamente la scritta in gessetto: Test a sorpresa.
Era sottolineato tre volte e scritto a caratteri cubitali.
- Girate i fogli e cominciate!
Girai il foglio e cominciai a fare calcoli il più velocemente possibile, perché sapevo che i test del professore solitamente erano molto lunghi e difficili da concludere nell'orario stabilito.
In classe si sentivano soltanto penne che scrivevano freneticamente e le scarpe del professore che si spostavano furtive tra i banchi in cerca di qualcosa di sospetto.
- Ragazzi, mettete giù i fogli.
Passò nuovamente tra i banchi per ritirare i test.
Guardai i miei compagni e notai le loro facce stravolte post esame, probabilmente anche la mia doveva avere quell'aspetto.
Uscimmo tutti stanchi dall'aula osservati dagli occhi sospettosi dell'insegnante.
Andai a lezione d'inglese con June.
Ci fece formare gruppi da cinque ed analizzare le opere che avevamo in comune di Shakespeare.
Io e June eravamo insieme a Lucas e Declan, due ragazzi del club di teatro, e alla ragazza della lezione di biologia, Megan.
Mentre noi analizzavamo l'opera tutti insieme, Megan se ne stava in silenzio in disparte. Sembrava che solo io me ne fossi accorta.
Nell'aula si alzava un brusio di voci felici che parlavano di ogni genere di argomento, pertinente e non, ma l'unico mio pensiero era quella ragazza. Aveva qualcosa che attirava freneticamente la mia attenzione. Lei guardava silenziosa la sua copia sgualcita dell'Amleto.
- E tu che ne pensi, Megan?
I miei compagni di gruppo smisero di parlare all'istante come se si fossero accorti in quel momento di lei, mentre la ragazza soppesò le mie parole per un istante.
Aprì la sua copia distrattamente e girò le pagine, come se ci fossero le risposte. Lo richiuse, si portò un riccio ribelle dietro le orecchio e si mordicchiò il labbro inferiore.
Io le feci un sorriso per incoraggiarla ma lei sembrò non apprezzarlo.
Rimase in silenzio con aria scorbutica.
Lucas tentò di metterla a sua agio cambiando discorso.
- Domani è Halloween! Non siete elettrizzate? Io e Declan lo siamo, vero?
- Non vediamo l'ora di andare al party degli Oldwood!-, squittì Declan.
- Voi come vi travestirete?-, domandarono in coro.
June mi guardò con uno strano sorriso, aveva sicuramente qualcosa in mente.
- Non lo sappiamo ancora-, rispose June per noi.
- Ragazze, cosa state aspettando!
- Megan, tu sai già cosa indisserai?-, chiesi garbatamente.
- Non sono stata invitata-, disse con fare scocciato.
- Se vuoi puoi venire con noi-, guardai June in cerca di consenso.
- Certo, più siamo e meglio è.
Per un istante che durò una frazione di secondo vidi per la prima volta un sorriso sul suo viso sempre imbronciato.
- E voi come vi vestirete?-, chiese June ai due ragazzi.
- Ragazza, ovviamente da Dracula!-, rispose Lucas
- Io da Edward Cullen.
- L'unico vero vampiro è Dracula!
- Nessuno si farebbe Dracula!-, disse Declan.
- Dracula ha tre mogli, stupido! Nosferatu, quello non si farebbe nessuno.
Continuarono a bisticciare sulla questione vampiri per il resto dell'ora.
Chissà come avrebbero reagito sapendo che i lupi mannari esistevano realmente.

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