Capitolo 12

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Roxanne...

Mi svegliai di colpo, la luce che proveniva dalle finestre mi diede momentaneamente fastidio agli occhi.
Ero da sola in una stanza d'ospedale. Tentai di alzarmi ma il braccio mi doleva troppo; lo guardai e vidi una fasciatura che andava dall'avambraccio alla mano.
Tolsi le lenzuola e vidi delle bende anche sulla coscia, all'improvviso un ricordo balenò nella mia mente: un grosso canino dentro la mia coscia. Dal quel frammento di memoria ne scaturirono altri fino a quando non ricordai ogni cosa.
Dovevo sapere cosa fosse successo a June. Sollevai la gamba sana e poi quella ferita e le poggiai a terra; la ferita tirava dolorosamente la carne, ma strinsi i denti e zoppicai in vestaglia fino alla porta. Un'infermiera mi vide e cominciò a intimarmi di tornare nella mia stanza.
- Dov'è June Carter, la prego me lo dica!-, urlai.
- Deve tornare a letto, signorina.
- Dov'è!-, dissi più volte.
Lei ripeté a macchinetta le medesime parole, come se stesse leggendo un copione.
La spinsi via e urtò con il braccio la porta.
La mano mi doleva, era rovente.
- Stia calma, andrà tutto bene.
Cominciai a zoppicare verso il corridoio dove era collocato il centro informazioni del piano, ma sentii come una grossa puntura sul collo e cominciai a perdere i sensi. L'ultima cosa che udii furono le parole di un uomo.
- Riportatela nel suo letto, chiamatemi non appena si sveglierà.
Poi tutto intorno a me divenne sfocato e crollai.

Era una calorosa giornata estiva, il sole splendeva raggiante nel cielo limpido. Dal bosco provenivano i canti melodiosi degli animali, le floride chiome degli alberi ondeggiavano ad un ritmo cadenzante in direzione del vento. In lontananza vidi seduti su un letto soffice di aghi di pino i miei amici. Sentivo le loro risa e mi si scaldò il cuore.
Corsi verso di loro e appena mi videro mi accolsero con entusiasmo.
Declan e June mi abbracciarono affettuosamente, mentre Derek mi diede un bacio sulle labbra.
- Come al solito sei sempre in ritardo-, mi fece notare Declan.
- Stavamo aspettando tutti te!-, mi rimproverò June.
- Non siate così severi con lei, non era ancora il momento-, annunciò Derek.
- Non capisco, perché stavate aspettando me?-, nessuno mi rispose.
Sentii qualcuno camminare sul letto d'erba mi girai in direzione del rumore. C'era un ragazzo dal sorriso raggiante che si strinse a Declan e lo guardò amorevolmente.
- Lucas?-, domandai. Lasciò il suo ragazzo per venire da me e mi strinse in un forte abbraccio.
Mi spaventai, aveva ancora la gola squarciata da cui colava sangue coagulato, gli occhi erano piatti e completamente grigi e puzzava di cadevere in decomposizione.
- Hai per caso visto un fantasma?-, il sorriso che una volta lo contraddistingueva ora sembrava più una smorfia di dolore.
- T-tu sei...
- Morto?-, mi accarezzò il dorso della mano. - Qui siamo tutti morti.
Guardai Declan, aveva una profonda ferita sanguinante allo stomaco, le labbra e i denti erano tinti di rosso. Mi girai verso June, la spalla sembrava masticata, aveva il segno di denti affilati che le avevano squarciato la pelle.
- No!-, urlai. Mi tuffai tra le braccia di Derek, ma non emanava calore come al solito, era gelido. Lo guardai negli occhi, anche i suoi erano grigi, la testa era piegata in una posa innaturale, forse aveva il collo spezzato.
Mi allontanai da loro.
Il cielo venne coperto da fitte nubi nere, il prato erboso si sbiancò e venne coperto da uno strato fitto di neve. Il vento ululava forte e non mi permetteva di aprire gli occhi.
Mi riparai dietro un albero e guardai dove prima i miei amici ridevano felici. Non c'era più nessuno, ero rimasta sola.
Sentivo un male atroce alla mandibola. Arrancai dolorante fino ad un piccolo torrente congelato. Mi guardai nel riflesso e per un secondo vidi la testa di un lupo enorme, la bocca perdeva saliva mista a sangue da una ferita sotto le fauci. Indietreggiai con disgusto e cominciai a piangere.
Lucas si sedette accanto a me.
- Siete tutti morti per colpa mia, non è vero?
- A volte succedono delle cose che sono più grandi di noi, Roxanne.
- Cosa dovrei fare per evitare tutto questo?
- Devi svegliarti.
- Dimmi come rimediare.
Stava scomparendo ogni cosa.
- Cosa devo fare!-, urlai.
- Svegliati!
Poi tutto svanì e mi ritrovai di nuovo nella stanza d'ospedale.

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