Capitolo 27

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Mi trovavo nuovamente nel bosco. Potevo percepire il russare letargico degli animali.
Il profumo di conifere allentò la tensione dei miei nervi.
Passai davanti ad una pozza e notai il mio riflesso nello specchio d'acqua, ma quella che vidi non ero io: era l'alfa.
Mi spaventai, ma sembrava che le mie emozioni non scalfissero quel corpo, infatti, come niente fosse, continuò la sua passeggiata notturna.
- Manca pochissimo alla luna nuova.
Sentii dire dalla mia bocca.
Annusai l'aria e percepii la magia della luna fremere attorno a me.
Delle dita mi avvolsero sensualmente le spalle.
- Tra poco diventerai invincibile.
La succuba pronunciò l'ultima parola come se il potere fosse stato un frutto tanto succoso, quanto proibito.
- La luna di sangue sta per giungere.
- La ragazza sarà pronta per allora, mio alfa.
Avvicinò le sue velenose labbra alle mie, procurandomi una dose di disgusto.
- Lo stai spiando?
- Come tu mi hai ordinato-, disse sibilando.
- E...-, chiesi con lieve incertezza nella voce.
- Non vuole credere, ma sa.
- Eccellente.
- Perché non ci liberiamo di quel fastidioso fardello? Io sarei la tua regina e tu il mio re. Insieme potremmo essere i padroni della notte.
- Mi serve.
- Non fa altro che sbagliare, quello stupido cane!-, urlò sconvolta.
Sentii dentro di me provenire un ruggito, uscì così forte che ne rimasi impaurita.
- È la nostra serpe che striscia tra le zampe del nemico.
La donna si avvinghiò al mio corpo e mi baciò con lussuria e violenza.

Mi risvegliai in un bagno di sudore, le lenzuola si erano accartocciate infondo al letto ed io ero rimasta infreddolita e con un senso di nausea sullo stomaco.
I miei genitori sarebbero partiti quella mattina e sarebbero andati tre giorni a trovare la nonna a nord.
Ingerii una quantità esorbitante di cereali, ero così affamata in quel periodo.
- Tesoro, perché mangi così tanto?-, chiese preoccupata mia madre.
- Non è fame chimica-, esordii scocciata.
Sembrava l'avessi presa in contropiede.
- No, sciocchina, mi chiedevo se tu e Derek aveste preso precauzioni.
Sgranai gli occhi e diventai paonazza, volevo nascondermi per la vergogna.
- Non lo abbiamo ancora fatto.
- Non avete ancora fatto, cosa?-, chiese innocentemente mio padre che era appena entrato dalla porta con le valige. Stava mangiando una mela polposa.
- Stiamo parlando di sesso, tesoro.
Mio padre tra un po' si strozzava col cibo.
Cominciò a tossire e la voce divenne incerta. Vidi le sue guance diventare più rosse delle mie.
- Metto in moto la macchina.
Mi diede un bacio sulla fronte.
- Fai la brava e non fare... sciocchezze.
Scappò in macchina.
Il motore si accese e il rumore impaziente del clacson mise fretta a mia madre.
- Roxanne, ci fidiamo di te.
Mi abbracciò e corse fuori.

June venne a trovarmi nel pomeriggio.
Si stravaccò sul divano e mi guardò con aria impaziente.
- Allora?
- Cosa?
- Quand'è che andiamo a comprare il necessario per addobbare casa tua?
- Non va già bene così?
- Non dobbiamo fare i compiti, dobbiamo organizzare una festa!
Si alzò con agilità e mi prese il braccio.
- Andiamo allo "Stop & Shop" e compriamo qualche schifezza da mangiare, poi facciamo un salto in un n... ch... ven... a... e poi si balla!
- Un salto dove?-, aveva chiaramente pronunciato il posto a bassa voce per non farmelo sentire.
- Sarà facilissimo!
- June?
- E va bene! Dobbiamo fare un salto al negozio che vende alcolici, non sarebbe una festa senza alcol.
- No.
- Invece sì.
- Anche se ti dicessi di sì, non hai ventun'anni, perciò non ti daranno niente.
- Ma questo nuovo corpo sovrannaturale, eviterà che ci chiedano l'età!
- Non mi convinci.
- Farò tutto quello che vuoi.
- Lo giuri?
- Parola di lupa.
Si mise la mano sul cuore.
- Va bene, andiamo.
- "Stop & Shop" sei la nostra prima meta!
- La seconda.
- E la prima quale sarebbe?
- Casa di Megan.
- No, quella porta solo guai!
- Me lo hai promesso, ricordi?
Sbuffò e controvoglia guidò fino a casa di Meg. Scendemmo dall'auto e citofonammo alla porta. Un'anziana signora dal viso rugoso e i capelli bianchi come la neve mi aprì la porta.
- Salve, siamo delle amiche di Megan... è in casa?
Sul viso della donna comparve un sorriso genuino.
- Venite, care.
Ci fece accomodare su un antico divano in tessuto. La casa aveva il tipico odore di legno vecchio e naftalina. Le pareti erano tappezzate da antiche foto in bianco e nero e quadri di paesaggi. Su ogni mobile si trovava un centrino consunto di una leggera sfumatura giallognola.
La vecchia signora ci portò una tazza di tè con dei biscotti casalinghi.
- Vado a chiamare Meggy, probabilmente è nella sua stanza a leggere.
La nonna di Megan arrancò con fatica su per le scale e scomparì al piano superiore.
Trangugiai un paio di quei deliziosi biscotti e bevvi avidamente quel nettare bollente. Sentii l'acqua ancora fumante scivolare giù per la faringe, fino ad arrivare allo stomaco; lasciandomi una piacevole sensazione di calore.
Megan apparve sulle scale.
- Che ci fate qua?-, chiese turbata.
Un vecchio gattino nero camminò lentamente per il salotto e mi si strofinò sulle gambe.
Non avevo mai visto un gatto così anziano.
Megan lo prese in braccio.
- Lui è prozìo Jerry.
Gli prese la zampina e la agitò in segno di salutò.
- Il nome del tuo gatto è prozìo Jerry?-, domandò June.
- Meglio che non prendi in giro prozìo Jerry, è molto dispettoso.
Il gatto guardò June in malo modo e se ne andò faticosamente con passo da lumaca.
- È molto suscettibile-, confessò Megan. Non mi avete ancora detto perché siete qui.
- Volevo chiederti se volessi venire con noi a comprare l'occorrente per la festa di stasera.
- Mi state invitando?
- Sì-, confermai.
Sembrò davvero felice.
Salutammo la nonna di Meg e passammo per lo "Stop & Shop".
Nel carrello buttavamo di tutto e di più: pizzette, caramelle e così via.
L'ultima tappa era il negozio di liquori in centro.
Stavamo per entrare, quando una voce non lontana mi chiamò.
- Ross.
Seguii il suono di quella voce e trovai Alec mentre camminava su un muretto alto circa tre metri. Sembrava un funambolo.
- Che stai facendo là sopra?
- Cerco l'equilibrio.
- Scendi o ti farai male.
- Piuttosto voi cosa state facendo?
Con un salto atterrò davanti a noi.
Megan sembrava essersi irrigidita per lo spavento.
- Vogliamo comprare degli alcolici per la mia festa.
- Che ragazze ribelli... mi spiace deludervi, ma non li avrete mai.
- Vedremo-, disse con tono di sfida Megan.
Non sembrava piacergli molto l'atteggiamento di Alec.
Lui fece una risata di scherno e ci aprì la porta.
Entrammo tutti nel negozio; appena il cassiere ci vide si accigliò, come se avesse già intutito che fossimo scocciatori.
Prendemmo bottiglie a caso di liquori e lattine di birre.
- Non dovete farvi vedere con me o capirà che sono minorenne.
June scosse i capelli color del grano, si sistemò la camicetta e mi prese di mano la spesa.
Camminò con passo sensuale verso il cassiere, che la guardò nello stesso modo in cui io guardo lo sport, cioè con disinteresse.
- Documenti-, disse annoiato.
- Mi crede così giovane?-, disse dopo aver fatto una risatina isterica.
- Documenti-, ripetè.
- Veramente... li ho dimenticati al lavoro.
Io, Alec e Megan cominciammò a ridere.
- Devo chiamare la polizia?
- No, no, no!-, sembrava fosse andata in tilt.
- Vado e torno.
Scappò fuori e noi la seguimmo.
- Stupido commesso!
- Tu sei stupida per aver creduto che funzionasse-, dissi.
- Mi sono pure vestita come mia madre...-, pronunciò disgustata.
In effetti le somigliava parecchio.
- Ve lo avevo detto che non avrebbe funzionato.
Megan sembrava urtata dalla presenza di Alec.
- Adesso ci provo io-, disse decisa.
Entrò con passo deciso ed uscì con delle borse piene di alcolici.
- Come?
- Come?
- Come?-, ripetemmo uno dietro l'altro.
- Si vede che gli piacciono le rosse-, commentò soddisfatta in direzione di Alec.
Megan entrò in macchina seguita dal ragazzo lupo.
Guardai June compiaciuta.
- Ha solo portato a termine la missione, continua a non piacermi.
Sbuffai e seguii gli altri in macchina.
Stavamo per arrivare a casa mia, quando ricordai che poco più avanti abitava Declan.
- Accosta.
June fece come dissi e scesi dalla macchina.
- Voi tornate a casa, vi raggiungerò più tardi.
Tutti mi guardarono con un velo di compassione, ma non obiettarono e partirono.
Volevo chiarire in qualche modo la situazione con Declan.
Intorno alla casa si trovavano delle siepi dalle forme incerte. L'esterno era di un colore giallino spento.
Suonai il campanello e attesi pazientemente alla porta, finché Declan non mi aprì. Restammo a fissarci per un lungo istante.
Mi ero resa conto che ero andata lì senza un grande discorso illuminante o una frase ad effetto che potesse farlo tornare mio amico.
- Vuoi entrare?-, chiese lui.
- Sì.
Mi fece accomodare su una poltroncina in stoffa rossa, mentre lui si sedette sul divano del medesimo colore e tessuto.
Non ero mai stata a casa di Declan prima di quel momento. La sala non era molto grande, ospitava il mobilio e un televisore attaccato saldamente alla parete. Una piccola libreria occupava una parte di muro. Un quadro dalla cornice ingombrante era stato collocato sopra il divano: raffigurava Declan insieme ai suoi genitori. La stanza odorava di deodorante per ambiente al gelsomino.
Stavo per aprire bocca, quando Declan mi anticipò.
- Perdonami, Roxanne.
Quelle parole erano inaspettate.
- Non sapevo a chi dare la colpa, poi ho sentito quel servizio in cui dicevano che in qualche modo gli omicidi e gli attacchi da parte di animali erano collegati a te e... ti chiedo scusa.
- Stavi soffrendo.
- Sto soffrendo, le lacrime sono finite lasciando solo dolore.
- Lo amavi molto.
- Era parte di me.
Lo abbracciai d'istinto, ma non ricambiò la dimostrazione d'affetto, si limitò a darmi delle pacche sulla schiena.
Lo sentivo ancora freddo nei miei confronti, ma non potevo pretendere troppo, forse perché mi sentivo realmente colpevole di averglielo portato via.
- Stasera ci sarà una festa a casa mia, se ti andasse di venire, saresti il benvenuto.
Fece una smorfia spontanea.
- Non rispondere subito, magari per stasera hai cambiato idea.
Uscii da quella casa e mi diressi verso la mia.
Erano le sette di sera; il buio era calato inesorabile e le stelle si svegliavano dal loro riposo diurno. La neve si era sciolta lentamente sui cigli delle strade e di loro era rimasta soltanto una pozza ghiacciata che quasi mi faceva scivolare. I pipistrelli volavano spensierati nella notte gettandosi in picchiata per poi risalire all'ultimo secondo e sparire nell'oscurità.
Arrivata davanti a casa mia trovai delle luci bianche che contornavano il perimetro della casa. Pareva che delle fatine avessero scelto il mio giardino come loro nuova dimora, che non poteva essere esclusa come ipotesi, dato le tante creature fantastiche che infestavano la città. Appena entrai, notai delle luci stroboscopiche che illuminavano con alternanza la stanza di colori vivaci.
Lo stereo riproduceva musica che ti faceva venire voglia di ballare. In cucina trovai i miei tre amici mentre preparavano ciotole di cibo e posizionavano gli alcolici come ad una vendita promozionale.
- Ma che bravi i miei aiutanti!
- Declan?-, chiese June.
- Non credo verrà.
- Vuoi parlarne?
- No, no...
- Ragazze dobbiamo vestirci!-, ci informò Megan.
- Tu invece chiama il tuo fratellastro e digli di venire ad aiutare!
- Agli ordini!
Tornò a riempire i recipienti di marshmallow.
Le due ragazze mi seguirono in camera e cercammo nel mio armadio dei vestiti adatti per l'occasione.
Indossai un vestitino nero semplice e ci intonai i tacchi. Stavo cominciando a pensare che infondo fosse stata una buona idea organizzare una festa, quando andai alla finestra e notai la mancanza della luna. Quel vuoto nel cielo mi provocò un senso di ansia e paura.
Corsi al piano inferiore ancora semivestita e cercai Alec.
Vidi di spalle Derek che stava scherzando in cucina con il fratello e ingurgitava dolci.
- La luna nuova!-, dissi trafelata - è stasera!-, spiegai riprendendo fiato.
Mi guardarono confusi.
- Vi ricordate il terzo triskel?-, domandai spazientita.
- Non hai organizzato per questo la festa?
- Io non...
- Non volevamo farti preoccupare...-, confessò June nel suo bellissimo vestito dorato.
- Tu e chi?
Mi girai immediatamente verso i due lupi.
- Loro non c'entrano, Miller voleva trovare un modo per poter tenere al sicuro tutti in un singolo posto ed io ho suggerito questo.
Indicò le stanze addobbate.
- Non è più facile per il lupo cacciare la preda nel recinto?
- Non se il recinto è sorvegliato dal cacciatore-, rispose Alec.
- Il branco circonda la tua casa in attesa dello scontro-, aggiunse Derek.
- Non sara pericoloso?
- Era l'unico modo per attirarlo dove volevamo noi.
Il ragionamento filava, eppure qualcosa dentro di me mi mise in allarme.
Ero gelosa del fatto che Daniel avesse chiesto consiglio a June e non a me, ma tentai di non darlo a vedere.
- Ok.
- Torno di sopra a truccarmi e copriti, scostumata!
Non capii a cosa si riferisse, finché degli spifferi d'aria non mi intirizzirono i muscoli. Mi ero dimenticata di tirare su la cerniera del vestito, perciò ero rimasta con la schiena scoperta.
- Mi aiuti?
Derek mi spostò i capelli sulla spalla e lentamente chiuse la cerniera fino alle spalle. Mi annusò come se fossi stata una fragranza esotica, dandomi un bacio sul collo.
Mi voltai e notai che Alec non appena lo guardai distolse lo sguardo.
Indossai una giacca di pelle che mi coprisse le venature sul corpo.
Poco dopo ci raggiunsero June e Megan, che aveva optato per un vestito monospalla verde.

Gl'invitati cominciarono ad arrivare e il party potè iniziare.
Ballai insieme ai miei amici e, infine, io e Derek ci concedemmo un momento per noi. Lui mi cinse a sé, stretta al suo corpo dalle sue forti braccia. Lui mi portava leggero come se intorno a noi non ci fosse nessuno e io fossi l'unica nell'universo.
- Andiamo di sopra?-, proposi sfacciatamente. Il cuore mi batteva forte e provavo una strana sensazione di calore allo stomaco.
Derek annuì con un tenue rossore sul viso.
Lo presi per mano e, mentre salivamo su per gli scalini, incontrammo Declan.
- Sei venuto!
- Già-, accennò un sorriso.
Tornò nel salotto e si sedette sul divano ad osservare chi gli stava attorno.
Corremmo in camera mia e cominciammo a baciarci con foga, eravamo uno avvinghiato all'altra. Mi tolse il giacchetto con forza e io gli slacciai alcuni bottoni della sua camicia.
Mi prese in braccio e cademmo insieme sul letto uno sopra all'altro. Ridemmo per la nostra goffaggine ed inesperienza. Gli sbottonai fino all'ultimo bottone e poi gettai la sua camicia a quadri in un angolo della stanza. Vedendo il suo corpo perfetto, provai un brivido dentro di me provenire dal basso ventre.
Sentivo il suo petto che si alzava e abbassava contro il mio. Il suo respiro su di me aveva un'azione esplosiva. Le nostre bocche si cercarono spontaneamente e le lingue si rincorrevano innamorate.
Il suo tocco delicato sulla mia coscia, mi provocò la pelle d'oca.
Cominciai a baciargli il petto fino ad andare più in profondità e sentivo che ad ogni mio bacio la sua eccitazione aumentava. Prese il mio viso tra le sue mani, gattonai fino ad essergli faccia a faccia. I suoi occhi erano luminosi come il sole a mezzogiorno.
Le nostre labbra stavano per tornare a sfiorarsi, quando un dolore potentissimo mi prese la spina dorsale. Ansimai per il dolore e una lacrima mi scese per lo sfogo.
Derek mi prese tra la braccia e cominciò a rassicurarmi.
- Roxanne cosa succede?-, chiese isterico.
- È qui... l'Alfa è qui.

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