Capitolo 23

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Era un nuovo giorno, l'ansia notturna era scomparsa con il sorgere del sole; purtroppo, però, dovevo alzarmi per andare a scuola, nonostante il sonno arretrato.
Mi strofinai gli occhi, stiracchiai ogni singolo muscolo del corpo e scesi a fare colazione.
Presi i soliti cereali e li rovesciai nel latte. Il cacao cominciò a mischiarsi in un vortice beige. Mangiai un boccone, poi un altro, ma i miei genitori ancora non si facevano vedere.
Andai alla loro porta e vidi la cosa più raccapricciante che un figlio potesse vedere: i suoi genitori nudi. Mentre uscivo imbarazzata con gli occhi coperti dalla mano, sbattei il gomito contro lo stipite, poi fuggii in camera mia.
Presi le prime cose che trovai e scappai fuori di casa, June era appena arrivata con la sua auto.
Le raccontai l'accaduto.
- Im-ba-raz-zan-te-, disse facendo una pausa ad ogni sillaba.
- A te non è mai successo?
- Per fortuna no.
Mise la nuova canzone di Fergie a tutto volume e cominciò a cantarla.
Girai la manopola del volume verso il basso.
- Tyler?
- È uno stronzo, non doveva osare prendersela con te.
- Lo ha detto perché era arrabbiato ed impaurito per te.
- Tu lo perdoneresti?
- Non lo so, ma se veramente ti piace, dovresti prendere in considerazione di ascoltarlo. Almeno pensaci su.
Aumentò di nuovo il suono dello stereo.
Arrivate a scuola successe qualcosa di veramente strano; non appena varcammo la soglia tutti cominciarono a fissarci, o così credevo, infatti non stavano guardando noi due, bensì solo June. Tutte le ragazze la guardavano con ammirazione e volevano essere lei in quell'istante, mentre i ragazzi volevano essere i primi a poter baciare le sue labbra.
- Perché ci guardano tutti?-, chiese June ancora ignara del suo nuovo status sociale.
- Stanno guardando la nuova te-, le feci notare.
Andammo alla nostra consueta lezione di inglese.
- Dai ragazzi, mettetevi a gruppi!-, ci intimò la professoressa.
Io, June e Megan ci riunimmo, mentre Declan si alzò dalla sedia, andò dalla docente e cominciò a discuterci, finché lei non lo lasciò uscire dalla stanza.
Prima di richiudere la porta mi guardò con freddezza.
L'insegnante si avvicinò.
- Ragazze continuate voi, Declan non sta bene-, indugiò con lo sguardo su di me e poi se ne andò.
- È per colpa mia che se n'è andato, vero?
- Roxanne, non è colpa tua se è morto.
- Perché dovrebbe essere colpa sua?-, chiese d'un tratto Megan, stranamente interessata al discorso.
- Crede che tutto quello che sta avvenendo in questo buco di città, sia dovuto a Roxanne-, spiegò al mio posto June.
- Io ti ho vista quella notte e se lui avesse visto come entrambe eravate conciate, non credo continuerebbe a fare quelle scenate.
- Q-quale notte?-, chiesi preoccupata.
- Quella di Halloween. Stavo tornando dalla festa e vi ho visto a terra; l'ambulanza era appena arrivata e mentre ti caricavano su mi hai guardata spaventata.
In quel momento cominciai a ricordare.
La campanella suonò e andammo negli spogliatoi per cambiarci e cominciare l'ora di ginnastica.
La professoressa ci divise in squadre.
Io ero con Victoria e Megan, mentre June era in squadra con Ashley.
Ci mettemmo in formazione da sei, eravamo tutte schierate.
Victoria era alla battuta, alzò il pallone e mi colpì la testa.
- Oddio scusami, mi è sfuggita!
- Sì, certo...-, mi massaggiai la testa per il colpo subito.
La palla andò alla squadra avversaria.
In battuta c'era June.
Buttò la palla nel nostro campo e la partita ebbe inizio.
Megan alzò la palla vicino alla rete; ero pronta a saltare e schiacciare, ma Victoria mi venne addosso e mi spinse per terra per giocare al posto mio.
- Ops...
- Smettila!-, le dissi tremante di rabbia.
- Altrimenti?
- Io...
- Tu sei solo una sgualdrinella da poco, non so perché tutti ti amino così tanto.
Si avvicinò al mio orecchio in modo provocatorio.
- Stai lontana da Alec o dovrai avere paura ogni volta che cala il sole. Mi sono spiegata?
I suoi occhi si colorarono di un'intensa sfumatura gialla.
Stavo ritornando alla mia posizione di gioco, quando sentii qualcosa di caldo crescere nel mio petto. Era una sensazione nuova, ma molto piacevole. Sentivo una strana energia che solleticava ogni mio muscolo. Poi il cuore accelerò e dentro alle mie vene percepivo scorrere l'adrenalina.
Una nuova me stava nascendo. Ero stanca di essere mortificata e ferita ed ero stufa di essere in balia degli eventi. Per un istante volevo avere il controllo della mia vita, perciò andai da Victoria, la feci voltare e le tirai il più potente schiaffo di tutta la mia vita. Ero certa che ci saremmo ricordate per sempre quel momento. La mano mi doleva moltissimo, sembrava che un milione di spilli si fossero conficcati sul mio palmo. Victoria si era portata una mano al suo bellissimo viso, quando la tolse vidi un'enorme macchia rossa sulla sua guancia.
Gli occhi le si accesero di rabbia. Mi puntò e mi saltò addosso. Cominciò a darmele di santa ragione, ma io ne sarei uscita comunque vittoriosa.
La professoressa venne a separarci e quando ci riuscii vidi ciò che mi era accaduto attorno: a quanto pare June e Megan si erano messe a difendermi contro Ashley e Morgan, che era un'altra ragazza delle cheerleader.
- Voi sei, subito in presidenza!
Venimmo spedite una ad una nell'ufficio del preside.
In presidenza trovai mia madre.
- Roxanne, non è da te!-, disse mia madre.
- Mi sono stufata di essere sempre schernita e essere presa in giro. Se lo meritava!
Il preside Harris ci chiese di entrare nel suo ufficio.
- Sua figlia ha dato inizio ad una rissa! Rimarrà per due settimane in punizione e dovrà scrivere un tema di cinque mila parole sul perché la violenza verso un compagno è sbagliato!
Sbuffai contrariata.
- Hai qualcosa da dire?
- No...
- Bene, allora se abbiamo concluso, potete...
- Non abbiamo concluso!-, interruppe mia madre.
La guardai interdetta.
- Mia figlia ha sbagliato e si merita una punizione, ma lei dov'era quando è stata ripetutamente vittima di bullismo? Spero che l'altra ragazza abbia avuto la stessa sorte di mia figlia, perché anche quella è violenza!
Il preside rimase muto.
- Adesso abbiamo concluso! Vieni Roxanne.
Mia madre si alzò trionfante dalla sedia e uscì impettita dalla stanza.

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