36 Chelsea

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36 Chelsea.








Dall'esterno, chiunque penserebbe che le cose si sono finalmente sistemate, ma la verità è che tutta la situazione ha delle connotazioni davvero surreali.

Innanzitutto, il mio rapporto con Jillian, che si sta complicando. Lei è abituata ad essere una madre, mentre io, che non ne ho mai avuta una, rifiuto a prescindere "l'autorità".

Dopo aver acquisito tanta libertà, privarmene, mi fa sentire come se avessi perso qualcosa. Mi sento smarrita senza la mia indipendenza.

Le regole di casa sua, non fanno per me. Per un breve periodo di tempo, possono andare bene, ma sentirmi vincolata mi innervosisce.

Non che abbia chissà cosa da fare, ma la sola idea di non poter uscire in completa autonomia se ne ho voglia, perché devo rientrare entro un certo orario, mi angustia.

Ecco perché sto racimolando il coraggio per dirle che, nonostante io apprezzi che mi tratti come una figlia a prescindere, non me la sento di rimanere a casa sua più del necessario.

Non dipende da lei, non ha fatto assolutamente nulla di male, ma non possiamo recuperare diciotto anni vivendo insieme. È troppo.

Lei vorrebbe che fossi immediatamente sua figlia, che mi comportassi come fa Allyson, che borbotta e protesta, ma alla fine è una figlia piuttosto diligente, ma non so come essere ciò che vuole e non penso che ci riuscirò mai.

Sono cresciuta senza di lei, il mio carattere è forgiato ormai, anche se ho tanto ancora da migliorare, quindi non posso essere la persona che lei desidera, quella che nella sua mente è sua figlia.

Probabilmente in questi anni ha immaginato come fossi, esattamente come io ho fatto in questi pochi mesi.

Non riesco ad immaginare quanto l'immagine che si è creata di sua figlia possa essere radicata nella sua mente. Temo non sarò mai all'altezza della sua immaginazione e non sono sicura di volerlo essere.

Mi piace la persona che sto diventando. Alle volte ho l'impressione di parlare di cose che non conosco, ma sono pronta ad imparare.

Ora che sono uscita dalla gabbia dorata dove ero segregata, sto scoprendo il mondo ed è sì difficile, ma quando superi le avversità, è anche tanto gratificante.

Tornare a casa la sera, dopo aver lavorato, oppure dopo aver terminato di seguire le lezioni, è piuttosto angosciante, soprattutto da quando sono andata a recuperare le mie cose, svuotando l'alloggio studentesco.

Tutti i miei averi ora sono imballati ed inscatolati. Ci sono anche tutte quelle cose che non avrei mai pensato di rivedere, perché erano rimaste a casa di mio padre.

Ora che lui è in prigione, sono potuta andare a casa e recuperare tutte le mie cose. Uscire da quella porta, lasciarmi alle spalle gli spazi in cui sono cresciuta, è stato doloroso. Ho sentito una grande emozione stringermi la gola, ma ho fatto di tutto per non piangere. Non volevo che Jillian si accorgesse di quanto tutto ciò mi facesse male.

Trovarmi tra quelle pareti, mi ha fatto tornare indietro nel tempo, facendomi rendere conto che, non importa cosa ha fatto, anche se lo disprezzo, ci sarà sempre una piccolissima parte di me che gli vorrà bene.

Mi ha cresciuta, mi ha dato il calore di una famiglia e mi ha insegnato ad amare e rispettare il prossimo, anche se certi insegnamenti, provenienti da lui, non hanno per nulla valore.

Eppure non ho mai voluto buttare via, cancellare, tutto quello che sono.  Non potrei nemmeno volendo.

Alla fine, mio padre non è solo stato trattenuto in centrale, ma direttamente trasferito al  Arapahoe County Detention Center, lo stesso centro di detenzione in cui mandarono il killer di Aurora, vicino al Centennial Airport, nella contea di Arapahoe.

Assoluta Perfezione. The Colorado Series #4 (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora