28 Adrian

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28 Adrian

Che cosa dovrei fare?

Non riesco nemmeno a capire che cosa sta succedendo. L'unica cosa che so è che ero sul punto di addormentarmi, dato che domani mattina mi devo alzare presto, quando è suonato il campanello.

L'ultima persona che mi aspettavo di trovare sulla soglia era Chelsea, con il capo chino e le spalle curve.

Ero pronto ad urlare contro lo scocciatore, dato che è mezzanotte passata, ma appena ho visto di chi si trattava, la rabbia è scivolata via, sostituita dalla preoccupazione.

Sono oltremodo sorpreso dal suo comportamento, nonché da quello che ha detto.

È appoggiata contro di me, come se non fosse più in grado di reggersi in piedi.

"Ohi!"

Non mi risponde, ma posso sentire che è gelata e trema.

"Entra prima che qualcuno ci veda. Non saresti dovuta venire qui."

La trascino dentro praticamente di peso, chiudendomi la porta alle spalle.

La sua espressione, quando mi volto, è quasi assente.

"Che cosa ci fai qui?"

Solleva un po' la testa, cercando di mettermi a fuoco nella penombra della stanza. L'unica luce arriva dal corridoio poco dietro di lei, motivo per cui non riesco a vederla bene in viso.

La sua voce, però, mi dice più di tutto. È bassa, priva di inflessione, stanca.

"Ti è mai capitato di arrivare ad un punto dove non ne puoi più? Dove saresti disposto a supplicare pur di far smettere qualcosa?"

"No, non mi è mai successo. Vuoi dirmi perché sei in questo stato? Siediti."

La afferro per il gomito e la trascino fino al divano, dove la obbligo a sedersi. Ho l'impressione che si tenga in piedi con la sola forza di volontà.

Non mi piace la sua espressione. È come se le fosse morto qualcuno.

Il gatto salta sul divano e strofina la testa sulla mano abbandonata lungo il suo fianco, che rimane immobile nonostante il suo amico peloso stia cercando le sue attenzioni.

"Chelsea, parla, di qualcosa! Che cosa è successo?"

"Non voglio pensarci." Solleva il capo, colpendomi con un'occhiata colma di dolore. "Sto impazzendo. Deve finire. Questi miliardi di pensieri, di domande, devono sparire. Sto impazzendo."

Mi afferra per i polsi, in una stretta decisa e più forte di quanto potessi immaginare. Ha gli occhi colmi di lacrime trattenute.

"Dimmi come farlo smettere."

Sembra così disperata che mi sento come se mi avessero appena dato un pugno nello stomaco.

"Non credo di poterti aiutare."

Non so davvero cosa fare. Io non so consolare le persone, io le faccio piangere, soprattutto le donne. Come dovrei fare per alleviare qualcosa che non so? Come posso anche solo pensare di lenire la sua pena?

Mi distraggo solo per un istante, ma è sufficiente per rimanere disorientato dal suo improvviso movimento.

Arretro di un paio di passi per allontanarmi dalle sue mani, ora premute sul mio petto, finendo contro il bordo della poltrona.

Mi sento catapultare all'indietro per colpa della sua spinta.

Sbatto la schiena contro i morbidi cuscini e ci metto qualche istante a capire che cosa è successo. Chelsea mi ha spinto all'indietro ed ora è a cavalcioni sulle mie gambe, la testa appoggiata contro il mio petto.

Assoluta Perfezione. The Colorado Series #4 (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora