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Premessa: ho eliminato i punti di vista di Theo ed Izzy per il semplice fatto che erano essenziali all'inizio della storia, mentre ora sono principalmente solo comparse.
Buona lettura!

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Pov Justin.

Papà guida in silenzio e a gran velocità, sull'autostrada che ci avrebbe condotto all'aeroporto.
Non ho ancora avuto il coraggio di parlare dopo ciò che mi ha riferito poco prima.
Ho la salivazione azzerata, il sangue mi ribolle nelle vene per la consapevolezza di essere stato ingannato dal mio stesso padre.

Stiamo davvero andando a New York? 1757 km distante da Miami. 1757 km distante da Nora.

Scuoto la testa ripetutamente. Ha addirittura convinto la piccola Chloe a stare al suo stupido gioco, ad essergli complice. Chissà cosa le ha promesso: giochi in quantità? Probabile.

<<Ferma la macchina>> dico a un certo punto con voce ferma.

L'uomo mi guarda con occhi severi dallo specchietto retrovisore. Chantal stringe di più le mani che ha incrociate sulle gambe e Chloe, la vedo con la coda dell'occhio, si volta verso di me con preoccupazione.

<<Ho detto ferma la macchina>> ripeto, vedendo che la mia frase non ha suscitato alcuna reazione nel guidatore.
<<Spero tu stia scherzando, Justin. Siamo nel bel mezzo di un autostrada>> risponde.

Io scherzando? No, non adesso papà. Non ho proprio un cazzo da scherzare in questo momento.

<<Mi hai ingannato. Mi avete ingannato tutti e due!>> dico rivolto anche alla donna. <<Addirittura Chloe papà? Sul serio? Ha 5 anni porca troia!>>. Questa volta il mio tono è decisamente più acuto.
<<Justin l'ho fatto per proteggerti, non lo capisci?>>

Proteggermi? Soffoco una risata prima di riprendere ad urlargli contro.

<<Da cosa? Se avessi voluto proteggermi mi avresti raccontato la verità su mamma e su Nora molto tempo fa, invece di lasciarmi all'oscuro di tutto per ventidue fottutissimi anni!>>

Sento la giugulare che sta per esplodere. Sono arrabbiato, deluso, e triste per non aver nemmeno salutato Nora a dovere.

<<Che cosa ne sapevo che ti saresti innamorato di tua sorella?>> urla mio padre picchiando una mano sul volante e facendo così, partire il clacson.

Deglutisco. Non l'ho mai visto così arrabbiato, ma cazzo, io, io dovrei essere su tutte le furie; lui dovrebbe solo chiedermi scusa per la stronzata che ha fatto, mentendomi per tutta la vita.

Lo vedo piuttosto alterato, ma non posso lasciar cadere così la conversazione. Non posso, e non voglio, fargli credere che lui possa manipolarmi come meglio crede.

<<Una volta a New York, me ne tornerò subito a Miami. Ho ventidue anni e decido io della mia vita>> sentenzio.
<<Ventidue anni solo solo un numero Justin!>> inizia, <<e poi, per cosa torneresti a Miami? Per scopare tua sorella?>>

Il disprezzo con cui lo dice, mi fa salire le lacrime agli occhi e riemergere ricordi che, forse, è meglio che io accantoni in un angolo.

<<Avrei almeno potuto salutarla>> sussurro a denti stretti.
<<Sì, su questo hai ragione. Avrei potuto parlartene con calma, ma sapevo che non avresti mai accettato di venire via con noi. Io e tua madre abbiamo pensato fosse meglio per tutti allontanarsi, soprattutto per te e Nora>>

Quindi anche Sabrina è al corrente di tutto ciò?
Non capisco come possano due genitori volere la separazione di due fratelli.

Sospiro con rassegnazione, prima di mandare un SMS alla ragazza che più mi manca in questo momento e dirle in che guaio siamo finiti.

Pov Nora.

I miei occhi continuano a fare avanti e indietro sullo schermo del mio Smartphone.

Da Justin:
Nessuno Chalet. Andiamo a New York. Papà vuole trasferirsi lì per sempre e anche Sabrina ne è al corrente. L'hanno fatto per allontanarci.

Gli occhi iniziano a pizzicarmi e so che da lì a poco potrei scoppiare in un pianto isterico ma liberatorio.

<<Che succede?>>

Izzy è ancora accanto a me. Le passo il cellulare e appena legge il contenuto del messaggio la vedo impallidire.

<<Non ci voleva proprio, o forse sì>>

La guardo accigliata, per capire se ho sentito davvero bene.

Anche lei mi fissa.
<<Insomma Nora, pensaci bene. Hai appena detto che dovete accettare la cosa, giusto? Stare lontani può farvi bene. Col tempo dimenticherete quello che siete stati...>>

<< ...ma non quello che siamo>> aggiungo con un sospiro.
Izzy ha ragione. Il fatto di non vedere più Justin, mi aiuterebbe a non pensarci e col tempo mi abituerei alla sua assenza riprendendo una vita, come dire, normale.

Ma almeno salutarlo? Dirgli... addio?
È davvero un addio?

Non so che fare. Sono presa dal panico e davvero non capisco come due persone adulte come John e mia madre abbiano potuto farci una cosa simile. Sicuramente è per il nostro bene, lo so. Ma... Justin mi manca ogni secondo di più.

All'improvviso mi alzo di scatto e mi affretto ad aprire l'armadio dove è riposta la valigia insieme alla quale sono arrivata qui, al college, quattro mesi prima.

<<Che fai?>> chiede Izzy raggiungendomi. Sono sicura che abbia già capito le mie intenzioni e che quella sia solo una domanda retorica.
<<Vado a New York>> rispondo con tranquillità.

Vogliono dividerci? Bene. Ma non senza che ci siamo salutati a dovere. Ho bisogno di dargli un ultimo abbraccio, di dirgli che è la persona più importante della mia vita, la più amata. Se devo dirgli addio, voglio farlo come si deve.

<<Scherzi vero?>>
<<Ti sembra che io stia scherzando?>>

In quel preciso istante, qualcuno bussa alla porta.
La mia amica va ad aprire e Theo fa il suo ingresso nella stanza.
Guarda un istante la sua ragazza, poi passa il suo sguardo su di me e sulla valigia che sto riempiendo.
<<Allora lo hai già saputo>> dice sedendosi poi sul letto più vicino. <<Non gli ha nemmeno permesso di salutarci>> sussurra.

Ci è rimasto male anche lui, è evidente, d'altronde è il suo migliore amico.
<<Vieni con me. Anzi venite entrambi, ci meritiamo un'ultima riunione di gruppo>> dico con le lacrime che, questa volta, sgorgano piene sulle mie guance rosate.

Theo ed Izzy si guardano. Lei appoggia le mani alla pancia, dove una piccola rotondità è appena visibile.
L'avrà detto ai suoi genitori? Non glielo ho nemmeno più chiesto, ma questo, al momento, è l'ultimo dei miei problemi.

<<Credo che dovresti andare da sola>> mormora Theo alzandosi in piedi. <<Cioè, mi piacerebbe venire con te, davvero, ma questa è una cosa che dovete risolvere tra di voi>>

Ascolto le sue parole in silenzio e annuisco. Probabilmente ha ragione, ma non sono pronta a dirgli addio.

Non ancora.

A Terrible Secret || J.B. {Conclusa} Where stories live. Discover now