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Pov Justin.

Un altro gol ed è fatta.
Penso questo e nel mentre mi faccio largo tra gli avversari, correndo in diagonale pronto a conquistare il pallone che al momento è tra i piedi di Malcom.
Gli urlo di passare e lui prontamente ubbidisce. Con un colpo di petto fermo la sfera rotante e mi avvicino alla porta, dove Nick, il grasso portiere dell'altra squadra, mi fissa con le mani a coppa e con sguardo minaccioso.
Sai che paura...
Sorrido, sono o non sono un attaccante? Sono o non sono quello che, senza vantarmi, la maggior parte delle volte segna?
Continuo a correre quindi, le urla della folla mi incitano a fare di più.
Chissà se anche Nora è lì a fare il tifo per me.
Sono a cinque metri dalla rete bianca, chiudo gli occhi, li riapro, prendo la mira e...
<<Gooooool>>
L'urlo dell'arbitro si leva nel campo da calcio, i miei compagni mi vengono incontro a braccia aperte e mi sollevano.
<<Bieber sei il nostro orgoglio>> esclama Stephan.
<<Dai ragazzi mettetemi giù>> dico ridendo.
E anche stavolta ce l'abbiamo fatta.

Dopo essermi fatto la doccia e cambiato, esco dallo spogliatoio e cerco Nora con lo sguardo. Non vedendola, cambio direzione e vado diretto agli alloggi. È domenica, niente lezioni, niente ragazza, niente di niente.
Ma, come spesso capita, ho pensato troppo in fretta. Infatti, la mia idea di non fare nulla tutto il giorno, svanisce non appena una figura famigliare mi si piazza davanti.
<<Papà? Cosa ci fai qui?>>
Non mi aspettavo di vederlo, ma ne sono davvero felice.
<<Ciao Justin, gran bella partita! Come sempre, sei il migliore>> esclama il più anziano venendomi incontro e stringendomi poi in un caloroso abbraccio genitoriale.
Mi era mancato quel contatto.
<<Allora, che ci fai qui? E dove sono le nostre donne?>> chiedo non vedendo ne la compagna di mio padre, Sam, ne la mia sorellina Jazzy.
<<Sono rimaste a casa. Chloe ha la febbre. Ma non preoccuparti, si riprenderà subito>> mi rassicura.
Mi dispiace per la piccola, sono così legato a lei, che sapere che sta male, fa soffrire anche me.
Accenno un sorriso e guardo mio padre. Ha dei jeans sbiaditi e una camicia a quadri. Devo dire che questo stile un po' trasandato gli dona molto.
<<Allora, mi fai fare un giro? Andiamo alla caffetteria dove mi hai portato l'anno scorso?>> domanda entusiasta. <<Dimmi che ci sono ancora quegli intrugli che sanno di cappuccino>>
Non posso trattenermi dal ridere nel sentirlo parlare cosi. Sembra un bambino, ma è semplicemente un padre che non vede l'ora di stare un po' con suo figlio.
<<Si chiamano frappuccini, papà. E sì, ci sono ancora, andiamo>>
Così dicendo, mi dirigo col mio vecchio verso la caffetteria del campus, felice che quella domenica da nullafacente si sia trasformata in una giornata in famiglia.

Pov Nora.

Seduta su una panchina del cortile adiacente il college, mia madre non fa altro che raccontarmi di quanto le piaccia il suo nuovo lavoro. Stando a quanto dice, si è licenziata appena io mi sono trasferita qui, ed ora è assunta a tempo indeterminato in un agenzia di viaggi.
<<È meraviglioso>> continuo a ripetere senza sapere cosa dire.
<<Oh, tesoro, scusa. Ti sto annoiando>> mormora lei soffocando una leggera risata.
<<No mamma, sono molto felice che tu ti trovi bene all'agenzia, davvero>> replico sinceramente.
La donna sorride, poi avvicinandosi di più a me sussurra <<dai raccontami in po' di quel ragazzo di cui mi hai parlato prima>>
Ci siamo. Perché le mamme diventano così insistenti quando si parla del sesso maschile? Non lo capirò mai.
<<Si chiama Justin, è al terzo anno di chirurgia e questo è...>>
All'improvviso mi blocco. Parli del diavolo...
I miei occhi si posano sul ragazzo che sta passando proprio di lì in quel preciso istante, in compagnia dell'uomo che ha tutta l'aria di essere quello che poco prima era seduto sulle gradinate del campo da calcio.
<<Eccoti qua Nora. Non ti ho vista alla partita!>> esclama il biondo sorridendo.
<<Ciao Justin. No scusa, ma ero con mia madre e sai... Come è andata?>>
<<Abbiamo vinto!>> esclama alzando in aria le braccia.
Rido per quel buffo gesto e gli faccio i miei complimenti.
<<Comunque, questo è mio padre, John Bieber>>
L'uomo porge la mano a me e mia madre ed entrambe ci presentiamo.
<<E lei è mia madre, Sabrina Evans>> dico io.
<<Salve, molto piacere>> sussurra mia madre, guardando prima l'uomo poi il ragazzo. Non so per quale motivo, ma mi sembra di sentire la sua voce spezzarsi.
Cancello immediatamente quel pensiero e mi alzerei volentieri, se non fosse che le mani dei nostri genitori sono ancora attaccate. Sollevo quindi lo sguardo verso di loro e noto uno scambio di pupille abbastanza imbarazzante.
Anche Justin lo nota e alza un sopracciglio, confuso.
A quel punto tossisce.
<<Ehm, beh, noi stiamo andando in caffetteria, vi unite a noi?>> domanda John.
Sto per dire di sì, che ci piacerebbe molto, ma la voce di mia madre mi impedisce di proseguire.
<<No! Cioè.. Mi piacerebbe, ma io amore devo scappare, ho il treno alle otto e devo tornare in albergo>> mormora gesticolando e guardandomi nelle palle degli occhi.
Guardo l'orologio, pensando che siano già le sette o una cosa del genere se all'improvviso ha tanta fretta, ma mi ricredo appena vedo le lancette affermare il contrario.
<<Mamma sono appena le cinque e mezza>>
<<La prego, Sabrina, resti con noi>>
La voce di John si intromette nella conversazione tra me e mia madre, inaspettata; e di nuovo da il via a quello scambio di sguardi che trovo del tutto inappropriato.
<<Davvero, devo andare, così mi faccio anche una doccia>>
Con queste parole, mi da un bacio veloce sulla guancia e se ne va come una saetta.
Chissà perchè tutta questa fretta.
<<Quindi tu, sei la ragazza di Justin?>>
Aspetta, cosa? Ragazza? Io..
<}Ehm, no, direi più amici>> rispondo diventando leggermente rossa sulle guance.
<<Oh, peccato>> sussurra l'uomo. <<Sembri una brava ragazza, e invece mio figlio non lo è. Non ci sa fare con le donne, magari gli faresti mettere la testa a posto>> borbotta.
Sono sempre più confusa. Credevo che solo mia madre fosse pazza, invece ho la prova che non è la sola.
E comunque... A me non sembra che suo figlio sia poi così male, anzi.
Sento Justin ridere e lo vedo dare una pacca al padre.
<<Beh, è stato bello conoscerla signor Bieber>>
<<Chiamami John>> si affretta a dire lui.
<<Okay, John. Adesso mi ritiro in camera a studiare e a vedere se Izzy è tornata>>
Così dicendo, do un bacio a Justin sulla guancia e mi allontano da lì il più velocemente possibile.

Una volta a debita distanza, sto per riprendere fiato, quando poco lontano noto Theo e Izzy camminare l'uno accanto all'altra. Ma ciò che mi fa saltare il cuore alla gola, sono le loro mani intrecciate.
Finalmente, penso.


A Terrible Secret || J.B. {Conclusa} Where stories live. Discover now