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Pov Nora.

Con le mani tra i capelli, mi chiedo per la milionesima volta, come sia potuto accadere.
Perchè proprio a me?
Nella mia mente non fanno altro che susseguirsi immagini di Justin che mi sorride, che mi accarezza, che mi bacia, che mi... tocca.
Dio, perchè? Perchè hai scelto di far soffrire noi a questo modo, cazzo?
E più penso a quanto siamo stati bene insieme, più piango capendo che, con lui, non sarò felice mai più.
In sostanza, la sua presenza, la sua vicinanza mi ha solo rovinato la vita, e lo odio per questo, anche se non ha nessuna colpa, lo odio comunque. Perché non doveva essere lui mio fratello, non doveva. Con tutti i miliardi di ragazzi che ci sono al mondo, proprio Justin?

I miei singhiozzi ormai rischiano di soffocarmi, ma non posso fare a meno di smettere di piangere. Non ho nemmeno la forza di alzarmi dal marciapiede su cui ho fatto una sosta; ho corso per circa tre chilometri senza mai fermarmi e per arrivare al college manca ancora molto, ma le mie gambe chiedono pietà.
Le macchine mi sfrecciano accanto come saette, probabilmente i guidatori penseranno che sia una puttana o una barbona in piena crisi d'identità. A parte le prime due supposizioni, la terza è assolutamente vera.

Chi sono io ora?

Nora Walker o... Nora Bieber?
Il solo pensare a quel cognome mi fa salire la nausea.
Mia madre ha mentito a tutti. Avrebbe dovuto dircelo molto tempo prima, sia a me, che a John, il quale lo avrebbe dovuto dire a Justin. Invece no, ci ha tenuto all'oscuro di tutto, facendo credere a me di avere un padre ubriaco e drogato chissà dove, e a John di avere solo un figlio.

All'improvviso, nel bel mezzo del silenzio più assoluto, il mio cellulare inizia a squillare. Non voglio parlare con nessuno al momento, ma lo estraggo dalla borsa solo per vedere chi è.
Stringo di più le mie dita attorno all'oggetto, nel vedere il suo nome sullo schermo.

Che diavolo vuole? Dopo quello che ci hanno appena raccontato, ha davvero la forza di reggere una conversazione con me, la ragazza che ama come dice, ma che è sangue del suo sangue?
Beh, complimenti. Io non ci riesco.
Così, spengo lo smartphone e lo butto nuovamente all'interno della tracolla nera, intenta a non accenderlo fino alla mattina seguente.

Guardo l'orologio che ho al polso, uno splendido regalo di Natale fattomi da mia madre qualche anno fa e, siccome le lancette segnano le 22.15, decido di alzarmi e incamminarmi a piedi verso il college. In un' ora e mezza dovrei arrivare.
Non vedo l'ora di sfogarmi con Izzy.

Pov Justin.

Merda.
<<Perché non rispondi Nora? Dove sei finita?>> sussurro tra me e me, una volta che lei ha riattaccato.
Riprovo, ma questa volta il cellulare è staccato.
Vorrei poterle parlare di quello che è appena successo, e dirle che comunque i miei sentimenti per lei non sono mutati e non cambieranno mai.
Io la amo cazzo, e chi lo sapeva che eravamo fratelli? È colpa nostra? No, no e ancora no.

Con rabbia ed energia, sferro un pugno contro la mensola posta sopra il mio letto, facendo cadere qualche libro e qualche soprammobile di quando ero bambino, ferendomi, come se non bastasse, le nocche della mano, le quali subito si arrossano per via della botta presa.
Capisco che lei sia sconvolta, lo sono anche io, ma..
Sospiro, ripensando alle notti d'amore che abbiamo passato insieme, ai nostri sguardi e sorrisi mentre eravamo un'unica anima.

Perché sei mia sorella Nora, perché?

Ancora rosso in volto, decido di chiamare Theo e raccontargli tutto, magari ha qualche consiglio da darmi.

***

<<Merda, che guaio>>
Il commento del moro non mi fa certo sentire meglio.
<<Quando mi sono innamorato di lei non sapevo che fosse mia sorella. Mi sono innamorato della ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi, determinata e...>> sbuffo <<Theo cosa devo fare?>>

Dopo interminabili secondi di silenzio, il mio amico riprende a parlare, ma la sua frase mi lascia senza parole.
<<Devi dimenticarla Justin, almeno per un po'>>
Dico, ma ha capito quello che gli ho detto o è diventato idiota all'improvviso?
<<Theo stai scherzando spero..>>
<<No, affatto. Non so quanto voi stiate soffrendo, ma lo posso immaginare, e di certo correrle dietro non è la soluzione. È tua sorella, avete gli stessi genitori, non..>> fa una pausa, forse per trovare le parole giuste da dirmi. <<Justin, io ti voglio bene, ma davvero, lasciala andare.. Non puoi fare niente per sistemare le cose, è andata così e non potete più tornare indietro a quello che eravate. Mi dispiace>>

So che ha ragione, lo so, ma come farò a fare finta di niente quando la vedrò camminare a passo spedito nei corridoi della facoltà? Come farò a ignorarla quando il mio cuore non desidererà altro che stringerla tra le mie braccia e baciarla?
Inspiro, facendo entrare un po' d'aria nei polmoni, rassegnandomi.
<<Hai ragione>> dico a Theo <<ormai, io e lei, non siamo più niente fuorché fratelli>>
Pronunciare quelle parole mi provoca dentro una strana sensazione: non sono ancora pronto per pensare a lei come parte della mia famiglia dato che, fino ad ora, la mia unica sorella è stata la piccola Chloe.

Dopo aver salutato il moro, poso il telefono sul comodino accanto al letto e mi addormento con mille pensieri per la testa e piccole gocce salate che minacciano di rigarmi le guance.

Pov Nora.

È da un'ora che ho ripreso a camminare e ancora del college nessuna traccia.
Non posso essermi persa. Accendo nuovamente il cellulare e controllo su google maps il punto in cui mi trovo.
Come temevo ho sbagliato strada: invece di svoltare per Becket Street, ho preso quella parallela.
Quindi torno indietro, decisa a imboccare la strada corretta e, nonostante le mie gambe siano a pezzi e necessitino di un letto, mi impongo di camminare a passo sostenuto per fare più in fretta.

Passa un'altra mezz'ora e il mio fiato sta per esaurirsi, così mi fermo accanto ad un bar ancora aperto, ma senza la minima intenzione di entrare.
<<Nora?>>
Mi volto sentendo chiamare il mio nome alla mia sinistra e noto un'auto nera rallentare e accostare affianco a me.
Guardo all'interno e il mio cuore tira un sospiro di sollievo.
<<Matthew! Grazie al cielo sei tu>> dico riconoscendo al volante il mio compagno di corso, nonché vicino di stanza insieme a Lucas.
<<Ti serve un passaggio?>>
<<Magari, stai andando al college?>>
Lui annuisce, facendomi cenno di montare su.
<<Cosa ci fai in giro da sola a mezzanotte passata e per di più il giorno di Natale?>>
Feci una smorfia, non avevo per niente voglia di ritirare fuori la questione e per di più di parlarne con lui, nonostante non c'entrasse assolutamente nulla.
<<Storia lunga. Diciamo.. una cena di Natale finita male>>
Matthew mugugnò qualcosa di incomprensibile, ma non ci feci troppo caso. Ero troppo stanca per pensare e anche per parlare.

Una volta arrivati al college, ringraziai il mio tassista personale e feci per aprire la porta della mia stanza, ma lui mi blocco.
<<Nora sembri sconvolta, vorrei poterti fare compagnia>>
Sembrava molto un tentativo di abbordaggio, ma in effetti un po' di compagnia mi avrebbe fatto bene. Non volevo vedere nessuno, è vero, ma Izzy non sarebbe tornata prima di due giorni e una distrazione da ciò che era appena successo sarebbe stata la soluzione alle mie angosce.
<<Entra pure>> dissi accennando un sorriso, aprendo la porta con la chiave.
Il ragazzo si tolse la giacca e la posò delicatamente sulla sedia davanti alla scrivania, mentre io dal canto mio mi tolsi cappotto e scarpe e mo gettai a peso morto sul letto.
In men che non si dica, lui si avvicinò a me, per poi stendersi e avvolgermi in un abbraccio consolatorio.
Io a mia volta ricambiai l'abbraccio, annusando così la sua fresca colonia e osservando il suo viso coperto da un leggero accenno di barba.
Nel complesso era un ragazzo carino e dai modi gentili, ma nulla in confronto a Justin.
<<Grazie>> sussurrai sul suo petto prima di cadere addormentata tra le sue braccia.

A Terrible Secret || J.B. {Conclusa} Where stories live. Discover now