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Piccola nota: Sabrina e John sono la mamma di Nora e il papà di Justin.

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Pov Sabrina.

Seduta al tavolo del bar, nel quale mi sono fermata dopo essere uscita dall'ufficio, ripenso all'ultima chiamata di mia figlia. Ho sempre saputo che prima o poi sarebbe successo, ma speravo con tutto il cuore che non accadesse mai. Per lo meno, non dopo essermene andata di casa con lei ancora grande come un fagiolo, custodito nel mio, a quel tempo, invisibile ventre di madre.
Quando si dice la coincidenza..
Certo sì, le coincidenze accadono e sono a volte bellissime, altre volte orribili. Questa coincidenza direi che tende più verso la seconda opzione.
Con il viso tra le mani, scuoto la testa ancora incredula, e mi torna alla mente il viso di quell'uomo che non rivedevo da vent'anni.
John.
È tale e quale a come lo ricordavo. Non è invecchiato di una virgola. Sempre robusto ma allo stesso tempo atletico, con quel pizzetto sbarazzino che lo rende affascinante agli occhi di qualsiasi donna gli passi accanto.
E il carattere, ah sì, quello anche è rimasto tale quale. Provolone come all'epoca.
E solo ora, ripensando al coraggio che ha avuto nel domandarci di entrare con lui e con Justin in caffetteria, mi fa salire i nervi. Possibile che sia stato così sfacciato? Dopo tutto quello che... è successo.
Ma non mi importa. Oh no, non me ne importa un fico secco di averlo rivisto.
Mi importa invece di aver rivisto il ragazzo. Dio come è bello, come è cresciuto.
Una morsa mi si stringe intorno al cuore ripercorrendo i lineamenti del suo viso.
E ci credo che a Nora piace..
Aspetta, cosa?
Nora stava parlando di lui! No, no è impossibile. È assolutamente impossibile e inaccettabile.
Di scatto mi alzo e nel farlo urto il tavolino in plastica rotondo sul quale è posata la tazzina di caffè, che, ovviamente, si rovescia facendo sgocciolare il liquido marrone fin sul pavimento.
Mi sento gli occhi di tutti puntati addosso, così afferro i tovagliolini posti poco più in là e mi chino a terra pronta a pulire.
Che vergogna, una donna di quarant'anni sbadata e con la testa fra le nuvole, ecco cosa sono! Stupida, stupida, stupida.
<<Signora lasci stare, ci penso io, non si preoccupi>> esclama una voce gentile alle mie spalle. Mi volto ed è il cameriere che mi ha servito circa due ore prima.
Cavolo, sono stata davvero per due ore in questo bar a pensare? Assurdo. È proprio ora di tornare a casa.
Quindi lo ringrazio, gli do qualche spicciolo come mancia ed esco frettolosamente, avvolgendomi alla bene e meglio nella sciarpa color borgogna regalatami da Nora lo scorso Natale.

Una volta a casa penso al da farsi. Perché qualcosa devo pur fare, non posso certo starmene con le mani in mano e aspettare che Nora si innamori di Justin.
All'improvviso un pensiero sconvolgente affiora nella mia testa: e se fosse già successo? Se si fosse già innamorata di lui? E ancora peggio, se lui ricambiasse i sentimenti?
Scuoto la testa negando tutto ciò.
No, no. Mia figlia è una brava ragazza, lo è sempre stata. Da quant'è che mi ha detto di Justin? Un mese? Sì, più o meno sì, quindi non c'è pericolo. Non è di sicuro successo nulla tra quei due.
Cerco di convincermene profondamente, e, non so come, ci riesco.
Però ora devo pensare alla questione. Che fare? Devo avvertire John, questo è poco ma sicuro, e dirgli quello che avrei dovuto dirgli vent'anni fa.
Afferro il telefono e scorro la rubrica fino a leggere il suo nome. Mi tremano le mani, ma devo farmi forza.
Mi siedo sul letto e mi mordo il labbro.
Perché è successo proprio adesso? Perché è successo e basta?
Okay, Sabrina, ora calmati. Respira e premi il tasto verde.
E così faccio, sperando in cuor mio che il numero sia sempre quello.

Pov John.

Sono solo in casa quando, fuori dalla finestra, un fulmine squarcia il cielo facendomi fare un piccolo saltello.
Ci mancava solo il brutto tempo. Perfetto, proprio ora che avevo appena finito di vestirmi per andare a correre. Sì, il meteo non è dei migliori, c'è qualche nuvola sparsa, ma niente mi ha mai impedito di andare ad allenarmi, a parte la pioggia.
Sbuffando, mi siedo sul letto e mi spoglio, per poi mettermi una tuta comoda e scendere in cucina a bere un goccio di té.

Una volta finito, metto la tazza nel lavandino e mi dirigo in garage, dove da qualche giorno mi sta aspettando la nuova mensola, sulla quale avrei posato i vari attrezzi da giardinaggio e i sacchi di terra.
Ho sempre amato prendermi cura del cortile fin da quando ero bambino, ed ora che ho una villa, non ho intenzione di assumere nessun giardiniere che mi rovini le aiuole. Farò tutto da solo. Il tempo libero, nonostante sia un architetto, non mi manca, perciò..

Ed è proprio mentre sto spostando alcuni scatoloni per fare un po' di spazio, che urto involontariamente il cofano dell'auto di Chantal, facendo così cadere lo scatolone che era in cima alla pila che tenevo in mano.
Borbottando quanto quell'auto sia nei piedi nonostante sia al suo posto, mi abbasso a raccogliere il contenuto rovesciato.
Il mio cuore perde un battito nel vedere le foto che si sono sparpagliate sul pavimento unto e sporco di benzina. Con un po' di incertezza allungo la mano per prenderne una e mi perdo, per attimi che sembrano non finire più, negli occhi celesti e profondi di Sabrina. Tiene in braccio Justin, un frugoletto di appena un anno, mentre io li abbraccio entrambi sorridendo.
Scaccio ogni sorta di pensiero che sta cercando di riaffiorare dentro di me, e rimetto tutto nello scatolone, per poi tornare in casa senza aver montato nessuna mensola.
La vista di quelle foto, dimenticate da anni, mi ha fatto una certa impressione.

Proprio quando mi siedo sul divano, ancora pensieroso e perplesso, il mio cellulare inizia a vibrare nella tasca dei miei pantaloni.
Un numero sconosciuto appare sullo schermo. Sono quasi deciso a riattaccare senza rispondere, ma il buon senso mi suggerisce che potrebbe trattarsi di una chiamata di lavoro.

<<Pronto?>>
Al di là della cornetta, non si sente nessuno. Penso subito ad una qualche pubblicità o a qualche stupido scherzo.
<<Se è una pubblicità non mi interessa, se è uno scherzo ancora meno>> dico in tono un po' duro. Non sopporto le scemenze.
<<Ciao John..>>
Quella voce. È un flebile sussurro ma assolutamente riconoscibile.
<<Sabrina..>>
Deglutisco nel pronunciare il suo nome. Perchè mi ha chiamato?
<<Sì, scusa se ti disturbo. Credimi, avrei fatto a meno di chiamarti, ma ti devo parlare>>
Dal suo tono di voce sembra una questione della massima importanza. Anche se sono passati molti anni da quando lei ha varcato la soglia di casa per non fare più ritorno, non ho mai smesso di volerle bene.
<<Stai bene? È successo qualcosa?>> domando alzando il busto dallo schienale.
<<Io sto bene, ma volevo parlarti di Nora e Justin>> mormora.
<<Dimmi pure>>. Sorrido ripensando a quella ragazza, vista solo qualche giorno prima, in compagnia della donna nel cortile universitario. Justin ha sempre avuto ottimo gusti per le ragazze, peccato non siano durate mai più di un mese.
<<Lei non fa altro che chiedermi se io e te ci fossimo già conosciuti. Ha intuito qualcosa, John, capisci?>>
In realtà no, non capisco perchè si allarmi a quel modo.
<<Quindi?>>
<<Quindi? John, Justin è nostro figlio! Te ne sei forse dimenticato?>>
Quelle parole mi offuscano gli occhi. Me ne ricordavo benissimo certo, ma sentirselo dire da lei, la madre, dopo così tanti anni, fa un certo effetto.
<<Lo so che è nostro figlio Sabri>> dico alzandomi e facendo vagare la mente a quei ricordi ormai lontani, meravigliato da me stesso per averla chiamata di nuovo con quel soprannome.
<<Nora è attratta da Justin>> aggiunge poi lei.
In un certo senso lo avevo intuito, e mi pare che pure mio figlio sia attratto da lei. Il che è un problema sì, perché hanno entrambi la stessa madre.
<<Mmh... Sarebbero fratellastri quindi. Poteva andare peggio>> rispondo cercando di sdrammatizzare.
Ma la donna non la prende sul ridere, e ha ragione.
<<Stai scherzando vero?>>, mi rimprovera quasi urlando. <<E poi comunque...>>
Sta per aggiungere qualcosa, ma improvvisamente si blocca. Passa qualche secondo prima di risentire un suo sospiro sull'altra linea.
<<Cosa..? Comunque cosa?>>
Quando risponde la sua voce è strozzata e il mio cuore perde inizialmente un battito, per poi cominciare a correre come un treno.
<<Anche Nora è tua figlia>>

A Terrible Secret || J.B. {Conclusa} Where stories live. Discover now