casa dolce casa

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17:10

È giunto il giorno della partenza e sto portando la valigia fuori da casa accompagnata da mia mamma. Guardo oltre al cancello e vedo il Range Rover nero, a me tanto famigliare, perché è la macchina di Leonardo che un giorno ho dovuto rubare, per potermi salvare dalla specie di maniaco che era in lui; è incredibile cosa l'adrenalina mi aveva portato a fare quel giorno. Oggi Marco si è offerto ad accompagnare me e Davide in aeroporto ed è passato prima a prendere Davide e poi me e mamma, che anche lei voleva stare con noi fino alla fine. Ha tre macchine diverse e non capisco perché ha scelto quella del figlio. Bah. Mia madre sale nel posto del passeggero, mentre io sistemo la valigia nel baule, per poi sedermi nei posti anteriori, dove trovo seduto il mio bellissimo ragazzo.
<Ehi> dico sedendomi, prendendogli la mano fra la mia e lasciandogli un bacio sulla guancia <Sei felice di partire?> chiedo guardandolo negli occhi.
<Si> risponde con un sorriso a labbra strette e io so che gli mancherà questa città e specialmente il suo migliore amico e il resto della compagnia.
<So che ti mancherà Andrea... Anche a me mancherà... Specialmente le ragazze> ammetto. Le ho salutate dopo aver pranzato oggi e già ne sento la mancanza.
<E tua mamma non ti mancherà?> irrompe mia mamma.
<Si mamma, è scontato che mi mancherai e anche tu Marco...> dico guardando lo specchio retrovisore centrale che mi fa vedere una parte di volto di Marco che sorride. Gli voglio tanto bene, lo devo ammettere e il mio rapporto con lui è diventato più forte durante i miei giorni passati qua.
<Anche tu mancherai... è dura lasciarti andare, ma la cosa che ci solleva è che ti lasciamo in buone mani e speriamo di vedervi più spesso ritornare qua> espone Marco mentre guida e io stringo la mano di Davide mentre lui mi guarda. Effettivamente sono veramente in buone mani, se anche i miei genitori lo ammettono... Il termine "genitori" ancora non lo uso a voce, ma ormai, presto Marco diventerà mio padre e io mi sto solo abituando ad avere la consapevolezza, che da ora in poi, saranno in due.
<Vedremo ogni tanto di mettere da parte gli impegni, per poter ritornare giù> annuncia Davide.
<Bene> conclude mia mamma, appoggio la testa sulla spalla di Davide e continuiamo a conversare fino a quando arriviamo in aeroporto.
Prendiamo i nostri bagagli e diamo a entrambi, il nostro ultimo saluto. Mi avvicino a Marco e lo abbraccio.
<Sono contento di dove sei arrivata, fai sempre del tuo meglio per arrivare in alto... Okay?> dice con premura, io sorrido e annuisco, lui mi lascia un dolce bacio sulla fronte <Mancherai Mih> conclude accarezzandomi i capelli. Perché questo uomo non poteva essere realmente mio padre sin dalla nascita? È una persona meravigliosa...
<Anche tu> ammetto dandogli un'ultimo abbraccio. Mi giro verso Davide che abbraccia mia madre, lei gli accerchia il volto con le mani e dice <Mamma, quanto sei bello... Spero che chiederai presto a mia figlia di sposarti> e Davide sorridendo imbarazzato abbassa la testa.
<Ehm mamma, basta... Diciamo che questo argomento lo hai ripetuto tante volte durante questa settimana e credo che siano sufficienti, eh?!> dico avvicinandomi a lei, per salvare Davide. Mia madre è fissata con questo discorso; gli sta bene che convivo con Davide, ma preferirebbe che fossimo sposati e io questo non gli e lo posso assicurare, perché non lo so, ho ancora tantissime cose da conoscere su Davide, prima di poter fare quel passo importante, che mi legherà a lui per tutta la vita.
<Va bene, ma mi farebbe piacere avere presto questa notizia> espone stringendomi a se e io inalo il suo odore dolce, che sa di qualche agrume e me ne beo per qualche istante <Amore mio, mi mancherai tantissimo> sussurra lasciandomi dei baci sulla guancia.
<Anche tu mamma> sussurro guardandola negli occhi <Dai è ora di andare> dico staccandomi prima che qualche lacrima mi sfugga al mio controllo e mi righi il volto. Io e Davide prendiamo le valige, salutiamo con la mano e ci dirigiamo verso l'entrata dell'aeroporto per poter fare il check-in e partire, lasciandoci di nuovo alle spalle questo paese.

09:30 p.m.

Finalmente io e Davide ritorniamo alla nostra vita a Londra e io sono emozionata, perché questa città cosmopolita, mi è mancata tantissimo. Mi sono rilassata tantissimo quando sono stata a Monaco di Baviera e anche quando ero a casa mia a Pesaro, accerchiata dalle persone a cui voglio più bene, ma non del tutto tranquilla, perché mi stavo portando dentro tante preoccupazione che non hanno intenzione tutt'ora di abbandonare la mia mente, ma almeno qua a Londra mi sento più al sicuro, perché sono lontana da quel passato che in qualche modo, vuole continuare a far parte del mio presente. Guardo fuori dal finestrino del taxi, che ci sta portando nella via di casa nostra e mi perdo a guardare una Londra che ormai ho imparato a conoscere, ma che ogni volta che la guardo, sembra la prima volta che sono arrivata, con gli occhi pieni di ammirazione per la meraviglia della struttura delle case e di questa città che è sempre in movimento, che non conosce le parole "stop" o "pausa", perché è molto frenetica. Io la amo, anche se ha un tempo molto instabile, ma è una città che sa farsi perdonare, perché ha tanto da offrire per passare il tempo. Il taxi parcheggia davanti casa nostra, gli do i soldi per la tratta fatta più la mancia, scendo seguita da Davide che va a prendere le valige che si trovano nel baule, salutiamo e ringraziamo il tassista poi ci dirigiamo verso la porta di casa. Davide apre la porta e io entro lasciando la valigia all'entrata. La prima cosa che avverto è l'odore che rilascia la cera delle candele profumate e del liquido contenuto nel profumatore con bastoncini che rilascia una fragranza molto piacevole di vaniglia. Mi guardo intorno e mi fa piacere vedere che la casa, è ancora pulita e sistemata come l'ho lasciata; ovviamente nessuno l'ha utilizzata, quindi è ovvio che rimanga intatta.

<Ah finalmente a casa> trillo buttando un sospiro <Devo ammettere che mi è mancata tanto.> dico appoggiando il giubbotto nell'attaccapanni.
<Già, anche a me> afferma dopo aver appoggiato il suo giubbotto nell'attaccapanni, per poi appoggiare la sue mani sulle mie spalle <Ma mi è mancato di più stare da solo con e te> prosegue lasciandomi un bacio delicato sul collo, che innesca piccoli brividi lungo la mia schiena, mi giro dalla sua parte e alzandomi sulle punte gli lascio un bacio sulle labbra <Sembra incredibile, ma siamo riusciti a sopravvivere contro i nostri parenti> ammette sorridendo.
<Si... Mamma mia che natale> farfuglio coprendomi il viso con le mani strofinandomi gli occhi <Sapevo che sarebbe stato interessante, ma non fino a questo punto, poi quando ripenso a tutte le notizie che ci hanno dato i nostri genitori...> espongo <Tu che avrai un fratello o una sorella, io che avrò un fratellastro non desiderato, perché mia madre si sposa con Marco... è assurdo...> commento appoggiando le mani sulla mia testa.
<Infatti... stento ancora a crederci...> ammette serio.
Non ho ancora avuto l'occasione di parlagli di quella specie di dialogo avvenuto fra me è Mirko in discoteca, questo perché non ho voluto farlo preoccupare per una cosa che chissà quando succederà... non so se è meglio diglielo o evitare in questo momento.
<Comunque dato che finalmente siamo a casa nostra> dice con voce bassa abbassando la zip della mia felpa nera <E sono dodici giorni che aspetto di stare solo con te...> continua inserendo le sue mani sotto la mia maglia, perquisendo con un tocco delicato la mia pelle <Direi che è tempo di recuperare il tempo perso.>
<E se io non ne avessi voglia?> chiedo provocatoria, incrociando le braccia al petto.
<Miriam, non riniziare, mi hai già tenuto in astinenza anche fin troppo> replica corrugando la fronte.
<Penso che mi siano arrivate le mie cose> dico con un sorriso che stento a trattene, se non si era capito amo farlo dannare, perché fa delle espressioni che mi fanno ridere troppo.
<Miriam, conosco meglio io il tuo ciclo rispetto a te!> dichiara ed è difficile ammetterlo, ma è vero, io solo grazie ad una app sul cellulare riesco a ricordami quando deve arrivarmi il mio "periodo rosso" altrimenti sarei spacciata, perché non mi ricorderei mai la data d'inizio <Ho capito, hai voglia di scherzare, vieni qui!> esclama issandomi sulla sua spalla come se fossi un sacco di patate e la cosa mi fa sfuggire una fragorosa risata <Mi sa che qualcuno qua, ti deve dare una lezione> esorta dandomi una pacca sul sedere mentre si dirige verso la camera da letto e mentre cammina, ho una bella visuale del suo lato B; non tutte le donne lo ammettono, ma anche a noi, piace guardare i fondo schiena dei maschi, a maggiore ragione se sono belli.
<Davide mettimi giù> dico con quel poco fiato che ho in gola, perché il resto l'ho perso ridendo e improvvisamente, mi ritrovo a rimbalzare distesa nel letto morbido.
<Allora...> dice con voce profonda, togliendosi di dosso la maglia verde di lana che indossa, scoprendo ai miei occhi il suo fisico marmoreo, che è un'illuminazione divina ai miei occhi, perché non me lo ricordavo così tanto perfetto <Cosa devo fare con te> domanda in modo provocante e senza che io colleghi la bocca al cervello pronuncio <Qualunque cosa tu voglia...>
<Vieni qua> esorta sorridendo, sdraiandosi sopra di me, lasciando che le nostre labbra si uniscano, per assaporare ognuno il sapore dell'altro, innescando poi un passione, che mi riaccende ogni terminazione nervosa, che aiuta a pompare il sangue lungo le mie vene, facendomi sentire più viva che mai ed è una sensazione bellissima, che diventa indescrivibile, quando raggiungo l'apice del piacere.
<Mi sei mancato tanto...> sussurro con il respiro affannato, mentre guardo il suo volto inumidito di sudore con i il suo ciuffo di capelli che gli ricade sulla fronte, che lo rende magnifico <Mi è mancato quello che riusciamo a darci a vicenda e quello che siamo e creiamo, solo quando stiamo insieme.>
<Anche a me è mancato il nostro noi.> conclude e io lo abbraccio lasciandomi cullare dal tocco delle sue mani forti, ma che con me sanno essere delicate sulla mia pelle.

The suitcase full of dreamsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora