cose inaspettate

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08:30
La sveglia suona e mi fa prendere uno spavento. Perché non mi ricordo mai di cambiare quella suoneria? Ma la vera domanda è: perché una sveglia è fissata per quest'ora... Cioè non devo andare da nessuna parte e il lavoro non l'ho piu ... Ah ora capisco... Non ho ancora tolto la sveglia impostata per l'ora in cui solitamente mi preparavo per andare a lavorare. Ormai sono sveglia e so che non riprenderei sonno facilmente...  Beh, a questo punto, preferisco alzarmi, voglio andare a fare la colazione in una bar dove lavora il mio migliore amico, perché ho tanta voglia di vederlo e parlagli, è decisamente passato un po' di tempo dall'ultima volta che l'ho visto. Mi stropiccio gli occhi e dopo essermi stiracchiata, mi dirigo in bagno a prepararmi.

9:15
Ho messo un vestito bianco e delle ballerine beige. Mi sono truccata con solo del mascara e correttore e i capelli sono sciolti. Amo la sensazione di avere i capelli sciolti, in un certo senso mi fanno sentire libera, femminile in ogni caso e si sà che è l'ornamento più ricco di una donna. Esco di casa e decido di andare a piedi perché non è tanto lontano da casa mia.
Una volta arrivata, entro dentro il bar e intravedo due bei ragazzi muscolosi dietro il bancone e mi dirigo a sedere davanti a loro. 
<Miriam ,wow, che piacere vederti> dice Andrea notandomi e avvicinandosi a me salutandomi con un abbraccio.
<Hey> dico ricambiando l'abbraccio. Lui è il mio migliore amico, ed è un bel ragazzo di 22 anni, alto, occhi verde scuro e capelli biondi tendenti al castano, che ho conosciuto alle superiori.
<Già! Veramente un piacere alla vista rivederti> dice Davide guardandomi in modo un po' famelico, leccandosi le labbra, standosene dietro il bancone. Con lui non ci ho mai parlato più di tanto, perché non fa altro che provarci, però so che è un bravo ragazzo, ma non fa per me per una vastità di motivi...
<Davide per favore non fare il pervertito anche sul posto di lavoro, è poco professionale> dico con un sorriso ironico e lui si mette a ridere. <Dai fai qualcosa di buono e preparami un cappuccino, per favore> dico sorridendo, perché non riesco a essere seria con lui. 
<Solo perché mi hai detto per favore.> dice accigliandosi e conclude con un bacio volante. Io sospiro scuotendo la testa cercando di trattenere un sorriso che si posa sulle mie labbra per via del suo gesto, mentre lui si mette all'opera davanti alla macchinetta che prepara il caffe.
<Allora?> chiede Andrea richiamando la mia attenzione <C'è qualcosa di nuovo che mi vorresti dire?> e io mi stupisco, perchè questo ragazzo è un mentalista o forse alcune cose si sono sparse in citta e lui lo è venuto a sapere da altri che per esempio ho lasciato il lavoro... Insomma, Pesaro è una città piccola e si fa presto a sapere i fatti degli altri.
<In realtà si, ho un po di cose da raccontarti...> dico con un grande sorriso. Nel frattempo Davide mi porge davanti la tazza di cappuccino e di fianco una brioche al cioccolato e io lo guardo confusa perché non gli ho chiesto la brioche.
<È tutto offerto dalla casa tesoro> dice prendendomi la mano e dandole un bacino. Io non so che gli prende oggi a questo ragazzo, solitamente non fa cose così e la cosa mi rende confusa e felice allo stesso tempo. Andrea se la ride e dice al ragazzo di smetterla di provarci e gli suggerisce di andare a trovarsi qualcosa da fare. Io guardo il cibo che ho davanti ed è così invitante che comincio la mia colazione e nel frattempo, racconto tutto ciò che è successo la scorsa settimana dal licenziamento, alla decisione di partire questa settimana per Londra e parlando del trasferimento, Andrea mi ha consiglia varie cose da fare per poter partire e trovare subito casa per la permanenza e per almeno due ore abbiamo conversato di svariati argomenti, con qualche incursione di Davide. 
11:55
Sono state due ore belle e divertenti in loro compagnia, ed è arrivato il momento di andare, così preparo il pranzo per me e mamma. Saluto i due ragazzi e mi dirigo verso casa. Quando arrivo lungo la via di casa mia noto in lontananza un ragazzo appoggiato al cancello della mia abitazione e riesco immediatamente a riconoscerlo.
<Leo> dico disgustata prima di raggiungerlo <Che ci fai qui?!> gli chiedo irrequieta alzando un sopracciglio.
<Devo parlarti!> dice con decisione, guardandomi fisso negli occhi.
<A me non interessa ciò che hai da dire... In più ho di meglio da fare!> sbotto mentre cerco di entrare dentro il cancello, ma lui data la sua stazza alta mi impedisce il passaggio. Si passa una mano sulla faccia per poi prendermi per il braccio.
<Ora si fa come dico io!> dice spazientito, mentre mi trascina nel parcheggio dove vedo la sua macchina. Io cerco in tutti i modi di liberarmi dicendogliene di tutti colori e dimenandomi, ma è troppo forte, la sua presa è salda e fa anche un po' male. Mi ordina di salire nel posto del passeggero e sbruffando, entro e mi siedo, perché so che sarà difficile liberarmi di lui, quindi tanto vale ascoltare ciò che ha da dire, così me lo levo dai piedi... Spero...
Sale dalla parte del guidatore e parte. Questo è veramente Leonardo, prepotente all'inverosimile e testardo, sono abbastanza giustificata quando dico che non lo sopporto... Ma non è solo per il suo carattere... È anche per qualcosa in particolare che mi è accaduta con lui in passato, ma è meglio se ritorno al presente,piuttosto  ricordare qualcosa che preferirei andasse nell'oblio dei miei ricordi. Durante il viaggio mi sono chiesta quanto mia madre si sarebbe arrabbiata non trovandomi in casa per l'ora di pranzo, ma credo che la rabbia farà spazio alla preoccupazione, se non ritornerò presto a casa. Guardando fuori dal finestrino, mi chiedo perché questo demente non mi vuole lasciar stare, e la risposta è perché non ha mai ricevuto un no in vita sua e da quando io ho rifiutato ogni suo appuntamento, sono diventata la sua preda che non si vuole far sfuggire per nulla al mondo... oserei dire che è quasi ossessionato. Dovrei denunciarlo per svariate scorrettezze che ha fatto verso i miei confronti in passato, ma voglio bene a suo padre, e non vorrei che avesse il figlio dietro le sbarre, anche perché sono fin troppo buona e comprensiva.
Durante il tragitto c'è stato un grande silenzio fino a quando arrivati a destinazione, scende e mi apre la porta, porgendomi la mano per scendere, ma io la rifiuto e incrociando le mani al petto scendo dalla macchina. Davanti a noi c'è un ristorante, che credo di non aver mai visto. Sorvola sul mio gesto appena fatto e s'incammina verso l'entrata del ristorante, chiudo la porta dell'auto e sbuffando lo seguo entrando dentro.
Il cameriere che ci accoglie all'entrata, ci fa accomodare in un tavolo isolato infondo alla sala, con dei vari petali di rosa rossa sparsi per tutto il tavolo... Oh no! Non ci posso credere... So già come va a finire questa cosa!
<Che significa questo?> sbotto, puntando il tavolo con un dito.
<Prima siediti, ordiniamo e chiariamo tutto> dice pacato, tirando indietro la sedia su cui mi dovrei sedere. Una ventina di minuti fa, mi ha trascinato verso la sua macchina mandando a quel paese ogni cortesia possibile e ora magicamente e pieno di galanteria... È incredibile! Scorro la sedia opposta e mi ci siedo squadrandolo, lui si siede davanti a me senza levarmi gli occhi di dosso.
<Lo sai Miriam, quando fai quell'espressione mi provochi l'animale che è in me.> dice con aria maliziosa. Mamma mia...per quanto ancora sono costretta a sopportarlo? Io sospiro e mi copro gli occhi con una mano, scuotendo la testa. Perché tra tutte le persone del mondo, mi è capitato di conoscere proprio lui? Non so proprio come potermi liberarmene... Cerco di ignorarlo prendendo il menù tenendolo davanti alla faccia così ché lui non mi veda e io non vedo lui e nel frattempo scelgo ciò che voglio mangiare. Se devo per forza stare qua con lui, mi voglio consolare con il cibo.
<Comunque non ti far problemi per tua madre, ho parlato con lei prima che tu venissi e gli ho detto che andiamo a pranzare insieme e ha replicato dicendo solo va bene con un sorriso> dice. Ed ecco un'altro mentalista... Sembra che oggi tutti sanno che mi gira nella testa. Sarà forse anche vero ciò che dice, ma io non mi fido.
<Che cosa prendi ?> chiede. Abbasso il menù per scrutarlo.
<Sei per caso il cameriere?>
<No>
<Allora che te ne frega? sentirai l'ordinazione quando gli e la dirò a lui stesso!> sputo irritata sfogliando il menù. Si ammutolisce per qualche secondo e poco dopo gli spunta un sorriso malizioso.
<Miriam , questi botta e risposta...> dice e io alzo la mano in segno di stop, per poi prendere la forchetta che ho davanti e puntarla contro.
<Se non te la smetti, te la infilzo da qualche parte e non mi frega quanto male ti possa fare> dico cercando di mantenere i nervi saldi, ma la cosa mi risulta davvero difficile.
<Uh, allora c'è una piccola sadica in te eh? Mi piace!> dice sorridendo e accarezzandosi il mento. Non lo sopporto! Riesce ad irritare tutti i miei nervi con poco e mi ha davvero rotto. Alzo la mano che impugna la forchetta e cerco di dirigerla verso il suo braccio, ma alla mia destra spunta una figura che richiamando la mia attenzione, mi fa bloccare il braccio a mezz'aria ed è il cameriere, che mi guarda con gli occhi spalancati. Sicuramente penserà che sono una psicopatica, dovrebbe invece preoccuparsi di Leonardo, che già ha dato vari segni di esserlo veramente.  Poso la forchetta sul tavolo e mi ricompongo, mentre lui se la ride. Il cameriere prende le ordinazioni alla fine come se niente fosse accaduto e  se ne va verso la cucina.
<Sapevo che sei un peperino, però così mi stupisci ragazza.> mi dice con aria soddisfatta.
<Senti basta con queste stronzate e parliamoci seriamente! Perché oggi sono qua ?> chiedo seria.
<Perché ho delle domande da farti> replica e prosegue <Partiamo da una cosa che turba i miei sogni da tre giorni e cioè la tua partenza verso l'Inghilterra> fa una pausa e mi chiede perché parto, prendendomi la mano e accarezzando le nocche con il pollice. Io ritiro la mano e incrocio le braccia davanti al petto, così ché non ci possa essere alcun contatto fra di noi. E rido perché è ridicolo.
<Sarei io quella che turba i tuoi sogni?> chiedo ridendo e dopo aver serrato la mia bocca in una linea sottile da celare il mio sorriso <Vedessi tu come mi hai rovinato i miei sogni e le mie di giornate> concludo scuotendo la testa, perché non gli deve fregare più ciò che riguarda a me. <Senti ciò che io ho in programma di fare per la mia vita non ti deve ne interessare, ne riguardare, perché ora non abbiamo alcun tipo di legame. Se prima c'era quello lavorativo che, ahimé, sopportavo a fatica, ora non c'è più niente, per fortuna! E santo cielo... Leo non capisco come tu continui ad ostinarti nel creare un rapporto con me, che non potrà mai esistere.> dico con aria sconcertata e riprendo dicendo <Io ti conosco, mi hai fatto vedere tutto quello che di un uomo mi fa schifo! Non sei una persona che è degna di stare con me, ficcatelo in testa!> finisco la frase silabbandola a denti stretti guardandolo negli occhi e noto che ha uno sguardo arrabbiato. Mi alzo, perché non ho più voglia di stare con lui e se per tornare in città dovrò farmela a piedi lo farò, perché non posso stare un minuto in più vicino a lui. Lui capendo le mie intenzioni, con prontezza, si alza e mi ferma contro la parete del muro, prendendomi per il collo, come un'animale fa con la sua preda. Sono purtroppo la sua preda...
La sala è deserta è il personale è in un'altra stanza. Mi viene da chiedere, Ma che razza di posto è questo? È desolato! Non riesco ad urlare perché con l'altra sua mano, mi ha bloccato la bocca e anche un po' il naso. Mi sto affannando e provo ha far uscire delle urla che vengono alla fine ovattate in lamenti poco udibili.
<Miriam, piccola stronzetta, hai una lingua che devi tenere a freno, perché le parole possono ferire le persone sbagliate, capito? E non ti lamentare poi dopo se un giorno ti ritrovi senza sensi e senza qualcosa di a te caro...> dice con una voce ansimante e squallida, strisciando lentamente la mano verso la parte bassa della mio ventre. È cosi squallido, che provo un vero ribrezzo verso i suoi confronti! Prima che arrivi dove vuole arrivare con la sua mano, gli sferro un pugno nelle sue parti basse con tutta la forza che ho, grazie alla rabbia e l'adrenalina in circolo nel mio corpo. Lui cade in ginocchio davanti alle mie gambe e io riesco a boccheggiare finalmente aria e prima che si rialzi, mi giro verso il tavolo e prendo dal le chiavi della macchina che ha lasciato li. Inizio a correre verso l'uscita, come mai in vita mia e sento lui che urla di fermarmi imprecando. Quando salgo dentro il Range Rover, cerco di centrare la fessura per la chiave con le mani che tremano.
<Cazzo! Dai!> incito non so bene cosa, ma al quarto tentativo riesco ad accendere la macchina. Non so se sarò in grado di guidare una cosa simile e non so se è meglio un'incidente o restare con quel maniaco. Metto la prima ed esco da quel parcheggio fatto di sassi e terriccio sollevando un gran polverone dietro di me. Quando sto per immettersi nella strada guardo lo specchietto retrovisore e quando la nube si dissolve, vedo Leo uscire fuori dal ristorante come una furia. Dei brividi mi percorrono la schiena, perché il suo sguardo è abbastanza inquietante. Senza pensarci due volte, metto il piede sull'acceleratore e mi immetto sulla strada sgommando. Sto sudando veramente freddo e non so come faccio ad essere lucida e a guidare un macchina... Ma ce la sto facendo. Ho il cuore a mille, batte con una velocità insopportabile. Ho paura. Sono spaesata e non so dove andare.

***
ANGOLO AUTRICE
hellou miei lettori, vi sta iniziando a intrigare la storia?

Che ne pensate di Miriam?

E di Leonardo, un [ex]capo che è meglio evitare ad ogni costo?

Secondo voi che accadrà poi?
Aspetto i vostri commenti, spero che vi piaccia ciò che scrivo❤

Bacione😘
-Hajar

The suitcase full of dreamsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora