Relax

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11:10
Apro lentamente gli occhi e davanti a me vedo la maglia nera di Davide. Alzo lo sguardo e vedo che sta dormendo beatamente. Cerco di spostarmi un po' su, per arrivare vicino a alla sua faccia; non so il perché ma io dormo bene solo appoggiata al suo petto e ogni mattina ci svegliamo più o meno in questa posizione, abbracciati uno all'altra. Gli inizio ad accarezzare il ciuffo di cappelli un po' spettinato che gli cade sulla fronte e che credo che sia ora si tagli un po', poi inzio a ad accarezzargli la guancia che ha un po' di barba. Mi piace senza barba, ma con la barba sta ancor meglio, gli da un'aria matura ed è sicuramente più bello. A lui spunta un sorriso e circondandomi la vita con le sue mani mi stringe a se. Appoggio la testa nell'incavo del suo collo e ispiro il suo inebriante profumo... Penso che al mondo, non esista una fragranza più buona di questa, è la mia preferita in assoluto.
<Buon giorno amore mio.> mugula con la voce impastata per via del sonno.
<Buon giorno.> dico con la voce ovattata, perché la mia bocca è a contatto con il suo collo, dove gli lascio un bacio. Mi stringe più a se e per un po' ci facciamo delle carezze sulla schiena.
<Andiamo a fare colazione?> chiede.
<Okay.> rispondo.
Vado a prepararmi in bagno e mi metto un qualcosa che sia comodo al posto del mio pigiama; diciamo che un po' mi imbarazzerebbe farmi vedere dai genitori appena sveglia con un semplice pigiama celeste... Una maglia bianca un po' lunga e un pantalone da tuta grigio, sono una buona alternativa. Non so perché ho questa abitudine di cambiarmi solamente in bagno... molto probabilmente perché c'è tutto ciò che mi occorre per prepararmi. I capelli li lascio slegati e non mi trucco minimamente, perché oggi, stranamente, mi sono svegliata senza occhiaie, il che significa che ho dormito proprio bene, cosa che non succedeva da tempo.
<Andiamo?> chiede Davide che invece non si è cambiato.
<Si.> dico prendendolo per mano e dirigendoci in cucina.
<Vediamo che si può dare da mangiare a questa boccuccia> dice Davide prendendo con le dita di una mano le mie guance, provocandomi una strana smorfia con la bocca e iao mi metto a ridere. Lui apre un mobiletto, dove c'è una scatola di cereali della mia marca preferita e vari pacchi di brioche e biscotti.
<Anche loro mangiano quel tipo di cereali?> chiedo indicando la scatola.
<No, gli ho detto io di comprarli solo perché so che piacciono tanto a te.> dice tranquillamente.
Può sembrare un gesto normale e comune... ma per me significa tanto... significa che anche lui pensa alle cose minime che mi piacciono e dato per questo non riesco a trattenere un sorriso. Prendo la scatola e gli lascio un bacio sulla guancia.
<Grazie.> squittisco sorridendo e squotendo la scatola.
<Prego.> dice aggrottando la fronte e grattandosi la testa. Secondo me non riuscirà mai ad abituarsi al mio carattere un po' strano.
<Oh... finalmente vi siete svegliati.> Dice Lucia entrando lentamente nella cucina. <Hai dormito bene tesoro?> chiede abbracciandomi.
<Ah-ah... Benissimo.> dico annuendo e ricambiando l'abbraccio.
Lei si avvicina al figlio e lo abbraccia e lui ricambia stringendola forte a se e dandole pure un bacio sulla guancia... quant'è dolce.
<Adesso fate colazione? Fra poco farò il pranzo...> dice Lucia e spero vivamente che non rinasca una piccola discussione fra i due come ieri, ma con argomento diverso.
<Mamma, noi non pranziamo qua... papà non te ne ha parlato che io e Miriam saremmo stati via oggi?> chiede Davide alla madre e io mi chiedo: perché non me ne ha parlato?
Lei guarda entrambi alzando le sopracciglia... Non promette bene la sua espressione... e adesso?
<Io non ne so niente...> dico in mia difesa, alzando entrambe le mani.
<Amore te ne ho parlato e non far finta di non saperlo.> dice Ivan rivolgendosi a Lucia, entrando in cucina anche lui.
<Sapevo che stavano un po' di ore fuori... ma non pensavo che non pranzassero con noi.> spiega Lucia.
<Ah... e perché io sono l'unica che non è a conoscenza di ciò che si farà?> chiedo perplessa, rivolgendomi a Davide.
<Semplice. Perché voglio che sia tutto una sorpresa.> dice facendo spallucce.
<Okay...> dico lentamente. Amo le sorprese, ma non quelle che mi tengono sulle spine e Davide le sa fare specialmente così, perché sa che vorrei fargli tante domande a cui lui non risponderà neanche sotto tortura; almeno so che ne vale sempre la pena, perché le sorprese di Davide sono sempre sopra le aspettative e riescono sempre a stupirmi.
<Dai allora ditemi cosa volete per colazione?> chiede Lucia.
<Ehm per me vanno bene i cereali con il latte.> dico.
<È anche il succo d'arancia.> dice guardando me e la madre.
<E anche un succo d'arancia se c'è...> ripeto non staccando gli occhi da Davide. Dopo quasi tre mesi di convivenza ha memorizzato la maggior parte delle cose che mi piacciono, il che è molto piacevole.
<Ok... tu hai cambiato l'abitudine di bere soltanto il caffè a colazione?> chiede squadrando il figlio e vedendola così, mi viene da pensare che in certi versi abbiamo dei modi di dire e agire che sono un po' simili.
<Miriam ha iniziato da un po' di tempo a forzarmi a fare colazione con biscotti o brioche... e direi che un po' mi sto abituando, ma oggi voglio solo un caffè-latte.> spiega passandosi una mano sul mento. Non lo forzo assolutamente, gli dico solo che dovrebbe assumere più zuccheri e che è giusto che faccia una buona colazione...
<Oh, beh... Miriam a me non mi ha mai ascoltato, quindi più brutte sue abitudini riesci a cambiare e più sarò contenta.> dice Lucia aprendo il frigo, estraendo fuori il succo d'arancia e il latte che versa in un tegamino per poi riscaldarlo sul fuoco. Se pensa che io sia in grado di cambiare le abitudini di Davide si sbaglia, perché Davide fa sempre come vuole, anche se alcune volte è capitato che mi ascoltasse, ma sono un po' rare.
<Ci proverò...> dico sorridendole.
Lucia dopo aver preparato la colazione, c'è la serve e iniziamo tutti a parlare di svariati argomenti, fino a quando io e Davide non ritorniamo in camera per prepararci ad uscire. Sto morendo dalla voglia di sapere qualcosa, riguardo a dove mi porterà e mi sto morendo il labbro, per non dire niente,ma ho bisogno di sapere perché se no mi agito un po'.
<Amore.> Provo a dire in modo affettuoso.
<Ah-ah... A prescindere ti dico già che non ti dirò niente.> ammonisce sventolando la mano.
<Ma...> Cerco di controbattere e lui mi zittisce alzando la mano per zittirmi e io sbuffo.
<Posso sapere come mi devo vestire, almeno?> chiedo spazientita.
<Così stai bene.> dice tranquillo indicandomi.
<Bene.> dico in fine incrociando le mani.
<Perché ora sei alterata?> chiede.
<Non sono alterata... e che... e che le tue sorprese mi rendono sempre agitata e il fatto che tu non mi dica niente, aumenta di gran lunga la mia curiosità.> spiego toccandomi più volte i capelli.
<Amore, sta tranquilla... lo scoprirai fra poco, okay? E poi lo faccio apposta a farti stare così... Lo sa che alla fine ne vale la pena.> dice guardandomi negli occhi e prendendomi il viso fra le mani. Io annuisco e lui mi stampa un bacio sulla forte; direi che questa cosa mi addolcisce un po'. Lui si prepara e io nel frattempo sto distesa sul letto a guardare un po' di social sul cellulare.
<Bene, sono pronto!> esclama mettendosi la sciarpa e in fine il giubbotto. Mi alzo e metto anche il mio di giubbotto, mentre lui mi aiuta a sistemarmi la sciarpa che è abbastanza ingombrante essendo di lana, ma almeno tiene tanto caldo. Non amo l'inverno perché è freddo e io non amo il freddo... non riesco a reggerlo; mi ammalo molto velocemente e non mi piace vestirmi con così tante cose, amo solamente la primavera, l'estate e... diciamo anche l'autunno ha quel qualcosa che mi affascina e che mi piace . L'inverno non è una stagione che fa per me, ma lo sopporto lo stesso perché tanto non vivo nei Caraibi.
<Dai andiamo.> dice prendendomi una mano.
Arriviamo in salotto dove c'è Lucia che legge un libro e Ivan che sta al computer.
<Papà le chiavi della macchina?> chiede Davide.
<Sono appese lassù> risponde Ivan, indicando degli agganci in metallo, attaccati ad una parete vicino alla porta d'ingresso.
<Posso decide quale prendere?>
<Si... ma non mi far pentire di averti dato fiducia.> borbotta il padre squotendo l'indice.
<Papà ho rotto solo uno specchietto quando stavo imparando a guidare, da li sono passati cinque anni e non ho fatto più danni, quindi tranquillo.> dice Davide sicuro di sé, avvicinandosi alla porta e prendendo delle chiavi. Io non lo sapevo, ho sempre visto che guida benissimo e non mi è venuto mai da dubitare, se salire o meno in macchina con lui.
<Lo spero... dai divertitevi.> Dice Ivan facendo in fine un sorriso.
<Fate attenzione... e Davide, mi raccomando, eh!> Raccomanda Lucia distogliendo gli occhi dal libro e guardandoci.
<Si mamma... tranquilla.> Dice Davide, prendendomi per mano e tirandomi verso l'uscita.
<A dopo.> riesco a dire prima di uscire fuori. Davide mi circonda il collo con un braccio e andiamo dalla parte destra della casa, dove noto un garage bianco di medie dimensioni, di fianco alla casa. Davide preme qualche pulsante e la saracinesca si alza facendo intravedere due macchine, una Mercedes bianca e un'Alfa Romeo Giulia di un colore blu metallizzato, a quest'ultima gli si illuminano le luci posteriori e anteriori.
<Entra.> dice Davide salendo in macchina, dato che io sono rimasta un po' impalata a guardare questa bellissima macchina. Apro la portiera, salgo e mi metto la cintura.
<Pronta?> Chiede Davide accendendo l'auto.
<Si.> Dico guardandolo.
Appoggia una mano sul mio ginocchio e mi sorride, poi inizia a fare retromarcia. Usciamo dal garage, che lui poi richiude premendo un bottone di un piccolo telecomando e poi proseguiamo per il vialetto fatto di sassolini davanti casa.
<Quanto ci impiegheremo ad arrivare nel luogo...?> chiedo sperando che almeno una piccola informazione me la possa dare.
<Ehm... direi un'oretta.> dice non staccando gli occhi dalla strada.
<Posso attaccare il cellulare alla radio per la musica?> dico indicando una specie di display con un cavo jack che penzola e che si può collegare al cellulare.
<Certo.> approva guardandomi.
Collego il cavo al mio cellulare è faccio partire la canzone "Cake by the ocean dei DNCE" e inizio a cantarla piano guardando fuori dal finestrino, lui mi prende la mano e appoggia entrambe sopra l'appoggia braccio in mezzo ai nostri due sedili e io mi chiedo perché sono stata un po' distante con lui, già da quando eravamo in cucina... Insomma sta facendo un qualcosa di carino solo per me, non vedo la ragione di comportarmi così. Mi avvicino a lui e gli circondo il braccio con le mie braccia, appoggiando la testa sulla sua spalla.
<Lo sai che ti amo?> dico piano vicino al suo orecchie.
<Sì... ma se me lo ripeti non mi offendo.> dice guardami per un'attimo e io sorrido.
<Ti amo.> dico lasciandoli un bacio delicato sulla guancia, poi ne susseguono altri fino a quando lui sposta la testa per poter far incontrare le nostre labbra in un bacio che non dura tanto, perché mi stacco e gli sposto la testa, in modo che riporti l'attenzione sulla strada. Sorrido e mi accoccolo sul suo braccio per buona parte del viaggio, ascoltando musica e guardando tutto ciò che mi circonda.

The suitcase full of dreamsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora