delusione

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10:20 p.m.
Sono veramente una persona paziente, ma fino ad un certo punto. Ho capito già dalla prima volta che l'ho vista che avrebbe portato qualche casino, la sua faccia e i suoi modi di fare non mi hanno mai convinta sul suo conto ed ecco che le mie teorie non erano infondate. Stringo i denti e prendendo un bicchiere pieno di birra che si trova davanti a me, inizio a farmi spazio fra la gente e una volta arrivata davanti a lei, gli rovescio la bevanda sul viso, bagnandole in parte i capelli e il body, lei rimane con le mani sospese in aria e mi guarda incredula, così come alcuni ragazzi intorno a noi... Ma non mi importa! Mi avvicino a lei e le dico, che questo è perché non ci deve provare con i ragazzi già fidanzati. Lei mi guarda con occhi velati da imbarazzo e con la coda fra le gambe, se ne va facendosi spazio fra le persone.
<Era necessario?> chiede Davide con voce dura, parandosi davanti a me.
<E me lo chiedi pure...?> chiedo corrugando la fronte <Questo è stato veramente il minimo e mi dovrebbe ringraziare che non le ho fatto dell'altro!> dico arrabbiata schiacciando il bicchiere in plastica che ho in mano, per poi buttarlo a terra. Sento di essere veramente arrabbiata, sorpasso Davide e cerco di farmi strada, fino a quando non trovo la porta di questa casa, prendo il mio giubbotto e esco. Mi sciolgo i capelli, mentre sto camminando in fretta e senza una meta ben precisa, perché mi sto solo facendo trasportare dalle mie gambe, ma non so per quanto i miei piedi riusciranno a sopportare il dolore dei tacchi... Davide non mi ha neanche seguito... che stronzo! Mi ha guardato come fossi io la carnefice e lei la vittima... Non ci posso credere... Davide mi ha detto di fidarmi di più, perché fra lei e lui c'è solo un rapporto di amicizia e sta sera ho cercato di farlo, ma per come lei si strusciava e per come lui gli permetteva di farlo, non mi davano l'idea di essere due semplici amici e dato per questo lei se ne è approffitata della situazione. Che putt...
<Ehi, Miriam...> una voce mi richiama dai miei pensieri, mi giro dalla parte da cui proviene la voce e vedo Adam che guida una macchina, accosta più vicino al marciapiede dove mi trovo e mi dice <Sali!>. Senza pensare apro la porta e mi siedo sul sedile del passeggero. Rimaniamo un attimo in silenzio.
<Dove eri diretta o dove vuoi andare> chiede rompendo quel silenzio.
<Possiamo andare da te?> dice la mia bocca senza che io ci abbia pensato su, lui annuisce e parte. Ho bisogno di starmene lontana da casa.
<Cosa è successo prima?> chiede e io mi guardo le mani.
<Non mi è mai piaciuta la bionda, ma si trattava solo di sensazioni, perché non l'ho mai conosciuta... Ma oggi mi ha dato la conferma che non sbagliavo su ciò che pensavo sul suo conto>
<Che ha fatto?> chiede Adam non togliendo gli occhi dalla strada, io guardo fuori dal finestrino.
<La prima volta che l'ho vista, si è fiondata ad abbracciare Davide, così... Dal nulla e ho lasciato perdere ... Oggi si è avvicinata a lui e lo ha baciato sulla guancia e cercando di rimanere tranquilla, ho lasciato perdere, non ci ho dato peso... Ma poi mentre noi due giocavamo, la vedevo strusciarsi addosso a lui senza pudore e in quel momento la mia pazienza mi stava abbandonando e quando ho visto lei che lo bacia, non ci ho visto più, ed è successo ciò che è successo...> le ultime parole le dico sussurrando. <Bhe serata interessante direi...> ironizza.
<Già> confermo. Guardo la radio e indicandola chiedo <Puoi mettere un pò di musica?> lui accende la radio e parte immediatamente la canzone The scientist dei Coldplay e io la inizio a cantare perché mi aiuta a stare meglio, in più questa canzone dice una frase che è molto azzeccata con quello che sto vivendo con Davide:  Nobody said it was easy, no one ever said it would be this hard... Nessuno ha detto che era facile, nessuno ha mai detto che sarebbe stato così difficile. Adam mi guarda e gli dico di cantare con me e nel ritornello le nostre voci si uniscono, creando un'inaspettata armonia . Mi sorride e la canzone si ferma, e così anche la macchina.
<Siamo arrivati> dice scendendo dalla macchina, lo faccio anche io e lo seguo. Entriamo dentro un edificio che credo abbia più di cinque piani, percorriamo due rampe di scale e arriviamo davanti ad una porta che lui apre. Entriamo dentro e lui accende la luce che illumina è un appartamento molto carino; c'è il parquet, il salotto ha tre divani marroni messi a cerchio e davanti ad essi c'è un televisore al plasma veramente grande, due parti di muro sono fatte di mattoni rossi in rilievo e ci sono appese delle insegne luminose con delle scritte in inglese e c'è anche una chiave di violino bianca molto grande anche essa attaccata alla parete. Adam spegne la luce e preme un interruttore che dona luci soffuse di vari colori che illuminano in modo soft la stanza. È veramente bella questa casa.
<Chi l'ha arredata?> chiedo.
<La maggior parte del lavoro lo ha fatto Shan, io ho contribuito in poche cose> dice guardandosi intorno.
<Shan ci sa fare a quanto pare.> ammetto compiaciuta, è un'artista in ogni cosa che fa e muoio dalla voglia di sentirla cantare.
<Vuoi qualcosa da bere? Acqua, coca cola, birra, vino?> chiede togliendosi il giubbotto.
<Il vino potrebbe andare bene, grazie> dico. Ne ho proprio bisogno per potermi un po' rilassare, sono un po' tesa e inzio a sentire un leggero disagio a stare qua, mi sto anche chiedendo perché ho deciso di venire a casa di Adam... Che mi è preso? Cioè lo conosco da due giorni, ma non lo so, mi ispira fiducia.  Mi levo il giubbotto e lo appoggio su una sedia e girando la testa, vedo una chitarra, una tastiera da piano e una batteria, posizionati in un angolo poco più in là dal divano. Mi avvicino e accarezzo le corde della chitarra che emettono un suono basso e vibrato, poi mi avvicino alla batteria e picchetto le dita su uno dei tamburi e in fine mi siedo sullo sgabello dietro la tastiera e la accendo. Non so suonare bene il piano, però qualche melodia la so comporre e quindi posiziono le mie dita sui tasti ed inzio ad dare un suono a questa stanza silenziosa, con le note di All of me di John Legend e poco dopo la mia voce inizia a fondersi con le note della canzone intonadola, chiudendo gli occhi, lasciandomi trasportare nel mio mondo fatto di musica... Per me è una cosa liberatoria, riesco a svuotare tutto ciò che tengo dentro cantando ed è veramente una cura per me. Aprendo gli occhi, mi accorgo che Adam è seduto sul divano e mi guarda, io sorrido e lui si alza e mi porge il bicchiere di vino rosso, lo prendo e lui prende la chitarra che è appoggiata al muro, si mette a sedere sul bordo del divano e la sistema sulle gambe, inzia a cantare una canzone che si sta inventando sul momento ed ad ogni frase, usa un accordo diverso, anche se tutto è improvvisato ha un suono bello e mi sta facendo ridere perché parla di me.
<C'è una ragazza
In questa stanza.
Molto carina
ma purtroppo fidanzata.
Che si vede che non è contenta
Per colpa di una persona di ...> si ferma e io ridendo dico <Merda> riferendomi ovviamente ad Alissa per ciò che ha fatto. 
<Non so più come poter continuare la canzone ...> dice ridendo strimpellando dei accordi sulle corde e riprende dicendo <Che poi sono riuscito a portare a termine il mio obbiettivo, che era quello di farti ridere> io sorrido e sorseggio il vino.
<Nessuno mi ha mai cantato una canzone ...> dico con voce bassa guardando il bicchiere che ho in mano e lui fa spallucce.
<Questa è la prima volta che lo faccio... C'è una prima volta per tutto, no?> dice io in risposta annuisco <Da quanto è che stai con lui?> chiede guardandomi.
<Direi quasi due mesi...>
<Due mesi e già convivete? È da pazzi> esorta stupefatto.
<Già, ma chi si innamora veramente, diventa automaticamente pazzo> dico sorseggiando il vino.
<Già ...> dice dopo avermi guardato, per poi abbassare lo sguardo.
<Ci sei passato anche tu?> chiedo curiosa.
<Si... Tre anni fa... E sono stato con lei due anni, poi però lei si è dovuta trasferire in America e da li non ne ho saputo più niente...>
<Ah... Capisco...> dico passandoli una mano fra i capelli.
Restiamo a parlare delle nostre relazioni, per non so quanto tempo e poi non so come siamo arrivati a parlare di musica, teatro, i film che ci appassionano e lui mi ha fatto vedere al computer, delle piccole scene dei film dove lui ha recitato quando era piccolo ed era veramente tenero e con un evidente talento. Ad un tratto, mi soffermo a guardare una finestra che inizia a regalare la luce lieve del giorno nuovo e in seguito dei tintinnii di chiave, richiamano la mia attenzione. Si apre la porta e vedo Shan che entra dentro e quando mi vede sgrana gli occhi. 
<Tu che ci fai qui? Davide non ha fatto altro che cercarti tutta la serata... Era veramente preoccupato!> dice preoccupata anche lei e a me vengo i brividi solo al pensiero di quanto Davide possa essere preoccupato. Mi alzo dal divano e prendo la mia giacca cercando il cellulare e quando lo prendo vedo 15 chiamate perse, tutte da Davide e mi accorgo solo adesso di aver tenuto il cellulare in vibrazione. Mi porto una mano al petto, perché ho il cuore che mi batte un po' forte e guardo prima Adam e poi Shan. 
<Dai vieni ti accompagno a casa> dice lei notando la mia preoccupazione in volto, annuisco e appoggiando una mano sulla spalla di Adam lo ringrazio per questa notte, lui mi sorride e così io e Shan c'è ne andiamo. È stato veramente gentile Adam, è riuscito a distrarmi dai miei pensieri per tutto il tempo che sono stata con lui e gli e ne sono grata, credo che per me sarà un ottimo amico qua.

The suitcase full of dreamsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora