fiducia

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11:45 a.m.
Ho dormito benissimo e ora mi alzo per andare a fare la colazione, ma prima vado a svegliare Mimi, altrimenti continuerà a dormire fino alle cinque del pomeriggio. È una gran dormigliona.
<Dai, Mimi svegliati!> esulto saltando sul suo letto.
<Miriam fa basta> brontola comprendosi la faccia con il lenzuolo. Sarà dura se ogni volta lei si oppone così. Servono altre maniere. Scendo dal letto e la abbraccio cercando di spostarla in avanti con il busto, dopo di che, tolgo la coperta e gli prendo le gambe portando i suoi piedi per terra mettendole le sue ciabatte, in fine la prendo per le mani e la alzo senza ricevere neanche un minimo di collaboraziome; il risultato è che la riesco ad alzare facendo il doppio della fatica. Una volta che è cosciente e si regge in piedi da sola, la faccio entrare nel bagno di camera sua e gli dico di svegliarsi, che abbiamo una città che aspetta di essere visitata e lei sbuffando e dicendo parole poco comprensibili, si chiude la porta del bagno dietro a se. Mi ringrazierà una volta che sapra qual'è il programma da fare oggi, hanno programmato tutto le mie cugine che sono esperte di Londra.
Mentre sto preparando la colazione, mettendendo la moca del caffe a riscaldare sopra il fuoco, sento il mio cellulare suonare e corro in camera mia a prenderlo, guardo lo schermo e leggo il nome Davide e inizio a sentire le cosiddette farfalle nello stomaco. <Pronto> rispondo sorridendo.
<Buon giorno, che si dice? dormito bene?>
<Sì sì, il mio materasso è morbido come piace a me e in più fino adesso è andato tutto bene, la casa è più bella di quanto immaginassi... Però c'è qualcosa che mi lascia un punto interrogativo, perché abbiamo tre stanze e non so di chi è la terza, non si è fatto ancora vedere nessuno...> dico ritornando in cucinq.
<Molto probabilmente ci sarà un conquilino che arriverà o forse continuerà ad essere vuota... Se arriva un ragazzo che farai?> chiede. Non so se lui è una persona gelosa.
<Secondo te? Non lo posso mica cacciare via di casa. Che poi chi lo sa, può essere anche una ragazza, così come chiunque> dico seria. Mi prendo una birioches e l'addento mentre noto una lunga pausa da parte sua. 
<Cerca di ricordarti che hai un ragazzo ora, miraccomando. e sta attenta!> puntualizza autoritario. Ero così immersa nella mia partenza, nell'arrivo nella casa e di Londra, che non mi sono messa a pensare che ora ho un ragazzo. Solitamente fantasticherei tantissimo, ma sta volta non ci ho pensato più di tanto, perché è successo tutto così velocemente. Comunque quella che si dovrebbe preoccupare di cosa fa l'altro sono io! Lui ha sempre una ragazza che gli ronza attorno, quando sta al lavoro, fuori con gli amici, da solo... Insomma è una vera calamita per le ragazze e questo pensiero mi altera.
<Quello che dovrebbe fare attenzione sei tu! Su di me ci si può fidare al cento per cento> dico irritata con la fronte corrugata.
<Miriam volevo tanto stare con te e ora che sei mia, non farò più le stupidaggini che facevo prima, ti devi fidare.> dice con un tono più lieve. "Ora che sei mia"... Mi piace questa frase, nessuno me l'ha mai detta, anche perché non sono mai appartenuta a nessun'altro oltre me stessa e la cosa ora mi sta facendo uno strano effetto al cuore; ho delle strane palpitazioni e sto inziado a pensare di volerlo qua... Si! Ho voglia di stargli vicino ed essere abbracciata dalle sue braccia che mi circondano tutta la schiena, di sentire il suo profumo e la sua voce sempre più vicino.
<Lo sai che già mi manchi?> sussurro guardando al di fuori della finestra.
<No. Tu lo sai che mi manchi tanto?> chiede e io sorrido.
<No... Voglio che tu venga qua il più presto possibile >
<Verrò, non voglio starti lontano. Se sei già via da un giorno e mi manchi già così chissà come mi sentirò fra qualche mese... Non ti preoccupare piccola,va bene? > chiede premuroso. <Okay.> rispondo in fine. Ci salutiamo e chiudo la chiamata. Già mi manca? Non capisco perché mi affeziono così velocemente ad una persona.
Ma comunque spero vivamente che non faccia le cose che faceva tempo fa, che si sia messo la testa a posto e faccia il ragazzo serio, perché non voglio star male. Spero che questa relazione possa funzionare e mi faccia ricredere su di lui, perché ancora non ho tanta fiducia, però credo e spero che con il tempo mi fiderò.
Finalmente vedo la mia amica arrancare camminando come uno zombie verso il tavolo dove si mette a sedere di peso stroppiando gli occhi. Prendo la moca e versando il caffè in due tazze, mi siedo di fianco a lei e inziamo a fare colazione insieme.

The suitcase full of dreamsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora