Capitolo 123

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Ci sono momenti nella vita in cui uno spera;
momenti in cui l'attesa diventa la tua peggior nemica;
momenti che vorresti finissero subito...

Non mi sono mai piaciuti gli ospedali. Li ho sempre odiati, sin da quando ero soltanto una bambina, ma adesso eccomi qua, rinchiusa in queste quattro mura spente e prive di emanare felicità, con gli occhi che bruciano a causa di scene che si sono consumate soltanto poche ore fa proprio davanti a me.

«JADE, NOOOO». Solo questa è la frase che si ripete nella mente da quel momento, ma una macchina che non frena abbastanza in tempo accompagna tutto ciò, insieme all'acuto schianto e gli urli successivi. Poi una sorta di vuoto: luci che lampeggiano, una barella, la disperazione disegnata sul volto di tutti e infine queste quattro mura bianche e tristi, proprio come il mio cuore.

L'unica cosa che ci aspetta è sperare, pregare e cercare di stare vicini a Jade, soprattutto con il cuore e il pensiero...

«Andrà tutto bene» sento le braccia di Cameron che avvolgono il mio corpo rannicchiato in se stesso.

Vorrei così tanto credergli, ma purtroppo neanche una piccola parte di me mi permette ciò e le speranze sono come dissipate nell'aria, che d'un tratto è diventata gelida.

Non fiato, a stento ho le forze di respirare e con le poche energie che mi rimangono mi rannicchio ancora di più a Cameron, che in questo momento è l'unico svincolo di luce che ho.

Siamo tutti in questo corridoio, seduti su vecchie e rovinate sedie blu, che sorreggono il peso della nostra tristezza, mentre aspettiamo una qualsiasi novità sulle condizioni di Jade.

«Perché ha dovuto fare questo?» mormoro con gli occhi che bruciano sempre di più.

«Ti potrei rispondere che non lo so, ma ognuno di noi è disposto a fare qualunque cosa per amore» mi risponde Cameron, passando la mano con movimenti lenti e circolatori sulla mia spalla.

«Ma lei così ha scelto di abbandonarci».

«No piccola, fidati, qualunque cosa accadrà lei non ci lascerà mai soli, perché ci starà affianco con il cuore e ci veglierà. In ogni caso» mi bacia una tempia.

«Cam posso parlarti un attimo?» la voce di Molly interrompe questo contatto che mi era mancato così tanto e il ragazzo che ancora mi stringe a se, mi rivolge un'occhiata di consenso, che io, con dispiacere, non gli nego, lasciandolo andare ancora una volta lontano da me.

Si alza in piedi, anche se con il corpo teso, per poi seguire la stessa ragazza per la quale anni fa ha perso la testa ed una volta che inizio a non vederli più, mi prendo la testa tra le mani, per poi abbandonarmi in un profondo sospiro, lasciando scorrere una piccola lacrima lungo la guancia, che arde ancora una volta da questo contatto, dovuto da sofferenza e tristezza.

«Tutto bene?» una voce calda risuona intorno a me, risvegliandomi dai pensieri.

«Beh, Ad, fammici pensare, una mia amica ha tentato il suicidio buttandosi sotto una macchina e adesso lotta tra la vita e la morte, il ragazzo che amo si sta lasciando infatuare da un vecchio amore che a quanto pare sta dando nuovamente frutti lasciandomi in disparte. Non appena trovo la felicità il tronco che la rappresenta si spezza, ma forse tralasciando tutti questi dettagli infondo sto bene. Veramente» lascio fuoriuscire tutto il mare di pensieri dalle mie labbra, alleggerendo di poco il peso che sentivo sul petto e che mi opprimeva.

«Vedrai che andrà tutto bene» cerca di rassicurarmi con sguardo quasi spento.

«È da anni che sento pronunciare queste parole, ma quando mai saranno vere?».

«Quando inizierai a crederci. Quando sarai abbastanza coraggiosa da affacciarti alla vita e a tutti i suoi aspetti con leggerezza, come se volessi volare. Ma tutto questo deve partire da te -mi indica con un dito- lo devi sentire e ne devi essere certa» mi accarezza il viso con delicatezza, ma prima che io possa obbiettare, anche se so che le sue parole sono vere, una voce roca e profonda tuona alle nostre spalle, facendo cessare i mormorii nell'aria e far voltare tutti in un'unica direzione.

«Ragazzi, volevo avvisarvi che in questo momento inizia l'orario delle visite, quindi uno alla volta potete entrare, ma senza fare confusione visto che la situazione è ancora instabile. Stiamo facendo il possibile, anche se crediamo che magari sentendo le vostre voci si possa ricaricare di energia positiva e la forza per sopravvivere. Sembra una cosa stupida, ma a parer nostro è molto importante» spiega il dottore davanti a noi, mentre ci guarda uno per uno negli occhi.

«Ma starà bene?» domanda Sierra con un soffio di voce.

«Purtroppo non ho una risposta a questa vostra domanda, solo il tempo potrà fornircela» abbassa lo sguardo, facendo creare una nuova crepa sul mio cuore.

«Appena saprò qualcosa vi avviserò subito, ma ragazzi, non smettete mai di pregare e di pensare a lei» ci sorride leggermente, per poi sparire dalla nostra visuale, cambiando direzione e svoltando l'angolo.

***

Le ore passano, ma la mia posizione non muta. L'unica cosa che è cambiata sono le occhiaie più evidenti sotto i miei occhi e Cameron che è tornato affianco a me, anche se sembra più teso e preoccupato di prima.

Guardo la porta, aspettando che esca Luke per poi poter entrare e andare da Jade, ma il tempo sembra non passare e quella porta bianca è l'unica cosa che attira il mio sguardo e dopo quella che mi sembra una mezz'oretta, si apre con un rumore stridulo, rivelando Luke con le occhiaie che gli scavano il viso e il sorriso inesistente. Non ci penso due volte ad alzarmi in piedi e dopo aver lanciare un'occhiata a Cameron, mi catapulto nella stanza, chiudendomi al suo interno.

Mi volto, respirando debolmente e con gli occhi chiusi, incapace di scorgere e vedere la verità che mi aspetta; le condizioni della mia amica.

Fatti coraggio Emily...

Conto fino a cinque, per poi iniziare ad aprirli lentamente, vedendo un corpo pallido che giace inerme su un lettino del medesimo colore delle pareti. Mi avvicino, scorgendo i suoi grandi occhi, che di solito emanano calore, chiusi, freddi, così come i suoi lineamenti scavati, pieni di segni di dolore e persino adesso che lotta tra la vita e la morte, sembra soffrire.

Mi porto una mano sulle labbra che tremano, per poi avventarmi affianco a lei, stringendole forte una mano e posando il capo all'altezza del suo stomaco.

«Perché Jade? Perché?» piango su di lei, ma soprattutto piango per lei.

«Ti ricordi quando ci siamo conosciute? Io perfettamente, soprattutto il momento in cui sei entrata in quella stanza, la nostra. La tua timidezza mi faceva tenerezza e col tempo ho capito la persona speciale che eri, anche se poi è accaduto tutto quel casino e non ti nascondo che è stata una grande delusione per me, ma il passato è passato e finalmente tra di noi sembrava andare tutto bene, avevamo appena chiarito, tornate quasi come prima e adesso siamo qui, in questa stanza cupa e triste e il tuo sorriso non c'è più, anche se quello ormai se n'era andato da tempo, dalla notizia di Liam, ma ti prego, fallo risplendere sul tuo viso, scegli la strada giusta, ma apri i tuoi occhi e stringimi tra le tue braccia» il mio viso è inondato da lacrime e i singhiozzi si fanno spazio tra le parole rotte.

«Non ci lasciare, Jade» continuo in tono disperato, ma un suono in particolar modo fa bloccare tutto ciò che mi circonda, persino il mio cuore.

Beep... Beep... Beeeeeeee...

Un suono, un colpo al cuore ed in un sol secondo un urlo secco fuoriesce dalle mie labbra e accade tutto in un attimo: i dottori che entrano nella stanza, due braccia che mi prendono dalle spalle mentre io mi dimeno e continuo ad urlare e infine, dopo alcuni secondi, una sola frase che risuona intorno a me «mi dispiace, la signorina Jade non ce l'ha fatta».

FINE LINE 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora