Capitolo 112

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«La vita a volte ti porta ad intraprendere scelte che ti conducono alla sofferenza, all'autodistruzione totale, senza vie di fuga o nascondigli ed è accaduto proprio questo quel giorno ormai trascorso e lontano, dopo avervi stretto entrambi tra le mie braccia, dopo essermi prelibata di voi e dei vostri dolci respiri, di quelli dei miei due angeli, ma il destino ha distrutto e spazzato via tutto ciò che mi apparteneva, allontanando via da me tuo fratello, Luke e facendomi rimanere soltanto una triste mancanza. Emily, tesoro mio, ricordati che anche le scelte più dolorose si intraprendono per una causa ed io l'ho dovuta scegliere per salvare le vite di entrambi, dei miei due figli... dei miei gemelli» sento gli occhi bruciare, così come il petto che sembra andare a fuoco, mentre il cuore improvvisamente vorrebbe cessare di battere, per far svanire tutto questo dolore che incombe su di me.

«So anche di Davide...» mormoro con quel poco di voce che fuoriesce dalle labbra solcate solo da lacrime.

Sento mia madre sussultare ed irrigidirsi «gliel'hai detto?» si rivolge a Luke con un soffio di voce. «Non poteva rimanere all'oscuro di una cosa del genere, non poteva essere privata della sua stessa vita e della sua vera famiglia».

Il cuore mi batte più velocemente mentre lo ringrazio mentalmente.

Perché si è portati a nascondere il vero? Perché bisogna vivere all'ombra degli altri? Ogni cosa si viene a scoprire, quindi perché non togliersi un peso e alleggerirsi la coscienza raccontando la verità?

Scorrono attimi di silenzio; silenzio in cui tutto tace, persino i singhiozzi sembrano essere silenziosi nella loro disturbata e triste quiete.

«Mi dispiace Emily...» tenta di nuovo, cercando di sporgersi verso di me, ma purtroppo nella vita ho sentito dire troppe volte questa frase, come se fosse una formula, ma perché dispiacersi dopo aver causato dolore? Con un semplice "mi dispiace" non si cancella tutto, soprattutto se le cose sono appuntate a penna nella mente e nel cuore.

«Perdonami...» la sento mormorare mentre soffoca i respiri affannati nei singhiozzi.

Rimango in silenzio per qualche minuto, persino Luke non apre bocca, ma poi mi decido a prendere parola «non sono io a doverti perdonare, ma il mio cuore, però ora come ora non so come possa fare visto che è ridotto in mille pezzi».

«Credo che sia meglio tornare a Los Angeles, devo prima schiarirmi per bene le idee, poi potrò ritornare, per andare più a fondo e... conoscere mio p... mio padre, e magari tutto tornerà alla normalità, però mamma, mi devi promettere una cosa... una cosa che dovrai mantenere e rispettare» pronuncio con quel briciolo di lucidità che ancora mi custodisce. 

«Certo tesoro, tutto quello che vuoi» si affretta ad esclamare, avvicinandosi di poco a me, che non muto di alcun centimetro.

«Dovrai dire tutto a Lisa... lei non merita di arrivare alla mia stessa età e di vedersi sbandierare la verità in un modo così crudo e tagliente come questo... merita di meglio e ciò lo potrà trovare soltanto venendo a conoscenza di tutto. Promettimelo mamma, promettimi che glielo dirai, ogni singola cosa, da Luke al nostro vero padre... promettimelo» il mio tono di voce varia, si alterna, ma termina in un soffocato e lieve sussurro.

Sembra pensarci su per qualche secondo, che a me sembra un'eternità, ma poi esclama «va bene, lo farò, non ti assicuro che lo farò subito, ma non appena mi sentirò pronta verrà a conoscenza di ogni singola virgola».

«Mamma, se non glielo dirai tu, la prossima volta che tornerò a Roma, sarò io a farlo» l'avviso, guardandola negli occhi, negli stessi occhi in cui mi ci sono persa molte volte e ritrovata sempre. 

Annuisce, poi si volta verso Luke, posando una sua mano sulla sua, che subito stringe e così fa con me, facendomi irrigidire in un primo istante.

«Papà e Lisa dove sono?» svio discorso, con i pensieri ancora scombussolato.

«Erik è a lavoro, mentre Lisa a scuola» risponde con un lieve sorriso, con il viso ancora leggermente arrossato.

«Non le dire niente che sono stata qui» l'avviso e la vedo spalancare gli occhi «perché? Non rimanete a dormire?».

«No, abbiamo prenotato un hotel» alzo le spalle e un lampo di tristezza le oltrepassa lo sguardo.

«E a pranzo?» tenta ancora, ma scuoto la testa «no mamma, tranquilla, non voglio farmi vedere in queste condizioni da Lisa e poi penso che non mangerò niente oggi, non ho per niente fame» ed è la verità, tutta questa serie di eventi mi ha totalmente scombussolata, persino lo stomaco.

Sembra delusa dalla mia risposta, ma poi si limita a sorridere e a mormorare dolcemente «va bene, come volete, ma sappiate che questa è casa vostra, e sempre lo sarà».

Vorrei così tanto abbracciarla in questo momento, ma purtroppo non ci riesco. C'è come qualcosa che mi frena e mi fa bloccare, qualcosa all'altezza del petto. Forse è paura, oppure timore, anche se non so bene di che cosa si tratti.

«Noi adesso andiamo» Luke spezza il silenzio, ricevendo un cenno incerto.

Ci alziamo tutti e tre in piedi, per poi dirigerci alla porta ed una volta che siamo lì, do ascolto al mio cuore, stringendo in un abbraccio la donna che mi ha cresciuta e mi ha donato tutto l'amore del mondo, non facendomi mancare mai niente, e la stessa cosa fa Luke.

«Vi amo, tesori miei» sento alle nostre spalle e soltanto una volta essere arrivati a metà scale sento strattonarmi da un braccio, per poi sentirmi avvolgere da un tocco caldo e dolce: l'abbraccio di mio fratello, la mia esatta metà...

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