Capitolo 116

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Il mio corpo steso per terra e le mie gambe doloranti mi portano ad imprecare sottovoce e a farmi accelerare i battiti del cuore, presa dall'improvviso nervosismo causata dalla persona che mi si è scagliata addosso e che mi ha fatta cadere, rovinando il mio magnifico piano di prendere le teste di quei due che siedono a pochi metri da me per sbatterle tra di loro. Mancava così poco.

Mi volto nella direzione della persona che in questo momento odio a morte, ma di lui riesco soltanto a notare che è un ragazzo, perché in un solo attimo sento che mi afferra saldamente dal polso e mi trascina via, lasciandomi soltanto il riflesso della visuale di Cameron e Molly che continuano a ridere e scherzare, non badando a me che sono appena stata rapita da un presunto psicopatico che corre come un ghepardo dentro la mensa, ma non appena usciamo fuori svolta l'angolo, per poi aprire una porta rossa e fiondarsi al suo interno, tutto ciò con me che continuo a guardarlo con uno sguardo confuso e furioso.

Impreca lievemente, per poi prendere una chiave dorata posata su un mobiletto in legno e rigirarsela tra le mani che gli tremano, mettendola infine nella serratura e chiudendo così a chiave. Spalanco gli occhi e apro di poco le labbra rinsecchite.

Si volta nella mia direzione, mostrandomi i suoi grandi occhi marroni e le sue guance arrossate, ma prima che io possa scagliargli addosso i mille insulti che si sono moltiplicati nella mente, lui mi blocca «ti prego, non commentare». Le mie labbra continuano a rimanere semiaperte e la voce che stava per fuoriuscire mi muore in gola, ma i miei occhi trapelando sempre di più sconcerto. Mi affretto a voltarmi da un lato all'altro, notando che sono appena stata rinchiusa in uno sgabuzzino, dove ciò che mi circonda sono soltanto scope e moci, insieme ad un armadietto contenente sicuramente i vari detersivi per pulire.

«Non commentare neanche questo» si affretta a dire guardandosi anche lui intorno e grattandosi la nuca con un sopracciglio inarcato e l'espressione contratta.

Lascio sprigionare un sospiro frustato per poi iniziare a battere ripetutamente i piedi a terra e far fuoriuscire un grugnito dalle labbra.

«Okay cara, tu non hai affatto una bella cera, per non parlare del tuo aspetto trasandato. Ti è per caso morto il gatto?» mi guarda, strofinandosi il mento e squadrandomi da capo a piedi ed io in tutto ciò spalanco sempre di più gli occhi e accelero i respiri, digrignando di poco i denti ed infine mi avvicino a lui puntandogli un dito addosso «tu! Tu hai rovinato il mio bellissimo piano trascinandomi in questa sottospecie di sgabuzzino che puzza di detersivo, ma non prima di avermi fatta cadere a terra e avermi fatta correre come un forsennato per tutta la mensa e per un tratto di corridoio e adesso mi dici che ho una brutta cera?! E per di più mi chiami anche cara?!».

«Beh, in effetti non hai tutti i torti su questo aspetto...» lo fulmino con lo sguardo e lui alza gli occhi al cielo «okay, su tutti gli aspetti, ma devi sapere che l'ho fatto per una buona causa» incrocia le braccia al petto.

«Illuminami allora» urlo fuori di me, per poi sentirlo iniziare a parlare mentre gioca con l'anellino che porta al dito «due grandi tizi mi stavano rincorrendo, veramente, sembravano due gorilla, li avresti dovuti vedere» ride lievemente, ma si interrompe non appena nota che sul mio viso non c'è nessuna traccia di divertimento in quel che sta dicendo, così continua «allora, cosa stavo dicendo... Ah sì! Mi stavano rincorrendo, finché non sono entrato in mensa e senza guardare ti sono venuto addosso», lo interrompo «e perché mi hai trascinato fin qua?».

«Beh, a pensarci bene questa è una domanda a cui non ho una risposta concreta, ma eccoci qua, in uno sgabuzzino e comunque credo di averti salvato la vita visti gli sguardi assassini che stavi lanciando ai ragazzi seduti a soli pochi metri da noi» sorride soddisfatto.

«Li avrei picchiati se tu non mi fossi finto addosso e forse adesso mi sentirei molto meglio» aggiusto esasperata una ciocca dietro l'orecchio.

«Allora che aspetti a ringraziarmi?! Tesoro, non si usa la violenza» mi guarda fiera, ma poi sbotto «stava scherzando e ridendo con il ragazzo di cui sono innamorata e che dovrebbe ricambiare i miei stessi sentimenti. Ci stava letteralmente provando» ormai sono sconvolta e sembra esserlo anche lui «uh, allora in questi casi la violenza si usa. Se vuoi ti accompagno io a tirare a quella stupida ragazzina i capelli per poi bruciarli, facendo una sorta di falò» sorride innocentemente e ciò fa frenare lievemente la rabbia che fino a pochi attimi prima sentivo.

«Accetterei molto volentieri se due ragazzi non ti stessero cercando» esclamo ironicamente, ridendo sotto i baffi.

«Giusta osservazione» mi guarda mentre si porta una mano sulle labbra e mangia nervosamente le sue unghie.

«Visto che hai interrotto la mia possibile e probabile rissa mi merito delle spiegazioni. Perché ti stavano rincorrendo?» domando curiosa e lui mi fissa qualche secondo prima di indicarmi il pavimento «ci sediamo a terra? Non mi va di rimanere in piedi».

«Okay» alzo le spalle, per poi fare come ha detto, anche se lo spazio è veramente poco e siamo stretti, ma dopo aver passato ben cinque minuti a cercare una posizione comoda, finalmente la troviamo.

«Bene» si strofina le mani «potrei aver fatto cadere della pittura blu addosso a loro e per questo potrebbero essere molto, ma molto, arrabbiati, visto che sono i capitani della squadra di rugby e in quel momento ci stavano provando con due brunette» si ferma qualche secondo a pensare e poi, assumendo un espressione sconvolta esclama «oddio! Ho veramente fatto questo?! Sono morto».

Rido alla sua improvvisa uscita, ricevendo da parte sua una veloce e scaltra frecciatina, così alzo le mani in aria «scusa scusa, ma il fatto è che sei così buffo», continuo a ridere.

«Questo non lo pensavi dieci minuti fa, mentre stavi quasi per saltarmi addosso e strangolarmi» appunta serio, ma soltanto dopo qualche secondo scoppia anche lui in una fragorosa e riecheggiante risata, che si espande intorno a noi e che riempie gli attimi di silenzio.

«E tu che ne dici di raccontarmi i particolari di questo triangolo che si è formato?« domanda, ma mi affretto ad evidenziare «non è un triangolo», ma lui mi interrompe «sì che lo è».

«No».

«Sì».

«Okay, okay... beh, quel ragazzo che hai visto...» sospiro «diciamo che tra noi c'è una situazione strana. Io sono innamorata di lui e lui di me ed è da un anno che c'è questa sorta di sentimento che ci unisce, anche se c'è stata una scommessa di mezzo, ma poi l'ho perdonato e adesso credo di essere uscita un po' fuori discorso e...» parlo velocemente e senza pensare a quel che dico, così il ragazzo che ho davanti mi interrompe «respira cara, respira profondamente» mi pende le mani ed io seguo il suo consiglio, finché mi tranquillizzo.

«Bene, ora puoi continuare», sorrido imbarazzata e prendo di nuovo parola «adesso ho appena scoperto che è tornata la sua ex ragazza, di cui lui era perdutamente innamorato ed io mi sento così male per questo... Ho paura che lei possa portarmi via quel che è mio» sospiro, abbassando lo sguardo.

«Tesoro, hai detto bene... "che è mio". Non c'è nulla di cui preoccuparsi, se entrambi siete innamorati non c'è motivo che lui si allontani da te».

Lo guardo negli occhi, per poi mormorare «ma io ho paura».

«Non averne, si ha paura dei tuoni in un temporale, dei ladri di notte, ma non di perdere ciò che è tuo» mi guarda dolcemente.

«Grazie» esclamo con sincerità.

«Comunque io sono Emily» tendo una mano verso di lui «io sono Brad, ma tu puoi benissimo chiamarmi Ad».

Lo guardo confusa «Ad?» e lui sorride sempre di più «Ad, credo sia carino» alza le spalle e senza pensarci due secondi di più stringe la mia mano «mi piace, Ad».

FINE LINE 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora