Capitolo 24

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Julia

Man mano che mi avvicino alla casa di Jude la mia ansia sale, così come l'emozione alla prospettiva di rivederlo e perdermi fra le sue braccia. Quando parcheggio la macchina, però, mi rendo subito conto che non c'è nessuno in casa, ma per esserne certa provo comunque a suonare il citofono. Niente. All'improvviso la mia mente si affolla di immagini e milioni di scenari si susseguono davanti ai miei occhi, nessuno di essi neanche lontanamente rassicurante. Forse mi sono illusa che fosse cambiato, quando in realtà è rimasto lo stesso ragazzo dell'anno scorso, di quello prima e di quello prima ancora. Spero con tutto il cuore che questo non sia il caso, perché c'è solo una cosa che avrebbe fatto il vecchio Jude in una situazione come questa: ubriacarsi e circondarsi di ragazze disponibili ad alleviare, almeno per un poco, il suo dolore.

Respira, Julia! Non saltare a conclusioni affrettate. Probabilmente è in palestra, oppure da Mason, non è detto che sia per forza con una ragazza. Magari la nostra lite non lo ha sconvolto quanto ha sconvolto me e per tutto questo tempo ho dato più importanza alla cosa di quanta ne abbia data lui.

Cercando di calmare il mio respiro, tiro fuori il cellulare dalla tasca e mando un messaggio a Lizzie per dirle che non è in casa. Dopo una manciata di secondi ricevo la sua risposta: chiamalo! Con un respiro profondo compongo il suo numero e lascio che gli squilli regolari del mio telefono mi calmino.

«Julia?» risponde con esitazione.

«Sì, sono io» confermo. «Dove sei?»

«Perché ti interessa?» domanda. Non riesco a capire dal suo tono se è arrabbiato, ferito o semplicemente curioso.

Perché sono una stupida, ma nonostante tutto vorrei che tu mi perdonassi. «Perché sono di fronte a casa tua.»

«Oh», risponde, sorpreso. «Io, invece, sono fuori da casa tua.»

Sento un timido sorriso spuntare sulle mie labbra, ma mi ripeto che è ancora presto per cantar vittoria.

«Perché sei venuta da me?» domanda con tono incerto, come se stesse decidendo se far posto alla speranza oppure no.

Perché ti amo. «Per scusarmi.»

«Mi aspetterai lì dove sei, finché non torno?» chiede e dal suo tono capisco che è più rilassato. Divertito, quasi.

Ti aspetterei per sempre. «Va bene.»

Con un sorriso sulle labbra interrompo la comunicazione e sintonizzando la radio sul mio canale preferito chiudo gli occhi. Qualche tempo dopo, non saprei dire quanto, sento un leggero rumore proveniente dall'esterno e aprendo gli occhi vedo Jude che sta picchiettando sul finestrino dell'auto per attirare la mia attenzione. A quanto pare devo essermi addormentata.

«Mi dispiace svegliarti, ma non sembravi molto comoda» dice con un sorriso, accompagnandomi verso la porta di casa.

Mi prendo qualche secondo per osservarlo, sentendomi ancora più stupida per aver rischiato di perderlo per qualcosa che non riguardava nemmeno noi due. È così bello con quel piercing, quei tatuaggi che spuntano dalla t-shirt, quegli occhi blu e quel sorriso che non vorrei far altro che baciarlo e dimenticare tutto il resto. Prima, però, dobbiamo parlare.

«Mi dispiace» dico, non appena la porta della sua camera si è chiusa alle nostre spalle. «Non avrei dovuto accusarti a quel modo solo perché hai cercato di difendere il tuo amico. Forse un figlio non è nei tuoi piani, ma non ho motivo di prendermela con te per questo. È inutile preoccuparmi per qualcosa di astratto come la tua reazione se fossi stata al posto di Lizzie, perché non è la realtà.»

«E la realtà», continuo, prendendo il suo viso fra le mani e avvicinando la mia fronte alla sua fino a sfiorarla. «Qui e ora, Jude, è tutto ciò che mi interessa.»

«Lo so, Julia, ma voglio che tu sappia di poter sempre contare su di me» dice sfiorandomi delicatamente le guance con la punta delle dita. «Hai ragione, un figlio non è nei miei piani, ma non perché non lo desideri o non voglia assumermi delle responsabilità. Siamo entrambi troppo giovani anche solo per pensarci, ma voglio che tu sappia che qualunque cosa accada l'affronteremo insieme, nel bene e nel male. Non nego di trovare allettante la prospettiva di vedere in futuro un bimbo, il mio bimbo, crescere dentro di te.»

Senza bisogno di altre parole mi getto fra le sue braccia e lo bacio, dimostrandogli con un contatto ciò che non potrei spiegare nemmeno con mille discorsi. Tenendoci per mano, bisognosi entrambi di un contatto qualsiasi che ci mostri di essere davvero insieme, ci sdraiamo sul suo letto e inizio a raccontargli tutto ciò che mi è successo oggi. Henry, mia madre, Lizzie e Manuel...

«Mia mamma crede che quando andremo al college io penserò a una famiglia, mentre tu penserai solo ad ubriacarti e scopare» dico ridendo. «Ma scommetto che se sapesse che abbiamo già discusso di bambini le verrebbe un infarto.»

«Però non ha del tutto torto» risponde Jude, baciandomi sul collo. «Almeno per quanto riguarda me.»

«Cosa vorresti dire?» esclamo, rivolgendogli la mia miglior versione di uno sguardo indagatore.

«Voglio dire» sussurra, girandosi in modo da trovarsi sopra di me «non è forse ciò che fanno tutti i ragazzi del college?»

«Per quanto riguarda l'alcool non ho problemi. Anzi, probabilmente ti farò da braccio destro, almeno fino a quando non esageri» dico, perdendomi nel blu dei suoi occhi. «Ma per il resto, spero che tu stia scherzando, oppure puoi già iniziare a considerarmi la tua ex.»

«Sono serio» risponde, chinandosi su di me per un bacio. «E cos'è questa storia? Alcool sì, ma sesso no?»

«Penso che le motivazioni dietro la mia distinzione siano piuttosto comprensibili.»

«Davvero, Julia?» ribatte con un sorrisetto malizioso. «Io non credo. Dopotutto non ho mai dato ad intendere di voler portare a letto qualcun'altra.»

«Se la metti così...» sussurro, ricambiando il sorriso.

«Solo tu, Julia» mormora, catturando ancora una volta le mie labbra.

Fino a qualche mese fa non avrei mai pensato di potermi trovare sul letto di Jude Wayne con le labbra troppo impegnate a baciarlo per poter parlare e certamente non mi sarei mai sognata di poter essere innamorata di lui, ma ora quel desiderio che non ho mai avuto il coraggio di esprimere si è trasformato in realtà e non cambierei questo momento per nulla al mondo.

Jude, Henry, i miei genitori, Lizzie, Manuel, la scuola, i pettegolezzi, la verità, le bugie, le regole, i pregiudizi, le persone, la realtà e la fantasia non sono più aspetti separati della mia vita. Sono tutti elementi che, incastrandosi fra loro come tessere di un puzzle, mi hanno resa ciò che sono. Sono tutti i mattoncini che, sovrapponendosi gli uni agli altri, hanno permesso di formare Julia Bennett.

In questo momento, fra le braccia di Jude e con il peso del suo corpo sul mio, capisco che nessuna relazione è perfetta. Ognuno ha una storia che è a suo modo originale e scontata, dolce e triste, stupenda e terribile, piena di pianto e risa, perfetta e colma di imperfezioni, magica e maledetta. È proprio questa continua incertezza a rendere la nostra vita così emozionante e degna di essere vissuta.

Nobody knows (Revisionata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora