Capitolo 19

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Julia

Sono passate delle settimane da quella serata a casa di Jack e le cose fra me e Jude stanno andando alla grande. Sfortunatamente non posso dire lo stesso per Lizzie e Manuel.

Non so cosa sia successo quella sera, perché la mia amica non me ne ha voluto parlare, ma non posso negare di essere preoccupata per lei. Tutte le volte in cui ho provato a sollevare l'argomento ha respinto le mie domande dicendo che non è successo nulla fra loro, ma capisco dal suo sguardo che non è vero.

Non sono stupida, in fondo so cosa è successo, ma la mia mente si rifiuta di accettarlo, perché la verità è che sarebbe anche colpa mia. Non posso nemmeno andare da Manuel, perché cosa potrei dirgli? Non so cosa sia successo o su chi ricada la colpa e per questo non me la sento di rimproverarlo, né di parlarne con Jude. Spero solo che Lizzie si decida a confidarsi, perché questo non sapere mi sta uccidendo.

Proprio ora mi sto dirigendo verso il mio armadietto, subito dopo aver salutato il mio ragazzo con un lungo bacio di cui conservo ancora il sapore sulle labbra. Ho la testa immersa nei miei pensieri e nelle mie preoccupazioni. Mi sento un'amica orribile.

«Julia!» sento chiamare all'improvviso da una voce che conosco bene, ma che non mi sarei mai aspettata di sentir parlare in tono così sommesso e disperato.

Senza riuscire a mascherare la mia preoccupazione mi volto e trovo la mia migliore amica in piedi a pochi passi da me, con le mani in tasca e gli occhi pieni di lacrime, incurante degli sguardi che aleggiano su di lei. O forse troppo disperata per notarli.

«Lizzie!» esclamo, correndo ad abbracciarla. «Che è successo? Giuro che se è stato Manuel a ridurti così gliela farò pagare! Non me ne frega un cazzo del fatto che è un amico di Jude, per me potrebbe anche essere il papa in persona, ma nessuno fa del male alla mia migliore amica senza vedersela con me!»

«No, no!» si affretta a rispondere. «Non è colpa sua! O meglio» si corregge subito abbassando lo sguardo «penso che almeno una parte della colpa ricada su di lui, ma non è come pensi.»

«Va bene, non andrò da lui. Ma ti prego, Liz, dimmi cos'è successo.»

«Non qui» afferma, guardandosi intorno con le guance rosse per l'imbarazzo.

Senza rispondere la afferro per un braccio e la trascino verso il bagno più vicino, ignorando le sue proteste.

«Racconta» dico, non appena la porta si è chiusa dietro di noi, come una barriera contro gli sguardi indesiderati.

«Forse è meglio se aspettiamo questo pomeriggio, quando saremo a casa...» mormora, cercando di prendere tempo.

«No, Lizzie» la interrompo, posandole le mani sulle spalle e costringendola a guardarmi negli occhi. «Non sono stupida, so che è successo qualcosa fra te e Manuel e sono stufa di vederti così triste, ma non posso aiutarti se ti ostini a tenere tutto dentro!»

«Non ce la faccio, Julia!» esclama, scoppiando in lacrime.

«Lo so che è difficile, ma ho bisogno di sapere cosa è successo. So che probabilmente ora mi odi, cazzo persino io mi odio, perché se non fosse stato per me niente di tutto questo sarebbe accaduto, ma per favore, lascia che ti aiuti.»

«Cosa?!» dice, interrompendo persino il suo pianto. «Come potrei odiarti, Julia? No, tu non c'entri nulla.»

«E allora ti prego dimmi cosa è successo prima che corra da Manuel e chieda direttamente a lui.»

Odio vedere la mia migliore amica in questo stato, ma so che se non forzo un po' la mano non mi racconterà nulla. Lizzie è fatta così, quando c'è qualcosa che non va si chiude sempre in sé stessa e sta a me cercare di farla aprire. A volte anche in modo non tanto gentile.

Nobody knows (Revisionata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora