Capitolo 23

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Julia

«Lizzie!» esclamo, precipitandomi verso la porta.

Dopo aver confrontato mia mamma mi sono chiusa in camera, in modo da darle del tempo per riflettere sulle mie parole e, se la fortuna mi assiste, capire perché non potrò mai assecondare le loro decisioni. Solo qualche istante dopo, però, il mio cellulare ha vibrato. Lizzie mi ha detto di essere diretta verso casa mia, così mi sono precipitata alla porta e ora mi ritrovo con le braccia strette intorno alla mia migliore amica.

«Devo parlarti» dice, allontanandosi di qualche passo per guardarmi negli occhi.

Le faccio cenno di seguirmi e insieme raggiungiamo la mia stanza.

«Ho parlato con Manuel» esordisce, fermandosi a pochi passi dal mio letto con lo sguardo puntato su di me per vedere la mia reazione.

«E cosa ha detto?» domando.

Spero per lui che si sia comportato in maniera civile.

«L'ha presa davvero bene! Meglio di quanto potessi mai immaginare» esclama con un sorriso, correndo ad abbracciarmi di nuovo.

«Davvero?!»

E così inizia a raccontarmi del loro incontro: la sua confessione nel parcheggio della scuola, le parole di Manuel e la sua reazione, il loro bacio... e tutto ciò che lo ha seguito. Nonostante non me lo abbia raccontato esplicitamente, lo posso intuire dal rossore che imporpora le sue guance.

«Sono così felice per te!» esclamo, dimenticando improvvisamente tutte le mie odierne disavventure.

«Anch'io sono felice per me!» ridacchia.

«Ma soprattutto» continua poi, seriamente «sono felice perché se le cose fossero andate male fra me e Manuel, sarebbe stato poi imbarazzante rivederlo e temevo che questo avrebbe potuto rovinare il tuo rapporto con Jude.»

Tipico di Lizzie, pensare sempre agli altri.

«Ti voglio bene, Liz e sai che, se anche le cose fossero andate come dici, ti sarei rimasta comunque accanto, anche a costo di perdere Jude.»

«Lo so, Julia. Lo so», mi assicura. «Ma non me lo sarei mai potuta perdonare.»

«In ogni caso, per me e Jude potrebbe essere già troppo tardi» sospiro.

«In che senso?» domanda lei, allarmata.

Le racconto della nostra lite, della stupidità delle mie accuse e dei miei timori.

«Julia, anche io ti voglio bene, ma in questo momento ti prenderei a calci!» esclama non appena il mio racconto è terminato.

«Sono stata una stupida, lo so» dico, cercando di frenare le lacrime.

Dopotutto la mia migliore amica è incinta e io sono qui a disperarmi, perché probabilmente il ragazzo di cui sono innamorata sta affogando il dispiacere per il mio comportamento in alcool e ragazze.

«Sì, lo sei stata. Ma non mi riferivo a quello.»

«E a cosa, allora?»

«Cosa ci fai ancora qui?» esclama, agitando in aria le braccia. «Dovresti essere a casa sua a implorare perdono! Ti ha chiaramente invitata ad andare da lui non appena ti fossi ripresa, quindi cosa stai aspettando?»

«Ho paura che non mi voglia più» confesso. «E se non dovesse perdonarmi?»

«Su, Julia! Non è mica la fine del mondo. Se Manuel, ragazzo che conosco appena, sta con me ora, dopo che gli ho detto di essere incinta, vuoi che Jude, innamorato com'è di te, non ti perdoni per quattro stupidate dette in un momento in cui eri scossa?»

Nobody knows (Revisionata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora