Capitolo 13

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«Devo andare» sussurro, dando un ultimo bacio a Jude. «Mia mamma si starà chiedendo che fine abbia fatto.»

Il mio ragazzo annuisce, allontanando le sue labbra dalle mie con un grugnito. «Non vedo l'ora di rivederti domani. Non sono sicuro di averti ancora convinta del tutto di essere più che non tanto brutto.»

«Sono d'accordo» affermo, trattenendo un sorriso. «Penso che dovrai lavorarci un po' su, se davvero vuoi dimostrarmi che sei bello.»

«E non dimentichiamo sexy» aggiunge con un sorriso malizioso. «Talmente sexy che quando mi vedi non riesci a pensare ad altro se non baciarmi e toccare i miei favolosi addominali.»

«Ehi adesso, non esageriamo!» rido, dandogli una spinta giocosa sul petto.

Le sue braccia mi circondano la vita tirandomi verso di lui e in pochi secondi mi ritrovo di nuovo fra le sue braccia, sdraiata sopra di lui sul letto ormai sfatto. Con un sorriso malizioso lo bacio di nuovo, ma non appena sento la sua mano correre lungo il mio fianco mi allontano, alzandomi in piedi. Jude sbuffa contrariato, ma i suoi occhi stanno sorridendo, comunicandomi che gli piace essere preso in giro in questo modo.

«Ora devo veramente andare» esclamo, guardando l'orologio appeso alla parete.

«Vieni, ti accompagno fuori.»

Tenendoci per mano, raggiungiamo la mia macchina parcheggiata appena fuori casa sua e mi rendo conto di essere davvero felice. Non m'importa del fatto che quasi sicuramente mia mamma sarà arrabbiatissima o che mi aspetterà una lunga ramanzina sul perché non posso uscire con Jude. Per questo pomeriggio passato fra le sue braccia ne vale la pena.

«Cazzo.»

Sorpresa, mi volto verso Jude per capire cosa è successo e noto che il suo sguardo è rivolto verso la mia macchina.

«Deve essere stato Frank, a quanto pare non ha dimenticato le mie minacce» mormora, stringendo le mani a pugno lungo i fianchi.

Seguo il suo sguardo e noto dei profondi graffi sulla mia automobile, segni che non possono che essere stati lasciati intenzionalmente da qualcuno che voleva farla pagare a me o a Jude. O a entrambi.

«Non posso tornare a casa così» dico. I miei genitori pretenderebbero delle spiegazioni e non farei altro che offrirgli una ragione in più per disprezzare il mio ragazzo.

«Vieni» risponde Jude, prendendomi nuovamente una mano fra le sue. «Ti accompagno io e domani vedrò di portare questa macchina nell'officina dove lavora Mason. Non tornerà come nuova, per quello dovrei spendere più di quanto possa permettermi, ma è comunque meglio di niente.»

«Grazie, ma non ce n'è bisogno... i soldi non sono un problema, se ne occuperanno i miei genitori una volta che avranno smesso di sgridarmi per essere venuta qui. Non voglio che spendi denaro extra per la mia auto, so quanto tu ne abbia bisogno e sarebbe scorretto da parte mia chiedertelo.»

«Non c'è problema, principessa» mi tranquillizza. «Me ne occupo io. Non voglio che i tuoi genitori si arrabbino con me e dal momento che è anche colpa mia se la tua macchina è ridotta così è giusto che sia io a sistemarla.»

«Penso che i miei genitori siano già arrabbiati con te per il solo fatto che esisti, ma se davvero non è un problema va bene, occupatene tu» rispondo, cercando di sorridere. «Penso sia meglio che non sappiano nulla di tutta questa storia o non mi farebbero più uscire.»

«Dai, non possono essere così tremendi!» esclama. Poi, vedendo la mia espressione, aggiunge preoccupato: «Vero?»

Scuoto la testa, sconsolata. «Lo sono, eccome. Non dimenticare che vorrebbero vedermi al fianco di Henry Fisher. Quale persona sana di mente vorrebbe sua figlia con uno come lui?»

Nobody knows (Revisionata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora