Capitolo 4

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La casa di Jude è piccola rispetto alla mia, ma non è poi così brutta. Vista la sua affermazione riguardo ai "quartieri bassi" mi aspettavo di peggio. Si tratta semplicemente di una villetta rovinata dal tempo, basterebbe una mano di vernice e diventerebbe davvero una bella casetta. Certo, le vie qui hanno l'aria di essere un po' pericolose, ma non sono Lizzie, non credo davvero che possa arrivare una gang a minacciarmi con un coltello e comunque Jude è accanto a me. Mi sento al sicuro con lui al mio fianco, anche se è davvero stupido visto che non lo conosco nemmeno.

«Allora, cosa ne pensi principessa?» domanda.

«È carina. Mi piacciono le case grandi, ma non enormi. Sembrano così fredde e vuote. Questa è... intima.»

A quanto pare ho detto la cosa giusta, perché le sue labbra si curvano verso l'alto.

«Vieni» continua, facendomi cenno di seguirlo.

Ci addentriamo nella casa fino ad arrivare ad una porta in fondo ad un corridoio con altre due porte. Presumibilmente il bagno e la camera dei suoi genitori, quindi quella in cui stiamo entrando è la sua stanza.

Un brivido mi percorre al pensiero di essere da sola nella sua camera, ma non si tratta di paura. Mi guardo intorno e noto che è tutto molto ordinato per essere la stanza di un ragazzo. Non ci sono vestiti in giro e il letto è rifatto, qualche poster abbellisce il muro insieme ad alcune foto di un bambino, Jude penso, con un uomo.

«Chi è?» domando, indicando un'immagine in particolare.

Rappresenta Jude da piccolo, con un sorriso vero che raramente si vede ora sulle sue labbra, intento a far volare un aquilone insieme all'uomo che immagino essere suo padre.

«Mio papà. È morto dieci anni fa.»

«Oddio, deve essere stato terribile» dico. Bel modo di iniziare la conversazione, Julia. «Non so cosa dire. Mi dispiace mi sembra così privo di significato. Lo si usa per rimediare alla mancanza di parole, io non vorrei che me lo dicessero se dovessi perdere qualcuno a cui tengo.»

«Va bene così, Julia. È passato tanto tempo.»

Mi ha chiamata Julia, non principessa e il suo sguardo è lontano mille miglia. Non va tutto bene per niente. Il tempo non guarisce le ferite, non quelle così profonde. Capisco che non vuole parlarne e decido di cambiare argomento. Non voglio vederlo così, voglio che torni il Jude di sempre con quel suo sorriso arrogante che lo rende così sexy.

«Allora è qui che porti le ragazze?» domando, indicando il letto con un cenno del capo.

Non che mi interessi particolarmente, che schifo, ma è la prima cosa che mi è venuta in mente e sembra funzionare.

Il suo solito sorriso è al suo posto, mentre risponde: «No, non porto mai le ragazze nella mia camera. Troppo personale.»

«Io sono una ragazza.»

«Lo so, ma non sei qui per quello. Oppure sì?»

«Mai dire mai» ribatto con un sorrisetto malizioso che lo sorprende.

Stupidi pregiudizi. Restiamo a fissarci per alcuni secondi finché non cedo e distolgo lo sguardo.

«Pensavo di dividerci il lavoro, io cerco sul libro mentre tu puoi iniziare da internet» spiego entrando in modalità ricerca di scienze.

È per quello che siamo qui... vero?

«Okay, tu inizia pure. Arrivo subito.»

Se ne va lasciandomi sola nella stanza. Essendoci una sedia soltanto, quella che dovrà usare lui per stare davanti al computer, decido di sedermi sul letto con il libro sulle ginocchia. Mi piace l'idea di essere sullo stesso letto in cui dorme Jude, soprattutto ora che ho la certezza che non fa altro oltre che dormire qui, ma l'immagine che continua ad invadere la mia mente di noi due intenti a baciarci fra le lenzuola mi distrae dal libro.

Nobody knows (Revisionata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora