"Ready?" "Yes."

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"What's wrong with me?
Why do I feel like this?
I'm going crazy now...
Your mind is in disturbia,
It's like the darkness is the light,
Disturbia,
Am I scaring you tonight?
Disturbia,
Ain't used to what you like,
Disturbia."
-Cit. Rihanna | Disturbia

GENNY'S POV:

Mi stavo congelando fuori la porta di casa di Justin e anche da qui fuori potevo sentire il casino proveniente dall'interno.
Riuscii persino a riconoscere la musica, era Marylin Manson.

Provai a bussare ma dubitai che qualcuno potesse sentirmi con tutto quel trambusto.
Allora presi il cellulare e velocemente chiamai Scott.

Un altro urlo squarciò l'aria.
Cosa diavolo sta facendo Justin? Perché grida così? Pensai.

Improvvisamente i ricordi del sogno della notte prima tornarono ad infestare la mia mente.

Dopo il quarto squillo entrò la segreteria telefonica e stavo quasi per bestemmiare quando improvvisamente la porta si aprì. "Genny!" Disse Scott con sollievo.

"Dov'è?" Chiesi diretta.

Scott si fece coraggio e con tristezza lentamente aprì del tutto la porta rivelandomi il disastro che essa celava al suo interno.

"Oh Dio!" Misi una mano davanti alla bocca per lo spavento.
Sentii subito le lacrime riempirmi gli occhi. Non potevo credere a quello che stavo vedendo.
Cocci, vetri e pezzi di qualsiasi cosa ricoprivano il pavimento.

Justin stava prendendo a pugni il muro fra il bagno e la camera da letto.
Sangue rosso cremisi gli usciva dalla pelle lacerata delle nocche, sporcando anche il muro che esse continuavano a colpire ripetutamente.

I suoi capelli biondo platino gli ricadevano sulla fronte mentre le sue spalle si alzavano ed abbassavano ad un ritmo irregolare, i suoi occhi erano chiusi ed ogni qual volta che i suoi pugni venivano a contatto con quella parte di muro su cui aveva deciso di sfogare tutta la sua ira, grida rauche venivano fuori dalla sua gola.
Non ero molto vicina, ma anche da questa distanza potevo vedere le sue gambe tremare incontrollabili.

Stavolta aveva del tutto smarrito anche solo sapere cosa significasse la parola controllo.

C'era talmente tanto rumore che non si era nemmeno accorto che ero entrata in casa sua.
La musica era ad un volume così alto che riuscivo a malapena a sentire Scott che si trovava precisamente davanti a me.

"Cosa diavolo gli è successo?" Sputai con veleno contro Scott.

"Non lo so! Pensavo che almeno tu lo sapessi, a me non ha voluto dire niente!" Gettò le braccia in aria.

Roteai gli occhi al cielo e camminando fra i cocci a terra, il tavolino ribaltato e il mobile con uno sportello staccato e uno che stava per cadere mi avvicinai a Justin.

Era terrificante vederlo così, ma sapevo che non mi avrebbe fatto del male.

Allungai una mano per toccargli la spalla ed attirare la sua attenzione. "Justin?" Lo chiamai ma lui nemmeno si voltò e brutalmente mi spinse via facendomi cadere.

"Genny!" Gridò Scott.

I capelli mi caddero sul viso impedendomi la visuale e quando li scansai vidi che Justin si era girato e mi stava guardando con gli occhi pieni di lacrime.
Mentre le mie senza controllo iniziarono a scendere lungo le mie guance.

"Angel..." disse respirando freneticamente.

Lo guardai un po' spaventata e lui si avvicinò lentamente con le mani alzate. "Scusa Angel, ti prego non avere paura." Lo guardai negli occhi e tutto quelle che vidi fu dolore.
Volevo indietreggiare, ma sinceramente avevo paura di ferire i suoi sentimenti reagendo in quel modo, così rimasi immobile. Mi fidavo di lui, ma se in questo momento mi avrebbe fatto del male, preferivo che ne facesse a me anziché a se stesso.

SHIVER (Sequel di IMPERFECT) Where stories live. Discover now