"Infinity Dark"

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"So what I'm really tryna say is,
And what I hope you understand,
Is despite of all the imperfections of who I am... I still wanna be your man.
And sometimes love goes from sunshine to rain,
And I'm under this umbrella and I'm calling your name,
And you know I don't wanna lose that... I still believe in us."
-Cit. Heartbreaker | Justin Bieber

GENNY'S POV:

Mi guardai intorno ed era tutto nero, avevo provato più volte cercando di ricordare qualsiasi cosa mi potesse aiutare, ma era tutto sfocato, tutte le volte che cercavo nella mia mente trovavo solo il buio... era tutto così confuso.
A volte mi sembrava di sentire una voce, maschile credo, mi faceva venire i brividi e mi colpiva dritta al cuore, l'avrei ascoltata parlare per ore... ma non sapevo di chi fosse.
Mi sembrava di aver passato tutta la vita in quel posto vuoto senza spazi, nè misure, ma sapevo che non era così e nonostante questo blocco dovevo mettercela tutta, se volevo uscire da lì.

Avete presente l'universo? Buio, freddo e infinito...  ma questo dipende da quale punto di vista lo si guarda quindi la vera domanda è: cosa si nasconde dietro la parola infinito?
La verità è che nessuno lo sa, è semplicemente sconosciuto alla conoscenza umana.
Esatto perchè nessuno al mondo sa cosà viene dopo e allora, tipico di noi esseri umani, abbiamo usato la parola "infinito" come scusa al nostro non conoscere e sapere, ad esempio anche io stessa in quel momento mi trovavo a dover utilizzare quella parola per descrivere il luogo in cui mi trovavo.
Non c'erano altri modi.

Ero circondata da un immenso e  infinito nero.

Non sapevo come ci ero arrivata lì, cosa ci stavo facendo o che cosa stavo aspettando, così dopo un'infinità di tempo a pensare che fosse solo una cosa momentanea decisi di fare l'unica cosa che mi era rimasta possibile.

《C'è nessuno?》 Chiesi, ma non ci fu risposta.

《C'È NESSUNO?》 Provai di nuovo alzando la voce, ma ancora niente.

Iniziai di nuovo a camminare nel buio gridando a squarciagola in cerca di qualsiasi aiuto per tornare alla normalità.
Come facevo a sapere come fosse la normalità? Beh semplice, non lo sapevo!
Ma me lo sentivo, trovarsi in quel posto non era normale, le cose non dovevano essere così, mancava qualcosa e dovevo assolutamente ricordare chi fosse quel ragazzo che continuavo ad immaginare... forse lui avrebbe potuto aiutarmi.

《Sforzati Genny, pensa!》 Mi dissi da sola.

Chiudendo gli occhi provai ad immaginare il suo volto, decisa a concentrarmi solo su un particolare alla volta, non tralasciandone nemmeno uno.

Aveva i capelli di un castano chiarissimo, quasi biondo, un vero e proprio contrasto con le lunghe ciglia scure che incorniciavano i suoi occhi color miele, così profondi che sembravano tener molte emozioni prigioniere, il suo naso era perfettamente dritto e proporzionato alle sue carnose labbra rosee.

C'era qualcosa in quegli occhi chiari, in quelle labbra... mi facevano venir voglia di piangere e non sapevo perché.

Forse stavo diventando matta!

Poi per la prima volta dopo tanto tempo vidi qualcosa, finalmente un secondo ricordo.

Era sempre quel ragazzo, ma stavolta stava sorridendo mentre mi guardava dritta negli occhi.

Quel sorriso. [Nota D'autore: La gif]

Sentii improvvisamente un forte calore sbattermi addosso fino ad arrivarmi dritto nel cuore e provai una forte sensazione di vuoto.

Poi di nuovo, ecco un'altra immagine; sempre lui, mi sta facendo l'occhiolino mentre ridacchia di me.

Quella sensazione si fece ancora più intensa e dolorosa, la voglia di piangere si era trasformata in una necessità.

Ma nemmeno il tempo di realizzare che un'altra immagine di quel ragazzo riaffiorò dai miei ricordi.

Sembrava infuriato, faceva paura, i pugni stretti e lo sguardo bollente su di me. Un forte senso di colpa mi colpì lo stomaco e insieme a quello anche il nome del ragazzo.

《Justin!》 Sussurrai.

Questo aiutò la mia memoria a sbloccarsi ancora meglio e a tirar fuori altri ricordi sepolti.

Justin sta piangendo, una lacrima gli eiga il volto e io sento quasi il bisogno di portarlo via da lì.

Si ma dov'è "lì"? Devo ricordarlo.

Ora vedo una vetrina, sembra vecchia e rovinata, ma guardandola meglio riesco a vedere un foro nel vetro... concentrandomi meglio su quel foro qualcosa sembrò colpirmi la testa: TUTTO.

Tutto tornò a posto nella mia mente, tutto prese forma, ogni cosa aveva di nuovo il suo senso logico.

Justin. La voce. Il foro, il padre. Il Crossmeet. I miei genitori. Le bugie. Le gare. Dax. Il proiettile. JUSTIN.

Forse avevo capito dove ero e se era davvero come credevo che fosse dovevo assolutamente trovare un modo per tornare da Justin.
Lui aveva bisogno di me.

Ma come?

《Devo tornare da Justin! LUI HA BISOGNO DI ME!》gridai nel vuoto.

Stavo per morire?

《JUSTIIIN!》 La mia voce rotta dal pianto.

Gridai ancora, ma questa volta la voce mi torno indietro a mode eco, forse avevo trovato la fine di quel "infinito".
Cominciai a correre nel buio senza sosta, gridando ogni tanto il nome di Justin per riuscire ad orientarmi da che parte continuare a correre, in cerca di quel muro che faceva da confine, era come correre ad occhi chiusi e non mi fermai finché non andai a battere contro un muro, anch'esso nero, era così buio e scuro che mi sembrava di essere diventata ceca, perlustrai tutta la superficie con le mani, ma dopo il mio disperato tentativo di trovare una maniglia o altro iniziai a battere freneticamente le mani contro il muro.

《JUSTIN! JUSTIIIN! DEVO TORNARE DA JUSTIN!》gridai fra le lacrime sperando che qualcuno potesse sentirmi, i miei pugni che venivano a contatto con la superficie dura del muro ad ogni scontro un po' meno forte fino ad arrendermi. Appoggiai la schiena al muro e mi lasciai scivolare fino a trovarmi completamente con il sedere a terra.

Mi rannicchiai su me stessa portando le ginocchia al petto, dove nascosi la testa mentre fiumi di lacrime mi continuavano a sgorgare da sotto gli occhi dando sfogo a tutte quelle emozioni che solo ora avevo ricordato di che sapore fossero.

Sentivo che ormai era tutto perso, che non importava quanto mi impegnassi perchè ogni sforzo per trovare una via d'uscita in quel posto era inutile.
Ero arrivata alla conclusione che quel posto non aveva via d'uscita, ero intrappolata.

《Justin io ti amo!》pronunciai continuando a piangere.

Non volevo lasciarlo da solo, probabilmente in quel momento stava soffrendo molto e sicuramente si stava anche dando tutta la colpa riguardo l'accaduto, era la sua natura.
Si era dato la colpa per il papà... cosa gli impediva di farlo di nuovo per me?

Non potevo permetterlo, lui non se lo meritava, non dovevo arrendermi.

Avrei provato ancora.

Mi rimisi in piedi mentre intanto passai il palmo della mia mano sotto gli occhi per asciugare le lacrime cascate, tirai su col naso e improvvisamente un raggio di luce colpì il mio viso.

SHIVER (Sequel di IMPERFECT) Donde viven las historias. Descúbrelo ahora