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Alla fine sono tornata a scuola, non sono io che mi devo vergognare ma, loro. Ho seguito le lezioni con molto impegno, anche se in base a quello che è successo, ho chiesto al Preside di uscire un'ora prima, tutti i giorni.
È ora di ginnastica, io ed Alex nello spogliatoio ci stiamo sistemando.
La porta si spalanca ed entra Molly. Ci guarda, abbassa la testa e se ne va'. La mia amica ed io ci guardiamo interrogativamente, non capendo.
Usciamo, andando verso la palestra.
"Nikki?" Non può essere!
"Kaleb che cosa ci fai qui?" Domando, incavolata.
"Vengo a scuola" risponde.
Che vuol dire vengo a scuola? Non si sarà... ma non finisco, la professoressa ci chiama.
Entriamo e vediamo che sono tutti disposti in ordine sparso, mentre la Prof, tiene in mano la palla rossa.
Sappiamo tutti quello che vuol dire, Palla Avvelenata.
Uno dei giochi più cattivi al mondo, mi scervello per trovare una scusa ma, ci metto troppo. La Martin, ci richiama in fila e dice:
"Buongiorno ragazzi, diamo il benvenuto al nuovo compagno, Kaleb" mi volto e lo guardo ad occhi sgranati. Non ci posso credere! Ha davvero incominciato di nuovo la scuola, per tormentarmi! Il gioco prende vita, io scappo in ogni direzione senza mai toccare palla.

Anche lui se la cava bene, essendo molto agile.
Corriamo tutti a perdifiato, visto che la palla è in mano a Mason, noto per la mira da cecchino.
Mi nascondo dietro un grosso materasso blu, quando due mani mi acchiappano.
"Lasciami o mi metto a urlare" gli dico.
"Nic, mi manchi. Lo so' che ho fatto un casino ma, ti prego torna a casa" supplica. Non voglio cedere anche se la sua espressione mi entra nell'anima.
"No Kaleb, non torno a casa. Né ora né in futuro. Mi hai tradita, hai tradito le nostre confidenze e mi hai messa alla berlina. Io non sono la protagonista di quei libri scadenti, che si fanno fare di tutto. Ho una dignità e mi voglio bene. Ma, a quanto si dice Amanda è tornata single, vai da lei visto che vi intendete alla perfezione" ribatto, staccandomi dalla presa.
"Aspetta, Nikki!" Ma, mi sono già ributtata nella mischia.
Lo evito per il resto delle ore, ed alle 13:00 spaccate esco da scuola. Vado a casa di Alex, visto che vivo lì per il momento. Fino al diploma, poi andrò a vivere a Rosebay e troverò un lavoro. Così potrò anche pagare un avvocato e divorziare.
Cammino veloce, senza guardare la strada, immersa in foschi pensieri.
Non riesco a togliermi dalla testa le immagini, in quella bettola.
Mi si sono stampate a fuoco nella mente.
Un colpo di clacson, mi fa' voltare.
"Ciao Keith" lo saluto, visto che di tutti è stato l'unico a non partecipare.
"Ehi, Nikki, come butta?" Ha parcheggiato e si è fermato.
"Tutto okay, tu?" Ribatto.
"Si tira avanti. Senti, volevo solo dirti che mi dispiace. Non sono riuscito a fermarlo" spiega.
"Non è colpa tua, Keith. È maggiorenne e vaccinato, sa' prendere da solo le decisioni. Comunque la cosa non mi riguarda più, è finita" ammetto.
"Mi spiace, davvero" di nuovo.
Prende la mia mano e sul palmo mi segna il suo numero di telefono, proprio mentre passa la moto di Kaleb.
Rallenta e poi, sfreccia più veloce.
"Senti so' che non dovrei ma, se ti va' venerdì, potremmo andare al cinema. Anche io mi sono lasciato da poco e, ho bisogno di una spalla su cui piangere" confida, addolorato.
Non so' che cosa fare, uscire con un altro non mi pare una cosa da fare.
La parte vendicativa di me, la pensa differente.
La lotta sta' infuriando, nella mia testa ma, la voglia di rivalsa ha la meglio.
"Va' bene ma, voglio che sia chiaro, è solo un cinema tra amici. Io sono ancora sposata, ho il cuore a pezzi e, nonostante tutto, lo amo ancora, intesi?" Non voglio fraintendimenti.
"Assolutamente! Grazie mille Nikki, ci si vede venerdì. Alle 20:00 al cinema?" Domanda.
"Va bene, ciao Keith"  saluto, incamminandomi verso casa di Alex.
Entro e lo vedo passare, da' un colpo di clacson a mo' di saluto.
Ora c'è un altro quesito a cui rispondere, dirlo o no alla mia amica?
Meglio di no, in fondo, è solo una sera e solo tra amici.
Corro di sopra, mi lavo veloce, mi cambio ed esco. Vado ad aspettare l'autobus, per Rosebay. Voglio iniziare a lasciare i miei curriculum nei negozi ecc. Per lo meno, tra meno di un mese, quando avrò il diploma, magari, un posto di lavoro già mi aspetterà.
L'autobus però ci mette troppo.
Una macchina accosta e il finestrino si abbassa.
Amanda.
"Sali, dobbiamo parlare" non ammette repliche.
"Non c'è nulla da dire" rispondo.
"C'è eccome. Per favore, sali" è gentile.
Faccio come chiede, metto la cintura e partiamo. Non fiata per tutto il tragitto ma, si ferma nello spiazzo del belvedere.
"Allora?" Domando, senza riuscire a guardarla.
"Ti devo delle scuse. Non mi sono mai comportata bene con te ma, aver mandato all'aria il tuo matrimonio non riesco a perdonarmelo. Mio padre tradiva mia madre e, quando hanno divorziato, ho sofferto da cani.
L'unica cosa che posso dire è che, davvero, non credevo vi foste sposati sul serio.
Ma quando quella sera, in bagno, mi ha detto che sposarmi era stata la cosa migliore, credeva che fossi te, mi sono sentita morire. Non vado fiera di averti rubato il ragazzo ma, il marito no, è troppo anche per me. So' come è stata mia madre e non voglio che tu passi la stessa cosa. Non c'è stato nulla tra me e Kaleb nel bagno e, non voglio difenderlo, non era in sé.  Tiene a te, come mai a nessuna" termina, asciugandosi una lacrima.
Le stringo una mano e inspiegabilmente, l'acredine tra noi scompare. La vedo per quella che è davvero.
"Grazie, per avermelo detto. Ti perdono e, se vuoi, potremmo provare ad essere amiche" non mi aspetto che accetti, quindi, quando mi abbraccia, resto di stucco. Si rivelerà la mia più grande alleata.

Continua...

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