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Arrivati a casa, mentre lui mette la moto dentro, io apro. Inizio a sistemare le cose nel frigo, quando rientra e sbarra la porta.
"Hai fame?" Domando.
"Sì" è la risposta. Il tono, mi fa' voltare. Gli occhi, una promessa di tempesta, il corpo pronto a scattare, mi ricorda quello di un grosso felino.
Mollo tutto e scappo in camera, cercando di non farmi raggiungere, anche se ha gambe chilometriche, rispetto a me.
Scappo e mi rifugio sul mio lato del letto, lui si posiziona davanti. Se scatta a destra, io mi sposto a sinistra, in un buffo ed erotico acchiappino.
"Non si scappa dal lupo, Cappuccetto Rosso" mi ricorda.
Per tutta risposta, mi sfilo la maglia e gliela lancio dritta in faccia. Stringe gli occhi ed un sorriso inquietante, si forma.
"Vuoi giocare bambina? Ti accontento" sta' al gioco, togliendosi le scarpe. Finta ancora e si sposta. Si toglie la cintura e la fa' schioccare, i brividi mi assalgono, trattengo il respiro senza rendermene conto.
Tolgo scarpe e calzini, restando incantata a guardarlo. Stavolta finto io, costringendolo a tornare dov'era.
Lo anticipo e mi abbasso lentamente i pantaloni. Deglutisce ma non fiata, e questo mi da' coraggio.
"Non sei poi così spaventoso, lupo" lo sfotto.
Il sorriso si apre di più, mentre sbottona i pantaloni e li toglie.
Fa' il gesto di aggredirmi e vado indietro. Ha vinto questo round, e adesso?
Prendo il coraggio a quattro mani, sgancio il reggiseno e lo lancio lontano. Segue il volo e lo osserva atterrare. Mi coglie un accesso di timidezza, incrocio le braccia sul petto, coprendolo. Si volta e mi guarda, cominciando a fare no, con il dito.
Abbasso la testa, guardandomi i piedi, quando le sue mani mi afferrano la vita.
"Non coprirti, non ho mai visto niente di più bello e siamo sposati" prende le mie mani e le sposta, sul suo petto.
Da sotto la maglietta, posso sentire il suo cuore battere, veloce.
Mi costringe a salire sul letto, facendomi sdraiare. Si posiziona in mezzo alle mie gambe e toglie la maglia.
Non riesco a non toccarlo, è bellissimo.
Leva anche l'ultimo ostacolo, i boxer.
Resto a bocca aperta, ma mi distrae subito, stendendosi sopra di me. Si appoggia su un gomito, incominciando a carezzarmi. I capelli, il viso, il braccio, mi bacia sul collo e con la mano afferra un seno. Mi arcuo e ne approfitta per alzarsi. Mette una gamba giù dal letto, l'altra la lascia sopra. Afferra il bordo degli slip e comincia a farli scendere piano. Gli do' corda aiutandolo con i movimenti.
Siamo liberi da ogni barriera adesso, si sdraia di nuovo e prende le mie mani, le mette sulla schiena, per appoggiarsi nuovamente su un gomito. Mi bacia, dapprima lentamente, poi in un crescendo di passione a stento trattenuta. Non sono da meno, gli circondo la schiena e infilo una mano nei capelli, tirandoli. Con l'altra percorro tutta la sua parte posteriore, fino ad arrivare alle natiche. Mi sa' che gli piace, ha approfondito il bacio, decido di osare e afferrandone una, la stringo.
Geme e punta il ginocchio sul materasso, sollevandosi. Si alza e si allunga verso il cassetto del comodino, prendendo un preservativo. Mi viene spontaneo dirgli: "Dobbiamo proprio? Insomma, non possiamo fare in un altro modo
?" Non fiata, lo lancia via e si stende di nuovo su di me. Sento qualcosa di caldo, appoggiarsi al mio punto più bollente ed un attimo dopo una spinta.
Stringo le mascelle, le gambe e conficco le unghie nella sua schiena.
"Ti prego fermati, fa' male" imploro.
"Va bene, non mi muovo" mormora col fiatone.
"Lo so' scusami ma, sei troppo... grosso e mi devo abituare" spiego.
Sorride, anche se è sempre rigido.
"Grazie. Tranquilla non mi muovo, hai tutto il tempo che ti serve" dice, carezzandomi, per poi aggiungere:
"Un consiglio, cerca di rilassarti. Se stai così tesa, non ti passerà mai. Rilassati poco a poco, tesoro" suggerisce.
Prendo un respiro e inizio, togliendogli le unghie da dentro la carne. Rilasso le dita e cerco di proseguire con il resto del corpo. Allento anche la presa sui suoi fianchi, visto che gli sto' stritolando il bacino. Pian piano la tensione si allenta.
"Okay, prova adesso" suggerisco.
Spinge poco, il risultato è lo stesso.
Mi sembra di essere aperta in due da un palo rovente.
"Ancora male?" Chiede, immobile.
Faccio sì con la testa, ad occhi chiusi. Li apro e lo guardo, la sua espressione è l'opposto del tono con cui mi ha parlato. Preoccupata, tesa e dispiaciuta. Lo carezzo, non è colpa sua ed in quel momento, tutto muta.
Il dolore sparisce, il calore ritorna, sgorgando dal petto. Lo avvicino e lo bacio, con un ardore mai provato.
Capisce e si sdraia di nuovo su di me, spinge fino in fondo e lo assecondo.
Stavolta si ferma lui.
"Sto' bene, amore" gli dico.
"Sì lo so' è solo che... va be' non fa nulla" un ragionamento tutto suo.
Ricomincia da dove si era interrotto, spingendo su e giù, assecondo i suoi movimenti, allineandomi con la sua velocità.
"Oddio" gli scappa detto. Lo guardo non capendo che cosa succede. Ha le pupille dilatate e, sembra, appannate.
Il corpo è teso, come se si frenasse.
È eccitante, da morire, gli mordo il collo e perde la testa.
Mette le mani sotto al mio sedere, ed in risposta intreccio le gambe alla sua vita. Mi infila la lingua in bocca e senza mai staccarsi, comincia a darci dentro. Gli afferro le spalle, per non volare via, dalla forza con cui spinge.
Non so' esattamente quanto duri, perdo la cognizione del tempo e dello spazio.
"Ti prego amore vieni, non ce la faccio più" mi supplica. Anche io mi sono trattenuta e questo via libera, mi fa' gioire.
"Spingi" sussurro al suo orecchio.
Non se lo fa ripetere, pompando come un matto.
Ed eccolo, il piacere assoluto.
Urlo e mi lascio andare. Mi raggiunge subito, uscendo velocemente, svuotando tutto nella sua mano.
Si sdraia e mi afferra, stringendomi.
"Adesso riprendiamo fiato, poi facciamo una doccia. Ma lunedì, per prima cosa vai dal medico e ti fai segnare la pillola. Non mi piace venire così, preferisco dentro" spiega.
"Va bene, farò come vuoi. Mi spiace, non pensavo che fosse fastidioso per te ma, in realtà non pensavo affatto. Mi sono lasciata trascinare dell'ormone. E sei mio marito, mi sembrava normale." Spiego.
"Lo è, hai fatto bene. Resta comunque che venire in mano, non fa' per me" mi sorride. E si alza, tirandomi su' con sé.
Mi stringe e mi porta in bagno.
"Una doccia bollente e domattina non camminerai come uno zombie" si infila nella stanza e con un calcio chiude la porta.
Usciremo molto, molto dopo.

Usciremo molto, molto dopo

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Continua... 

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