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Due giorni e mezzo dopo:

Mi alzo a fatica, sono rattrappita e intirizzita, per esser stata due giorni nella stessa posizione. Ogni tanto mi alzavo per andare in bagno o bere ma, ritornavo subito qui. Mi sento scollegata dal mondo come se fossi rinchiusa in una bolla, lontana e distante da tutto. Mi siedo, cercando di far tornare la sensibilità agli arti ed al busto. Quando trovo un decente compromesso, mi alzo e, accendendo il gas, preparo il caffè. Ne bevo mezza caffettiera in pochi sorsi poi, mi decido ad accendere il telefono per chiamare il Preside ed avvertirlo.
Suona in continuazione, avvertendomi di messaggi e chiamate provenienti, tutte, dallo stesso numero, il suo. Messaggi in segreteria che cancello senza ascoltare. Apro la rubrica e chiamo a scuola, parlando con il Preside che, una volta sentiti i fatti, si mostra più che disponibile. Prendiamo accordi e, finalmente, ci salutiamo.
Devo collegarmi a Facebook, e lo faccio.
Vedo tanti commenti, poco carini, ad una foto che ha pubblicato Amanda. Tolgo lo stato, il tag e rimuovo l'album. Esco e chiudo, quando il telefono inizia a vibrarmi nelle mani.
Sempre lui, lascio suonare e scatta la segreteria.
Non so' per quale forma di masochismo, ascolto il messaggio.
"Sono io, ti prego perdonami. Non è come sembra, possiamo parlarne? Sono uno stronzo hai ragione ma ti biiiip" il segnale si interrompe. Poso il telefono sul divano ed esco, cercando un po' di aria fresca. In effetti, perdo la cognizione del tempo e la strada. Mi sono persa, nel bosco e non ho nulla con cui chiamare soccorsi. Provo ad andare avanti cercando una casa, magari c'è qualcuno e mi può far telefonare. Purtroppo le cose non vanno come vorrei, non c'è una casa abitata nel raggio di chilometri. Provo a riprendere la strada e trovare il sentiero ma, dopo un bel po' mi rendo conto di stare girando in tondo. Comincio ad avvertire i primi sintomi del panico afferrarmi e affretto il passo. Cerco disperatamente un indizio che mi faccia capire dove mi trovo ma, tabula rasa.
Comincio a correre, in preda al terrore, urlando a squarciagola. Sento qualcosa di grosso e pesante alle mie spalle e, per un caso fortuito, trovo un grosso ciocco di legno con cui mi posso difendere. Lo afferro e mi metto ferma, dietro un albero. Spero con tutta l'anima che sia un animale dei boschi, in cerca di qualcosa, e non uno psicopatico assassino e stupratore.
Ma il rumore è quello di passi sul sentiero.
Arriva ad un tiro di schioppo ed io, balzo fuori tirandogli una sonora botta in testa. Non lo centro dove volevo ma va' comunque a terra.
Alza le mani in segno di resa, riparando la testa.
"Ferma Nikki, sono io!" Dice.

"Kaleb?" Domando

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"Kaleb?" Domando. Butta giù le braccia e si alza.
Sarà il panico, sarà tutta la situazione, gli corro incontro, stringendolo.
"Sono così felice che tu sia qui" inizio a piangere e tremare allo stesso tempo.
Mi solleva e mi riporta sul sentiero fino a casa di Alex.
Apre la porta ed accende la luce, sempre con me in braccio.
Mi porta in cucina, mi fa' sedere su una sedia e si accomoda difronte.
Lascia che mi riprenda da quello spavento, restando a fissarmi. Noto che porta ancora l'anello.
"Perché sei qui?" Chiedo.
"Per te" risponde.
"Ma io non ti voglio qui, non ti voglio nella mia vita. Sei stato con quella schifosa, ti sei drogato ed hai lasciato che mi insultassero. Hai anche raccontato i particolari della nostra intimità. Perché mai dovrei tornare con un uomo del genere?" Chiedo.
Abbassa la testa senza dire nulla.
"Che cosa è successo? Almeno questo lo sai dire?" Indago, fredda.

"Che cosa è successo? Almeno questo lo sai dire?" Indago, fredda

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"Io proprio non... io non lo so'" risponde.
"Bene, allora puoi tornare a casa tua. Addio Kaleb, ti manderò i documenti per il divorzio" vado alla porta e la spalanco.
Resto ferma, mentre si volta e mi guarda. Si alza e viene vicino, abbasso il capo, non lo posso guardare, spazzerebbe via la mia forza di volontà.
Richiude la porta e mette un dito sotto il mio mento.
"C'è stato un qualcosa, un sentimento così forte e potente che mi ha fatto paura. Sono rimasto terrorizzato e sono scappato. Volevo solo bere una birra e calmarmi ma, ho incrociato Keith e mi ha convinto ad andare con lui. Quando siamo arrivati eravamo soli, abbiamo bevuto un paio di bicchieri e mi sono sentito strano, poi è arrivato Trey, con Amanda e le cose sono degenerate. Volevo andare via ma avevo paura di te. Sono rimasto e, non me ne pentirò mai abbastanza. Ero così ubriaco che non mi opponevo, neppure alla coca. Sono sballato di brutto e ho creduto che Amanda fosse te. Per questo l'ho portata in bagno. Ma non riuscivo a farmelo... insomma hai capito. Ridevo imbarazzato quando sono uscito. Non ho sentito una parola di quello che ti hanno detto e, ancora in botta piena, non ho visto che eri tu" spiega. Lo guardo, sembra dire il vero. Ma oramai il danno è fatto.Riapro la porta e dico: "Vattene, è finita. Non ti voglio più vedere" aspetto che varchi la soglia e, con sguardo carico di indifferenza, gliela chiudo in faccia.

                             Fine...
                         

No, scherzo!

Continua...

SIAE Bad Guys love a Good Girl - Daniel Sharman- SU AMAZON. 29/09/2016Where stories live. Discover now