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Esco dalla macchina di Alex, strillando cose senza senso, con la bottiglia ancora in mano. Bevo un'ultima sorsata e la passo a lei, ridendo sguaiata. La saluto, ad un volume così alto che sveglio anche i vicini, senza preoccuparmene. Alla fine mi sono scolata di tutto, pur di togliermi dalla testa il pensiero di Kaleb, con quella donnaccia di Amanda, ma non ci sono riuscita. Rivedo, come in un rewind continuo, lei che esce dalla sua roulotte o loro due che fanno... be' avete capito. Credo che si chiami gelosia, anzi, ne sono proprio sicura. Ma tanto, non cambia la situazione, visto che lui non può darmi ciò che voglio, ovvero sé stesso e una relazione seria, in cui l'una ha l'esclusiva sull'altro e viceversa. Apro la porta, che va' a sbattere sulla lamiera della casa, entrando poi con passo da elefante, cado anche, ridacchiando come una matta, senza preoccuparmi del chiasso, tanto è fuori! Mi tolgo le scarpe e le lancio per terra, facendo un gran fracasso, per poi sfilarmi il vestito, ho caldo e mi gira la testa. Cerco invano di sganciare il reggiseno, che da ubriaca è quasi impossibile, iniziando anche a girare su me stessa, emettendo dei grugniti e muovendomi come avessi le convulsioni. Ad un certo punto due mani mi fermano, all'improvviso, facendomi gridare per lo spavento. Tiro un calcio in uno stinco all'assalitore e mi volto per fronteggiarlo ma, sorpresa delle sorprese, mi trovo davanti lui.
"Sei ubriaca?" Domanda, tra il serio ed il divertito.
"No" sghignazzo, felice di vederlo e, soprattutto, di non avere a che fare con un balordo. Mi rendo conto che sono praticamente nuda, dallo sguardo che mi lancia, partendo dai piedi per finire al viso, dove fissa i suoi occhioni.
"No, si vede bene che sei sobria. Che cosa combini? Dovrei essere io quello irresponsabile e tu, la brava ragazza. Da quando si sono invertite le cose?" chiede.
"Che palle! Sempre con questa storia, insomma io non sono una monaca. Sarà anche vero che non mi spacco di brutto tutti i fine settimana ma, so' divertirmi anche io!" rispondo, seccata. Sono stanca di essere etichettata come la santarellina, solo perché non mi faccio ripassare come tante altre.
"Non ho mai detto che lo sei, ma non ti ho mai visto bere e, se rammenti, ci conosciamo da un po'" chiarisce.
"Be', lo fanno tutti! Io sono la santerellina, la secchiona, quella che lo fa' solo col ragazzo con cui sta' assieme. Sono stanca di essere giudicata, solo perché non mi svendo! E comunque non sono una santa, anche io ho dei desideri e delle voglie come tutti. Anche io provo emozioni e sentimenti!" Urlo furibonda, per poi scoppiare in lacrime. Resta stranito dal mio repentino cambio di umore, soprattutto quando lo spingo forte, passando, per andare in bagno a rimettere. Abbraccio la tazza come fosse la mia migliore amica e rigetto tutto quanto, anche l'anima! Mi tengo i capelli, mentre faccio una mera figura. Che vergogna!
"Ci scommetto che hai fatto un gran mescolio, bevendo drink differenti, vero?" sta' ridendo di me, lo sento dal tono della voce. In un attimo di tregua, faccio qualcosa di mai sperimentato prima, gli mostro il dito medio. Ride come se fosse una cosa spassosa, essere mandati a quel paese, va be' contento lui. Ci vuole un po' prima che mi liberi di tutto, ma, alla fine riesco a tornare ad essere una persona normale. Mi siedo a terra, chiudendo gli occhi, sentendo lo spostamento d'aria, vicino a me. Si è accucciato, tenendomi per le spalle, in modo che non cada. Passa le braccia sotto le mie spalle e mi tira su' di peso, incastrandomi tra lui ed il lavandino. Una volta certo che mi regga in piedi, apre lo stipetto e prende lo spazzolino da denti di riserva, assieme al collutorio. Mette il dentifricio e me lo porge, afferro il bastoncino di plastica e inizio la complicata operazione, mettendoci un sacco di tempo. Alla fine non ho più l'alito che sa' di fogna e mi ritengo soddisfatta, sbadigliando in continuazione. Mi porta come fossi una bambola, al suo letto e dice:
"Aspetta, resta qui che ti prendo il pigiama" avviandosi verso l'altra stanza. Ma non riesco, non aspetto, troppo stanca e insonnolita, mi sdraio e mi addormento di sasso. Qualche ora più tardi, complice la pipì mi sveglio, rendendomi conto di essere nel suo letto, con indosso una sua maglia e di averlo appiccicato al fianco. Dovevo essere davvero messa male, per non aver potuto vestirmi e mettermi sul divano letto. Certo, ho bevuto tanto e, non essendoci abituata, ho perso subito il controllo. Spero anche, di non aver combinato sciocchezze, in quel pub, con Alex. Cerco di spostarmi, senza svegliarlo,cosa molto complicata visto che mi si è spalmato addosso e mi tiene, con forza, attaccata al suo petto. Sposto con delicatezza il braccio e mi divincolo, uscendo dal letto, cercando di capire qualcosa, visto che c'è il buio totale. Sbatto contro qualcosa e impreco, cercando di non urlare. Quando scrivono del mignolo che sbatte negli spigoli, su Facebook, hanno ragione. Saltello fino al bagno, entro e faccio quello per cui sono lì, quando esco, trovo la luce accesa e lui che mi guarda.
"Grazie, per tutto. Mi spiace davvero, anche per averti svegliato" mi sembra il minimo, scusarmi. Pensare al fatto che, mi ha vestita, mentre è mezzo nudo nel letto, non aiuta i miei ormoni già così provati. Decido di allontanarmi, prima che sia troppo tardi, così senza indugio arretrando gli dico: "Davvero, ti sono grata per tante cose, soprattutto per esserti preso cura di me e non averne approfittato. Checché se ne dica di te, hai dimostrato tutto il contrario non avendo sfruttato la mia temporanea mancanza di giudizio. Un altro al tuo posto non avrebbe esitato, quindi hai la mia gratitudine. Adesso ti lascio dormire, buonanotte Kaleb" vado verso la porta, quando parla: "Sai, la tentazione era tanta, tu non ricordi che cosa mi hai detto ma io sì, anche se non eri tu a parlare, ma l'alcool. Non mi piace che le ragazze siano incoscienti e sopratutto, vorrei che ricordassi la notte passata con me, magari..." si blocca, rendendosi conto di essersi spinto troppo oltre.
"Magari?" domando, volendo sapere che cosa intende. Non mi pare, però, molto propenso a continuare. Ha una strana espressione, come se ci fosse di più, ma non volesse farlo vedere. 
"Lascia stare Nicole, hai ragione tu, sarebbe impossibile tra di noi. Tu vuoi cose che io non ti posso dare, non sono fatto per la monogamia e le cose a lungo termine. Sono troppo rovinato e la mia vita mi piace così, restiamo amici è la cosa migliore, in fondo lo siamo da anni, no?" termina, spaccando qualcosa dentro di me. 
"Certo, anche se non siamo mai stati intimi, ci conosciamo da anni. Va bene Kaleb, nessun problema, saremo solo amici. Ciò non toglie che. non credo tu sia davvero come vuoi apparire. E, sappi che, non ti forzerei mai, a fare qualcosa contro la tua natura. Adesso vado, davvero, sono stanchissima" sorrido e afferro la maniglia, per chiudere la porta. 
"Nikki?" chiama, ancora. Cerco di non illudermi, sperare, ma il mio cuore non vuole saperne.
"Sì?" Rispondo. Lui, continua: "Lascia aperto per favore", riferendosi alla porta. Faccio come chiede ed in silenzio raggiungo il divano letto. Mi sdraio e mi copro, voltando la schiena alla sua porta, per non far vedere le copiose lacrime che scendono. Mi addormento, dopo ore, facendo solo incubi in cui, un bellissimo ragazzo dai capelli color miele e gli occhi blu, mi dice che non sono abbastanza per lui.

Continua...

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