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Non vi dico che ci sono stati magici cambiamenti, che ho smesso di soffrire ed ho trovato l'illuminazione improvvisa.
Non dirò questo perché non è la verità, la realtà è che sto' da cani, soffro e non riesco a non pensare ad altro, che non sia l'immagine di Trey ed Amanda, insieme. Anche per il fatto che stanno davvero insieme, come si può vedere benissimo nei corridoi ed in mensa, in palestra ed in ogni altro posto della scuola. Sempre attaccati a sbaciucchiarsi. Lei, vipera fino in fondo, mi passa davanti esibendosi in occhiate di commiserazione e risatine.
Le mie amiche mi domandano tutti i giorni, per quale motivo non dico a Trey di averla vista con Kaleb.
"Non mi porterebbe alcun conforto. E lui non ci crederebbe, poi in fondo, si sono trovati no? Stanno bene assieme, entrambi bugiardi e traditori" a questa spiegazione però, non credono.
"Speri che ancora torni da te?" Domanda Molly.
"No, non lo rivorrei comunque. Ho perso la fiducia e la stima, cose essenziali. Se anche ci tornassi assieme, starei sempre col dubbio e non sarebbe vita" continuo.
Finalmente, sembrano accettare le mie parole, mentre io pensierosa, mordo una mela. È il primo pasto che mi concedo da giorni, anche se non ha un buon sapore.
La campanella suona, ci richiama in aula, in corridoio ci dividiamo. Ognuna di noi si reca nella sua classe, io mi devo sorbire le ultime due ore di Letteratura, che in genere apprezzo ma, oggi, vorrei poterne fare a meno.
Siedo ed il professore inizia immediatamente a spiegare i brani dell' Otello. Ma certo! Non poteva che essere il tradimento, l'argomento di oggi. Non seguo, mi volto verso la finestra, sentendo un rombo, passare per la strada. Lo vedo sfrecciare verso casa sua, sembra davvero andare di fretta. Chissà che cosa lo spinge, forse lavora ed è in pausa pranzo? Può essere che abbia i minuti contati. Però no, anche questa teoria non va' bene, visto che tutti i giorni alle 14:00, spaccate, è fuori da scuola. Magari lavora mezza giornata ed è impaziente di rientrare. La strana tuta blu, che indossava, mi ha fatto pensare che, forse, fa' il meccanico. Mi scuoto da questi pensieri, chiedendomi per quale ragione ho iniziato a pensare a lui.
La campana ci avverte della fine delle lezioni, con stupore guardo l'orologio e vedo che sono già le due.
Prendo le mie cose, arrivo all'armadietto e metto tutto dentro. Ho i compiti già fatti, che lascio qui per lunedì. Chiudo con uno scatto e mi avvio all'uscita, visto che le mie amiche sono andate via un' ora prima.
Il parcheggio è quasi deserto, tranne un paio di auto dei professori.
Mi avvio verso casa, pensando che forse potrei tirare fuori la bici, risparmierei molto tempo. Scendo la discesa, infilandomi nella scorciatoia. Peccato che non sono sola oggi, un gruppetto di ragazzi della mia età che si lancia delle lattine di birra.
Stringo la borsa al petto ed a testa bassa avanzo velocemente.
"Ehi, bellezza, vieni a farci compagnia, ci divertiamo" mi chiamano.
Li ignoro e passo oltre, ma non sono dello stesso avviso.
"Ehi, il mio amico ti ha fatto una domanda" mi afferra quello piú grosso.
Sono in quattro e non sono di qui.
Quello che mi tiene, è di altezza media, robusto, capelli rasati e occhi, poco amichevoli, marroni. Puzza di fumo e alcool. Gli altri sono i soliti figli di papà, stereotipati. Vestiti all'ultima moda, cresta in testa e sigaretta all'angolo della bocca. Si atteggiano a duri, ma sembrano solo dei ragazzini che imitano gli uomini.
"Lasciami. Sto' andando a casa e non voglio essere infastidita" rispondo dura.
"Ohhh la signorina non gradisce le nostre attenzioni. Avete sentito? Credo sia il caso di insegnarle un po' di rispetto" raggelo, sia per le parole che per le espressioni. Non promettono nulla di buono, infatti, il tizio grosso mi spinge e finisco in mezzo agli altri tre. Mi toccano, mi spintonano e mi dicono cose oscene. Si aggiunge anche il capobanda, che prova a baciarmi. Gli rifilo uno spintone, per tutta risposta mi da' uno schiaffo. Cado a terra per la violenza della botta, un attimo prima che mi si avventi contro, viene tirato all'indietro.
Kaleb, con un'espressione tutt'altro che amichevole.
"Sparite e non fatevi piú vedere da queste parti" ringhia. Scappano come conigli, senza fermarsi mai.
Tende la mano e mi aiuta ad alzarmi.
"Stai bene?" domanda.
"Sì, niente di rotto e sei arrivato al momento giusto. Qualche minuto piú  tardi e..." non riesco a finire.
Il tremito arriva cosí forte, che mi fa' battere i denti. Mi tira su' e mi mette la sua felpa sulle spalle.
"Vieni, ti daró qualcosa che ti fará stare meglio" mi dice. Non replico, troppo sconvolta.
Attraversiamo la strada, entrando in quello che è il suo cortile.
Apre la porta e mi fa' cenno di sedere sul divano consumato.
"Scusa il disordine, non sono bravo a ... be' hai capito" dice, aprendo uno sportello per tirarne fuori una bottiglia. È liquore, lo so' bene, per questa volta stop ai moralismi.
Lo versa in un bicchiere e me lo porge.
"Tutto d'un fiato. Sentirai bruciare ma poi passa" istruisce.
Faccio come dice, il liquido è disgustoso, amaro e brucia davvero.
Atterra pesantemente nel mio stomaco, ma serve allo scopo.
Un grande calore mi pervade, facendomi smettere di tremare.
"Grazie, per avermi soccorsa per la seconda volta. Più cerco di non creare disturbo e più ne porto. Che sfigata, vero?" mi mortifico.
"Non sei sfigata. Non mi piacciono i ragazzi come quelli, nonostante io sia uno stronzo. Stai meglio adesso?" Chiede, vedendo che mi sono alzata e ho posato la sua felpa sul divano, dopo averla piegata.
"Sì grazie. Tolgo il disturbo, ci si vede Kaleb" lo saluto andando alla porta.
"Alla prossima Cappuccetto Rosso. Sei coraggiosa ad infilarti nella tana del lupo" sottolinea di nuovo, quanto possa essere pericoloso.
"Sai, mi piacciono i lupi. Sarà per quello che non riesco ad evitarti. Ciao Kaleb, ci si vede" ancora.
Sento una strana baldanza, che mi toglie ogni freno. La testa mi gira e sono euforica.
Inciampo in qualcosa e due mani mi afferrano, prima che cada.
"Sei ubriaca, è meglio se ti accompagno io. Non ti voglio sulla coscienza, ammesso che ne abbia una" borbotta.
Mi prende sotto braccio e mi tira verso casa mia. Dieci minuti dopo, sono davanti alla mia porta, mentre lui la apre.
"Vai a letto, di corsa, e quando ti svegli bevi tanta acqua" mi spiega.
"Vuoi venire a rimboccarmi le coperte" biascico.
"Vai a letto Nicole" gira i tacchi e chiude la porta.
Resto per qualche secondo, immobile, nel corridoio e poi, stancamente, me ne salgo in camera mia. Mi butto sul letto e mi addormento subito.
Sognando occhi blu e capelli color miele.

SIAE Bad Guys love a Good Girl - Daniel Sharman- SU AMAZON. 29/09/2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora