31 dicembre 1986

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 Decidiamo di dirigerci lì la sera stessa, dopo aver sgobbato in giro per il pranzo e passato il pomeriggio ad analizzare le foto, gli indizi e a cercare informazioni, più informazioni possibili sulle creature di pietra. Lo scanner, come lo chiama lui, è molto più funzionante di un qualsiasi altro computer terrestre esistente. Non ne sono sorpreso, visto che lui sa quasi ogni cosa. Ma un'altra delle fonti su cui abbiamo studiato aneddoti su questi assassini solitari è stata la biblioteca che il Dottore teneva ben nascosta sulla sua nave... il Tardis non era solo più grande all'interno, ma aveva anche tutte le stanze che si potessero immaginare. E la biblioteca era così immensa da perdercisi. Abbiamo cercato nella categoria "creature notturne", in quella riguardante le "creature di pietra", in quella degli "angeli", "creature inquietanti", "sistemi di difesa intelligenti", e molti altri ancora. C'era un riferimento agli Angeli piangenti dappertutto, ma niente di diverso da quello che già sapevamo.

Quando atterriamo e John spalanca la porticina, mi rendo conto che non siamo affatto a Hyde Park, ma che davanti all'ingresso si trova la porta scura del 221B. L'aria è fresca ed è già buio... il tempo sembra essere passato in un batter d'occhio.

Vedo che John è confuso e non posso nascondere di esserlo anche io. Il Dottore sta ancora girovagando tra i comandi quando entrambi lo fissiamo in attesa di una spiegazione plausibile.

- Ho dimenticato il mio rivelatore di tempo transitorio nella tua stanza, John, ti dispiace? – Lui non accenna ad un minimo gesto contrariato e richiude la porticina dopo che ci ha lasciati da soli. Quando mi giro, il rilevatore si trova sulle sedute accanto al Dottore, intatto e senza alcun pezzo mancante. Allora mi chiedo il motivo di quella scusa assurda.

Il Dottore abbandona la console per un attimo e mi fa cenno di fare silenzio. Sente la porta al piano di sopra aprirsi, segno che John ha raggiunto il salone, e a quel punto rimette le mani sui comandi e solleva la leva. Il Tardis emette quei rumori insopportabili e poi atterra con un sobbalzo.

- Perché? Dove mi hai portato? – Il Dottore porta le mani nella tasca mentre mi raggiunge e si sistema accanto alla porta chiusa.

- Dal primo giorno che ti conosco mi sono sempre chiesto cosa ci fosse che non andava in te. Oh, per carità, sei intelligente e sei un genio, questo è decisamente perfetto. Ma io e te siamo simili. – Non so a cosa voglia andare a parare, quindi continuo ad ascoltarlo, tenendo le braccia distese lungo i fianchi e la fronte corrugata per il dubbio. Odio provare il dubbio. È strano che io non sappia dedurre niente dalle persone molto simili a me. Di persone così, per fortuna infatti, ce ne sono pochissime.

Ecco, siamo simili. A cosa vuoi arrivare Dottore?

- E per questo voglio aiutarti. Entrambi abbiamo subito qualcosa che ci ha resi simili. Vogliamo stare da soli, cerchiamo di allontanare i sentimenti, cerchiamo di non provarne, ma sono cose naturali. Sai meglio di me che certe sensazioni non si possono frenare. Come tu non puoi frenare ciò che provi per John. –

- Cosa stai cercando di... -

- Ti prego, lasciami finire. – Mi interrompe con tono severo, e io taccio come un bambino appena sgridato dalla madre. Cosa c'entra John adesso? Perché gli importa tanto? – Avevo una persona molto importante per me, una persona che mi accompagnava nei miei viaggi. L'ho messa in pericolo e l'ho persa. Si chiamava Rose Tyler. Era così intelligente, coraggiosa, avventurosa... – La mia espressione confusa non cambia, ma riesco a dedurre cosa accadde dopo, e non esito a dirlo.

- Universo parallelo. – Dico.

- Oh, già, a te non si può nascondere nulla. – Il sorrisetto nervoso che gli spunta sulle labbra mi fa rabbrividire, e non so perché.

The side of the AngelsWhere stories live. Discover now