Un brusco risveglio

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Quando arriviamo sul posto, Lestrade è già in giardino che mi attende, pronto a mostrarmi le prove e le foto scattate sulla scena.

- Volevo chiamarti io, ma la signorina Jefferson mi ha preceduto. – Mi dice non appena mi vede arrivare col mio fedele amico John a fianco.

- Sapevo lo avresti fatto. – Nel frattempo mi guardo intorno. Il giardino non è molto grande, ma i due alberi di quercia occupano la maggior parte dello spazio. John accanto a me sospira, non è ancora del tutto abituato a stare in mezzo alla gente, soprattutto dopo il brutto periodo che ha passato. Lo innervosisce e posso intuirlo da come fa vagare lo sguardo sulle persone presenti. Devo intervenire, prima che possa decidere di andarsene di punto in bianco.

Con una finta tosse sollevo un braccio e poggio la mano sopra la sua spalla. Lui sussulta e per un attimo mi sembra di vederlo confuso al mio improvviso ed inusuale gesto, ma io gli indico una delle foto che Lestrade mi sta porgendo e subito sembra interessarsi all'immagine che vede: raffigura le impronte del padre di Tracy.

- Cosa ne dici, John? – Gli chiedo mentre pian piano ci avviciniamo al punto esatto del terreno in cui è stata scattata quella foto.

- Dico che ad un certo punto le impronte spariscono, quasi come se avesse smesso di camminare. –

- Ma? – Chiedo nel tentativo di farlo arrivare al punto, cercando di fargli seguire il mio preciso ragionamento sul significato di quelle impronte.

- Ma... - Nel frattempo incrocia le braccia al petto e si avvicina maggiormente all'immagine con la testa, come a studiarla meticolosamente. In un istante aggrotta le sopracciglia ed indica un punto ben preciso del terreno. – Non ci sono impronte che tornano indietro... a parte questo segno di trascinamento qui. –

- Esatto, e il trascinamento non proviene affatto dalla casa, e anch'esso si ferma in un punto ben preciso del giardino. – Dico mostrandogli la foto successiva.

- Quindi a meno che il signor Jefferson non si sia fatto sbucare le ali e non sia volato via... direi che la cosa è inspiegabile. – Annuisco alla sua deduzione, fiero come nessuno dei suoi progressi anche in questo campo. Lestrade, nel frattempo, rimane dietro di noi ad ascoltare le nostre delucidazioni, storcendo le labbra e aspettando che dicessi qualcosa che potesse accendergli la lampadina, sicuramente fulminata, che ha in testa.

- Però osserva bene il terreno. – Dico porgendo nuovamente le foto all'ispettore. Mi avvicino al punto esatto in cui ci sarebbero dovute essere l'impronta delle scarpe del padre di Tracy. – Il signor Jefferson si era fermato proprio dove sei tu John, proprio accanto alla quercia più piccola. – Dico puntando un dito sull'albero a cui mi stavo riferendo. – Portava un paio di mocassini, con la punta quadrata. Ha camminato fino a lì lentamente, fermandosi ogni tanto per controllare attorno a sé. Si è aggirato circospetto, finché proprio in questo esatto punto è stato catturato da qualcosa.

- Che lo ha trascinato? – Chiede Lestrade riferendosi ai segni che solcano il terreno.

- No, queste altre impronte non appartengono a lui. Come potete vedere le impronte dell'uomo sono quasi del tutto sparite col tempo, mentre queste che indicano il trascinamento sono ancora qui, vivide ed impregnate sulla terra. Questo sta ad indicare che l'altro individuo presente era molto ma molto più pesante, più di un normale peso di un essere umano. – Mentre esprimo le mie ipotesi, Lestrade mi si avvicina e mi porge una busta contenente una prova, una strana prova da cui non riesco a capire la provenienza.

- Era sulle impronte di trascinamento, forse non vuol dire nulla, ma ha una forma particolare per essere un semplice sasso, non ti sembra? – Il pezzo di roccia che mi ritrovo tra le mani ha in effetti una forma singolare, ma mi accorgo che appartiene ad un qualcosa di più grande, perché la roccia accuratamente scolpita sembra essere stata staccata, dato il segno di rottura su uno dei lati.

The side of the AngelsWhere stories live. Discover now