Con amore, vostro padre

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 Non ho avuto il tempo di reagire a quella data surreale incisa sulla lapide, perché nello stesso momento, mi arriva la telefonata di Tracy. Lo lascio squillare per un po', perché stavo cercando di immagazzinare quella nuova prova nel mio cervello, ma la cosa sembra davvero urgente, dato che la suoneria continua a riecheggiare nelle mie tasche. Con un sonoro sbuffo, prendo il cellulare e lo porto all'orecchio.

- Sherlock Holmes. –

- Signor Holmes, credevo non mi rispondesse più, stavo perdendo le speranze. – John mi si avvicina confuso, si posiziona proprio accanto al me, così da riuscire a sentire anche lui la conversazione. Tracy sembra spaventata, scossa, il suo tono di voce trema, sembra abbia appena pianto.

- Mi spieghi. –

- Mi è arrivata una lettera questa mattina e... oddio, è così difficile da spiegare tramite un telefono. La sto raggiungendo a Baker Street. –

- Signorina Jefferson, non sono nel mio appartamento in questo istante, se mi dà il tempo di raggiun... -

- No, resti dov'è, la raggiungo io. Dove si trova? –

- Sono al cimitero. –

- Sono subito da lei. – La sua voce tremante viene sostituita dal segnale della chiusura della telefonata. Ripongo subito il cellulare nella tasca dei pantaloni e poggio lo sguardo su John, che storce le labbra per ciò che ha appena sentito.

- Sembrava molto scossa. – Dico spostandomi verso la lapide col nome della nostra vittima inciso sopra.

- Non ti sembra un po' azzardato farla venire qui dove c'è la tomba di suo padre? – Mi chiede John, passandosi una mano fra i capelli, ancora intontito dalla situazione.

- Oh, John, quanto sei ingenuo! – Il suo sopracciglio si solleva immediatamente, contrariato dalle mie parole. – Posso assicurarti che è praticamente impossibile che si tratti proprio di Luke Jefferson, il nostro Luke Jefferson. - Dico mentre noto che George si è ormai allontanato dopo avermi rivolto un cenno di saluto, così da poter tornare alle sue mansioni da svolgere. Era sempre così con lui: mi lasciava campo libero, fidandosi ciecamente di ogni mia mossa.

- Abbiamo appena constatato che non è così, Sherlock, che le cose impossibili possono capitare eccome! – Dice John. Probabilmente sta ancora pensando all'inusuale episodio di questa mattina a casa nostra. Il tocco sul petto di quell'uomo che lo aveva sconvolto a tal punto da credere nelle cose impossibili.

- Mettiamo che il Dottore non sia davvero umano... anche se devo ancora spiegarmi come, ma cosa c'entra con il fatto che Luke sia morto tredici anni fa, quando invece la sua sparizione è recentissima? Dobbiamo accertarcene. E ciò che Tracy ha da mostrarci potrebbe essere d'aiuto. - Il mio amico annuisce. Ha capito che ho ragione.

Poco dopo, all'esterno della recinsione del cimitero, raggiungiamo Tracy che è appena scesa da un taxi insieme alla sorella. Il suo viso è sconvolto e distrutto, le lacrime le rigano le guance e noto i tremori costanti alle sue mani mentre stringe una grande busta ingiallita. Amber invece la segue a testa bassa, nessuna espressione dipinta in faccia.

Ciò che ha da farci vedere è proprio quella busta ingiallita. Dopo averci raggiunto, la apre e senza dire nulla porge delle foto in bianco e nero a John, ed una lettera a me.

- Stamattina è passata una donna alla villa, aveva circa sessant'anni. Mi ha dato questa dicendo che doveva essere consegnata proprio oggi a quell'ora. La legga e dopo le spiegherò il resto. - La apro velocemente, dato che è piegata in tre parti, e non appena il foglio è ben spiegato, noto una calligrafia veloce da una penna leggermente sbiadita. Inizio a leggere senza tante cerimonie.

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