Grazie Dottore

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Sono passati due giorni dall'incredibile viaggio col Dottore sul suo Tardis. Non lo vediamo né sentiamo da quel giorno, ciò vuol dire che non ci sono novità riguardo agli Angeli, e quello che ci resta da fare adesso è solo aspettare.

Tracy ed Amber non si sono più fatte sentire, ma Lestrade ha detto che ogni tanto viene contattato da loro solo per sapere gli sviluppi dell'indagine poi, quando capiscono che non abbiamo informazioni, mettono giù con un sospiro rassegnato.

Per il momento ho deciso di non riferire nulla riguardo agli ultimi eventi capitataci. Nulla riguardo al Dottore, nulla riguardo agli "assassini solitari"... almeno finché non avremmo avuto delle prove concrete e soprattutto credibili, data la natura fantascientifica della situazione. Anche John era d'accordo sul mantenere il silenzio per lo stesso motivo.

Oh, a proposito di John! Ha ripreso a scrivere sul suo blog dopo mesi e mesi. Ovviamente non racconta nulla di queste assurde avventure. Ha parlato del caso Jefferson, tralasciando tutti questi stranissimi elementi che avrebbero potuto far nascere il sospetto dell'esistenza di qualche creatura aliena. Poco fa l'ho letto. Il modo in cui mi ha descritto mi ha fatto sorridere come un ebete di fronte allo schermo del portatile. Il modo in cui ha cambiato il corso degli eventi per far sembrare che io avessi già la soluzione in tasca, per non farmi apparire come l'idiota senza alcuna delucidazione che sono realmente stato sulla scena del rapimento.

È bello sapere che tu mi veda così, John...

Quando è rientrato a casa dopo il suo turno in ospedale, mi è sembrato più rilassato e contento del solito. Fischiettava come quella volta in cui preparava il tè quando tutto è cominciato.

Mi sono soffermato a guardarlo a lungo, pensando all'ultima frase che il Dottore mi aveva detto prima di andare via:

"Io inizierei con una bella cenetta."

Non sono ancora del tutto sicuro, neanche dopo la nostra chiacchierata sul Tardis, di volerne parlare con John. La paura di perderlo per colpa mia mi attanaglia e mi costringe a mantenere il silenzio, a continuare a farlo andare avanti con la sua vita, mentre io me ne sto in disparte ad osservare.

Ma ho anche analizzato la possibilità di potergliene organizzare una. Non avrei dovuto per forza dirglielo. Magari sarebbe stata un'occasione per non fargli pensare a nulla.

Al diavolo, ora o mai più.

- Il latte è finito. - Mormoro a bassa voce mentre scorro la mail di Lestrade con le foto del giardino dei Jefferson.

- Ero sicuro di averne comprato due confezioni, ieri. -

- Le ho finite. - Il suo silenzio mi fa intuire che sta cercando ogni modo possibile per non mandarmi a quel paese o picchiarmi.

- Le hai finite? - Mi chiede con notevole stupore nella voce, dopo qualche secondo di silenzio.

- Un esperimento. - Lui sbuffa contrariato. Molti dei miei comportamenti sono esasperanti, ma so che è una parte di me che adora, nonostante io lo faccia impazzire. Se no perché sarebbe ancora qui con me?

Lo vedo afferrare la giacca ed infilarsela velocemente, mettere il portafoglio in tasca insieme alle chiavi e raggiungere a passo svelto la porta delle scale, mormorando maledizioni incomprensibili e facendomi sbucare un leggero sorriso divertito sulle labbra mentre lo sento uscire in strada.

Solo quando mi sono assicurato che se n'è andato, mi alzo dalla sedia quasi di scatto, come se fossi stato lanciato all'improvviso da una molla collocata sulla sedia. Richiudo velocemente il portatile e a passo spedito raggiungo il piano di sotto fino ad arrivare all'appartamento della signora Hudson. Busso alla sua porta con insistenza e sbuffo per la sua lentezza nel raggiungerla.

The side of the AngelsWhere stories live. Discover now