Capitolo 13

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La libellula sulla spalla di Lauren sembrava essere stata fatta dalla pessima artista che Camila anni addietro era stata, prima dell'inizio delle lezioni di arte di Simon.

Era disgrazia pura.

Era il tatuaggio di cui più si vergognava.

Nonostante ciò la pittrice le disse che le piaceva.

Andarono all'appartamento di Lauren in completo silenzio, la tatuatrice fissando lo sguardo sul polso sinistro della giovane.

Si chiese come avesse sopportato il dolore, e se si fosse fermata a pensare in ciò che stesse facendo. Si chiese se la lametta attraversando la sua pelle l'avesse liberata, o se l'avesse sottomessa in un mondo oscuro dove il dolore si faceva mano a mano peggiore.

E molto più importante, si chiese perché lo aveva fatto.

Camila: Lauren...- Aveva bisogno di saperlo.

Lauren: So che cosa vuoi chiedermi, Camila. Io farei lo stesso se fossi al tuo posto.- I suoi occhi guardavano fissi la strada, o questo era ciò che sembrava.

Camila si chiese se Lauren stesse davvero guardando la strada o se pensasse in mondi senza senso come Howe aveva fatto nel passato. Si chiese se stesse guidando con prudenza, o se stesse rimanendo viva solo per inerzia.

Lauren: Non mi ero mai sentita così stupidamente sporca, Camila.- Raccontò, e anche se il suo corpo era lì, le lacrime che cominciavano a scendere sulle sue guance rivelavano che i suoi ricordi l'avevano portata a quella notte. -... Tanti uomini avevano usato il mio corpo allo stesso modo di Parker che pensai che per un'ultima volta non importava. Però lo fece... Quella notte non gridai solo per il dolore che mi procuravano i vetri attraversando la mia pelle... Gridai perché ricordai quei ragazzi, quello che loro fecero, il modo in cui mai mi rifiutai... Mi sentii un'idiota. Mi sentii un oggetto di uso comune... E quando mi guardai allo specchio del bagno quella notte, dopo che Parker se ne andò, vidi i miei occhi, il mio naso, le mie labbra e il resto dei componenti del mio corpo...

La pittrice fece silenzio per qualche secondo.

Camila si chiese se Lauren si fosse resa conto che aveva lasciato il racconto a metà o se dentro la sua testa, in quel piccolo angolo dove si stava torturando, i secondi fossero eterni.

Lauren: Ricordi quando ti ho raccontato del mio bacio con Alexa?- Proseguì con un sospiro. La giovane non aspettò la sua risposta. -Ti dissi che in quel momento scoprii di avere me stessa... E dopo aver confessato di essere innamorata di te dissi di temere di perdere me stessa...

Camila: Lauren...- La chiamò tristemente mentre accarezzava una delle sue cosce sopra lo scuro tessuto dei pantaloni della pittrice in un gesto che avrebbe dovuto essere confortante. -Continui ad averti?

La pittrice non dubitò a rispondere.

Lauren: Mi ho, Camz.- Rispose tristemente. -Non mi sono persa... Però quella notte, quando guardai i miei occhi, mi resi conto di chi ero. Mi resi conto di quanto fossi sporca e del tanto che avevo perso... Il mio primo bacio, la mia prima volta... Mi ho, Camz, però sono uno schifo.

Camila: Lauren, non sei uno schifo.- Tentò di convincerla.

E lo credeva veramente.

Lauren non era uno schifo.

Lauren era un'umana che commetteva errori.

Lauren: Mi amo, Camz.- Disse con un sospiro. -Mi amo anche se so che sono uno schifo... Riconoscere gli errori non è sinonimo di odio. Una ragazza può amarsi anche sapendo che i suoi occhi sono molto separati, o che il suo bacino non è piccolo, o che non pesa quello che la società considera corretto... Io mi amo anche sapendo che mi sono comportata come una puttana da quando avevo quindici anni... E siccome mi amo sto tentando di migliorare perché non voglio vedermi soffrire.

La Tatuatrice Di Libellule ||TRADUZIONE ITALIANA|| CamrenWhere stories live. Discover now