Capitolo 34

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[Premetto che questo capitolo, essendo di passaggio, sarà abbastanza corto 🙈 mi farò perdonare con i prossimi capitoli, promesso]

Venezia.

"Come ti senti?"
"Come vuoi che mi sento, James? Uno straccio"
Si siede di fianco a me sul letto e dolcemente, mi accarezza i capelli.
"Se hai fame scendi pure, io questa sera non mangio"
"Qualcosa dovrai pur mangiare, praticamente non mangi da quando siamo partiti da Las Vegas"
Sollevo le spalle.
"Ti faccio portare un tea caldo?"
Scuoto la testa. "Non mangio niente, altrimenti stai certo che starò di nuovo male"
"D'accordo, come vuoi"
Ci alziamo insieme dal letto e mentre lui va a rovistare nella valigia io, vado dritta in bagno.
"Stai male di nuovo?"
"No, ho solamente bisogno di farmi una doccia calda, tutto qui"
"Sicura?"
"Diamine si James"
Alza le mani in segno di resa.
"C'è un telefono che suona"
"Ci penso io, non ti preoccupare"
Nello stesso momento in cui apro l'acqua calda, lui ritorna in bagno e allunga il telefono verso di me.
"Vuole te"
"Chi?"
"Nostra figlia"
Appoggio il telefono all'orecchio e sorrido. "Kayla amore, dimmi"
"E' vero che non posso mangiare le brioche al cioccolato?"
"Mi hai chiamato per questo?"
"No, volevo anche sapere dove sono i biscotti"
"Non ce ne sono più tesoro, tu e tuo padre gli avete finiti tutti prima di partire"
"E i gelati?"
"Anche"
La sento sospirare. "D'accordo, chiederò al nonno ti portarmi al supermercato"
"Passami il nonno, per favore"
"Non c'è"
"Come non c'è? Allora passami la nonna"
"Devo andare, ciao mamma, ci vediamo tra una settimana. Salutami papà"
"No Kayla. Kayla, aspetta"
Riappende senza darmi il tempo di dire altro.
"Tutto bene?"
"Credo..." appoggio il telefono sulla mensola del bagno e mi metto a rovistare nel beauty. "Nostra figlia sta, forse, crescendo troppo in fretta, sappilo"
"Lo so, ne sono consapevole... Cosa stai cercando?"
"Un elastico o una molletta o non so, qualcosa di simile"
"Nella tasca interna della valigia"
Annuisco e quando faccio per richiudere la cerniera del beauty, mi blocco.
"Jodie tutto bene?"
"Si, credo..." fisso l'unica scatola ancora nuova dentro al beauty. "Mi passi il telefono?"
"C'è qualcosa che non va?"
"No, ma passami il telefono"
Annuisce, me lo passa e si siede sul bordo della vasca con me. "Vuoi dirmi cosa succede?"
"Che giorno è oggi?"
"Hai lì il telefono Jodie, guarda"
"Si, giusto..." apro il calendario e con il cuore a mille e il senso di nausea costantemente in me, scorro fino al mese precedente. "Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque..."
"Ma che diamine fai? Per quale motivo ti sei messa a contare adesso?"
"Shhh... Dieci. Undici. Dodici..."
"Jodie? Vuoi spiegarmi?"
"Chiudo un attimo la bocca, James. Per favore..." sospiro e torno a contare. "Venti. Ventuno. Ventidue. Ventitré. Ventiquattro... Sento di star male di nuovo... Venticinque. Ventisei. Ventisette... James?"
"Jodie?"
"Trentaquattro. Trentacinque. Trentasei. James, prendi il telefono, subito"
Mi inginocchio davanti al water e tenendo con una mano i capelli e con l'altra la bocca dello stomaco, butto fuori il poco cibo che in aereo ho mangiato.
"Ok va bene, ora è davvero troppo"
Tiro l'acqua, pulisco la bocca con un pezzo di carta, ed esausta, mi appoggio con la schiena alla parete fredda del bagno.
"Esco, cerco una farmacia di turno e torno"
Annuisco.
"Cosa prendo? Altre pastiglie? Magari più forti?"
Scuoto la testa.
"Allora cosa Jodie? Delle bustine per lo stomaco?"
"No. Un test. Un test di gravidanza, James"

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