Capitolo 54

1.3K 53 2
                                    

"È COLPA MIA! HO UCCISO LA MIA EX!!"

La mia rabbia svanisce, lasciando posto a un senso di smarrimento. Il momento appare del tutto surreale. Per non perdere l'equilibrio, mi appoggio con una mano al muro. È come se tutte le forze nelle mie gambe si fossero volatilizzate nel nulla. Mi fissa in preda al panico, sconvolto. Quel che vedo nei suoi occhi mi spezza il cuore e mi terrorizza allo stesso tempo. Tento di parlare, ma dalla mia bocca non esce alcun suono. Matt fa un passo verso di me, io rimango immobile, contro il muro del garage, incapace di muovermi. Ci deve essere una spiegazione. Continuo a ripetermelo nella mia testa, mentre lui cerca di trovare le parole. Si poggia lentamente contro il muro di fronte a me.

"Eravamo dei ragazzini, a malapena maggiorenni. Ci siamo conosciuti a Brooklyn. Lana era spericolata quanto me, al tempo. Eravamo pazzamente innamorati..."

Si blocca, facendo una smorfia. Si passa la mano sul viso e la sua sofferenza è palpabile.

"...al tempo correvo illegalmente, facevo un sacco di soldi. Mi sentivo invincibile sulla mia moto. Quella notte, avevo appena vinto una gara. Lana mi aspettava al traguardo, come sempre. Voleva festeggiare, quindi partimmo, io e lei. Voleva che le mostrassi cosa si provasse a correre a 200 km/h nel bel mezzo della città, trasgredendo le regole. Volevo impressionarla, volevo fosse fiera di me. Diceva sempre che con me avrebbe provato ogni cosa, che si fidava di me, che ero il migliore. Cristo santo, come ho potuto essere così stupido?! Avrei dovuto dirle di no, avrei dovuto..."

Scuote la testa, stringendo i denti e delle lacrime iniziano a scorrere sul suo viso. Lo ascolto e posso immaginare come finirà la storia, e non sono certa di voler sentire. I suoi occhi tristi si incontrano con i miei per poi distogliere lo sguardo di colpo.

"...Guidavo veloce, mi gridava nelle orecchie quanto fosse felice. Mi chiedeva di andare ancora più veloce. Ci sentivamo così liberi...insieme...E poi, quella curva..."

Prende un respiro profondo e chiude gli occhi.

"La moto ha slittato sulla ghiaia. Ho perso il controllo, siamo caduti a terra, scivolando per parecchi metri..."

I suoi occhi si soffermano su di me, ed è pallido.

"La parte peggiore non è stata la caduta, ma l'aver sentito venir meno la stretta di lei, averla sentita scivolare via, senza che potessi fare niente. È accaduto tutto così velocemente. Ho visto un lampo di luce e sentito un rumore terrificante"

Trattengo il fiato. Mi sento male, male per lui.

"Ci sarei dovuto essere io sotto quel camion! Non lei!"

Mi copro la bocca con una mano, intuendo l'orrore di tutto ciò, e non c'è nulla che possa dire.

"Non ho potuto fare nulla...Quella notte, avrei dato qualunque cosa per essere io quello sotto quel mucchio di metallo. È stata tutta colpa mia..."

Le sue parole mi fanno rabbrividire... Non può parlare in questo modo, non può farsi questo. Rimaniamo in silenzio per un po' con il sottofondo di alcuni suoni soffocati provenire dagli uffici di sopra.

"Ho sbattuto contro qualcosa. Ho sentito come se la schiena si fosse spaccata in due, poi tutto è diventato nero. Mi sono svegliato in una stanza d'ospedale e ricordo ancora il suono del bip regolare del monitor"

"...è così che ti sei fatto la cicatrice"

Mi guarda tristemente e io mi sento così male per lui, così in collera con me stessa per essermi arrabbiata. Ma come avrei potuto immaginare che nascondesse un segreto così oscuro?

"Quando ho capito dove fossi, ho chiesto subito di vedere Lana...ero nel panico totale. Volevo alzarmi, ma non ci riuscivo. I dottori mi raggiunsero nella mia stanza e mi dissero quanto fossi fortunato, che non erano certi mi sarei risvegliato un giorno, nè in che stato. Mi fecero un sacco di domande, usarono un sacco di termini che non potevo comprendere, mentre mi osservavano nel mio letto, come un animale da laboratorio. Non mi importava cosa avessi o se fossi ferito. Nessuno mi diede l'unica risposta di cui mi importava. Intuisco ora che non sapessero neanche di chi stessi parlando. Poi arrivò Derek, gli chiesi di Lana. Ricordo mi domandò se fossi certo di volerlo sapere, gli dissi di non nascondermi nulla, credo di avergli gridato contro e, alla fine, mi disse tutto. Quel giorno, pensai che sarebbe stato meglio se non mi fossi mai svegliato... All'arrivo dei soccorsi era già troppo tardi, è morta sul colpo..."

"Mi spiace tanto, Matt..."

"Non capisci?"

Sbatto le palpebre, cercando di capire a cosa si riferisca.

"Non ho avuto l'opportunità di tenerla tra le braccia. Dirle che tutto sarebbe andato bene, è morta così, da sola, ed è stata tutta colpa mia"

"Matt...è stato un incidente, non è stata colpa tua"

"Se non l'avessi fatta salire sulla moto, sarebbe ancora viva."

Non so cosa dire... Mi soffermo sempre sul passato, ripensando a quante cose sarebbero state diverse, in altre circostanze.

"È stata una serie di decisioni sbagliate, ne sono il solo responsabile. Ero io a guidare, ero io ad accelerare, ero io quello che cercava di impressionarla...Quando sono uscito dall'ospedale, rimasi un po' da Derek, non volevo vedere nessuno, non volevo vivere. Era lì per me, se non fosse stato per lui, non sono sicuro che sarei qui, ora, a parlare con te. Derek continuava a ripetermi di rimettermi in piedi, se non per me stesso, almeno in memoria di Lana. Un po' alla volta, ho capito quanto avesse ragione, che Lana non avrebbe voluto vedermi in quello stato, che dovevo essere forte per lei. Non sono mai tornato alle corse illegali, mi sono cercato un lavoro, ho conosciuto Chris, che mi ha aiutato molto. Sono tornato su una moto, l'unica cosa che mi facesse sentire vivo. E ho deciso di aiutare i ragazzini del mio quartiere, insegnandoli le arti marziali e, soprattutto, a rispettare sè stessi e gli altri. Avevo bisogno di dare un significato alla mia vita, trovare qualcosa che giustificasse il mio essere ancora qui..."

"Io...Capisco"

Mi stacco dalla parete e mi sposto lentamente verso di lui. Sentendo il bisogno di stringerlo tra le mie braccia, di confortarlo. Ma lui evita il mio abbraccio. Con una mano alla vita, e l'altra sulla fronte, cammina avanti e indietro, fissando il pavimento. Infine si blocca di colpo, sollevando lo sguardo su di me.

"Non ho bisogno della tua pietà, Jennifer"

"Non è pietà! Mi dispiace, e voglio aiutarti a superarla..."

"Non puoi aiutarmi..."

"So cosa si prova a perdere qualcuno senza la possibilità di evitarlo"

"Credo sia meglio se tu e io...la finiamo qui"

"Cosa ?! Vuoi lasciarmi?"

Fa un profondo respiro, asciugandosi le lacrime.

"Non lo so. Ho bisogno di tempo"

Il mio labbro inferiore trema, mentre il mio cuore si spezza.

"Perchè non vuoi il mio aiuto, Matt?"

"Jennifer...per favore, vai"

Qualcosa si frantuma dentro di me, tutte le speranze che Matt mi ha dato, tutto quello che mi ha detto, tutto ciò che ho provato...tutto spezzato via.

"Bene, ci proverò. In fondo se non sei tu l'amore sarà qualcun altro. Dev'essere per forza così, nonostante io non abbia mai immaginato altri che te, nella mia vita, da quando ti ho conosciuto!"

Lui non dice niente mentre continua a guardarmi.

"La ami ancora?"


HE.LUI.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora