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Pov Nora.

Finalmente il grande giorno era arrivato.
Aspettavo questo momento da ormai un anno, e sapere che tra poche ore avrei preso il treno per andare a Miami, mi entusiasmava da impazzire.
Sognavo la struttura della facoltà di medicina ormai tutte le notti, tanto da non riuscire a chiudere occhio per l'emozione.
E oggi, 20 settembre 2015, avrebbe avuto inizio il mio viaggio.
Un percorso non privo di fallimenti certo, ma sicuramente ricco di novità, conoscenze, amicizie e saperi che mi avrebbero accompagnato fino al raggiungimento del mio obiettivo di sempre: diventare una pediatra.

<<Nora mi raccomando, appena arrivi al college e ti sei sistemata, chiamami>> disse mia madre, dandomi l'ultimo bacio in fronte prima che io salissi sul vagone.
<<Certo mamma, lo farò senza dubbio>> risposi abbracciandola.
La salutai poi salii i gradini del treno.
Andai a sedermi nel primo scompartimento che trovai, che per fortuna era vuoto.
Sono una ragazza piuttosto solitaria, non mi piace la confusione e non mi piace sentirmi osservata da sconosciuti, come a tutti penso.
Voltai lo sguardo verso il finestrino e sorrisi a mia madre, prima di estrarre il mio libro preferito dalla borsa che portavo a tracolla: The secret garden. Lo appoggiai al sedile accanto al mio e incastrai il trolley nello spazio sopra alla mia testa.
Ahh, si parte! pensai appena sentii il mezzo muoversi.
Afferrai il piccolo oggetto dalla copertina bianca e aprii la pagina nella quale avevo posizionato il segnalibro l'ultima volta.
Non riuscivo a smettere di sorridere.

- Un'ora dopo -

Con un'irrefrenabile voglia di urlare dalla gioia, mi dirigo verso l'entrata della struttura.
È proprio come l'avevo immaginata: immensa, con la bandiera americana che sventola dal cornicione del primo piano e un enorme cortile pieno di alberi diversi che le fa da cornice.
Il sole di questa mattina la rende ancora più imponente.
Avanzo trascinando la valigia dietro di me, anche se ad ogni dislivello le piccole ruote si bloccano, costringendomi ad aumentare la forza per procedere.
Molti studenti sono sdraiati sull'erba, chi a studiare, chi a chiacchierare e chi...
Oh, bene..
E chi a baciarsi in modo un po' troppo... passionale?!
Wow, ne ha di lingua il ragazzo, penso facendo una smorfia di disgusto, passando accanto alla coppia in questione.
Una volta dentro all'edificio, mi ritrovo ad occhi sbarrati.
Sulle pareti sono affisse fotografie di gente importante ma a me sconosciuta. Dentro una teca di vetro di fianco alle scale, sono poste in bella vista circa una decina di coppe e altri premi.
Mi avvicino incuriosita, quando qualcuno mi affianca.
<<Ehi!>>
Mi volto verso la figura estranea e arrossisco nel notare che la voce appartiene ad un ragazzo piuttosto carino.
<<Sei appena arrivata? Da dove, se posso?>> chiede sorridendo.
Sembra gli venga spontaneo essere così cordiale.
<<Ma sì certo, vengo da Palm Beach e, già, sono appena arrivata!>> esclamo lanciando prima un'occhiata al mio trolley.
Il ragazzo si passa una mano tra i capelli castani, leggermente pettinati all'insù.
<<Oh wow, figo! Quindi sei al primo anno. Dai vieni ti accompagno in segreteria per la collocazione>> dice iniziando a camminare senza aspettare una mia risposta.
Non mi resta che seguirlo, d'altronde senza di lui, probabilmente ci avrei messo un'ora per trovarla.
<<Comunque mi chiamo Theo, sono al terzo anno>>
Si presenta, allungando la mano destra verso di me.
Gliela stringo e osservo i suoi occhi radiosi posati sul mio viso. <<Mi chiamo Nora>>.
Dopo aver percorso qualche lungo corridoio, girato vari angoli e scesa una rampa di scale, di fronte a noi compare la scritta 'Segreteria'.
<<Alleluia, senza di te di sicuro sarei ancora al primo corridoio>> dico ridendo.
Noto con piacere che anche Theo ride di gusto.
<<Tranquilla, è a questo che servono quelli più grandi, per aiutare le matricole>> afferma con un finto vanto.
Gli do una pacca sulla spalla prima di entrare, seguita da lui.
Dietro ad una scrivania di legno bianco, una donna dai capelli grigi e dalla maglia color ocra, solleva lo sguardo.
<<Buongiorno cara! Sei nuova?>> chiede.
Annuisco. <<Mi chiamo Nora Walker>>
La donna ripete tre volte il mio cognome, come per fissarselo bene nella memoria, e apre un cassetto situato sotto al bancone.
<<Eccoti qua! Dunque, Walker hai la stanza numero 602, queste sono le credenziali per accedere al sito della facoltà, utili anche per gli esami a computer e questo è il tuo orario. Per i dormitori...>>
<<Non si preoccupi, la accompagno io>>
Theo afferra la mia valigia, così io sono più libera.
Ringrazio la signora e la saluto augurandole una buona giornata.
<<Grazie dell'aiuto, ma oggi non hai lezione?>> domando buttando un'occhiata distratta ai fogli che tengo in mano.
<<Ho due ore libere. Sai qua non è come il liceo che ogni ora hai lezione. L'orario è diverso in base alle materie e in base al percorso che hai scelto. Ad esempio io ho scelto chirurgia e ho lezione solo il lunedì, il mercoledì e il giovedì e non a tutte le ore. In questo modo abbiamo anche più tempo per studiare o andare fuori città per trovare i parenti>> spiega.
Nonostante sapessi già queste cose, non lo fermo. Ascoltarlo è un piacere.
<<Che figo! Non vedo l'ora di iniziare!>> esclamo con enfasi.
Nel frattempo abbiamo raggiunto i dormitori.
La struttura è colorata di rosso, e Theo mi racconta subito che quello è il colore della facoltà.
<<Quindi anche tu non sei di Miami, giusto?>> domando di punto in bianco, mentre aspettiamo l'ascensore.
<<Esatto, sono di Dallas>> afferma con orgoglio.
Una volta in ascensore, il ragazzo preme il pulsante numero quattro e la macchina inizia a salire.
<<Tu che percorso hai scelto?>> mi chiede poi, cercando qualcosa dentro la tasca dei jeans.
Il mio sguardo cade sul cavallo dei suoi pantaloni, ma lo distolgo subito.
<<Ho scelto pediatria. Amo troppo i bambini>> spiego.
Lui mi osserva, come stregato. Il suo sguardo è fisso su di me ed io incomincio a sentirmi leggermente a disagio.
In un attimo, la mano che prima aveva in tasca, riappare insieme ad un Iphone nero.
<<Scusami un attimo>> sussurra prima di rispondere al cellulare, probabilmente in modalità silenziosa con vibrazione.

Gli faccio cenno di non preoccuparsi.
<<Ehi dimmi>> pausa <<sto accompagnando Nora alla sua stanza e arrivo>> pausa <<ti spiego dopo>> pausa <<okay, ciao>>
Le porte dell'ascensore si aprono e ci dirigiamo verso la stanza 602.
<<Quindi dicevi pediatria?! Bello! Io ho un fratellino di otto anni. Si chiama Liam>>
Gli sorrido prima di bussare alla porta.
La tizia della segreteria non mi ha dato nessuna chiave, quindi deduco che in stanza ci sia già la mia compagna.
Infatti, dopo pochi secondi, una ragazza dai lunghi capelli castani e dagli occhi ambrati viene ad aprire.
<<Ciao! Sono Nora, mi hanno assegnato questa stanza>> dico presentandomi alla giovane.
<<Eccoti! Ti aspettavo, entra pure>> risponde la ragazza lanciando un'occhiata interrogativa a Theo.
<<Oh, io l'ho solo accompagnata, adesso me ne vado. È richiesta la mia presenza al campo da calcio>> dice facendo un occhiolino fugace prima di salutarmi.
Entro quindi tra quelle quattro mura e mi guardo attorno.
Che accogliente, penso posando la valigia sul letto non disfatto.
<<Io sono Isabel, ma puoi chiamarmi Izzy!>> dice la voce femminile dietro di me.
Le sorrido e dopo aver sistemato un po' di roba col suo aiuto, iniziamo a chiacchierare.

Pov Theo.

Con passo spedito, mi dirigo verso l'area sportiva del campus.
Mi ero dimenticato della partita amichevole contro quelli di radiologia.
Una volta negli spogliatoi, indosso una maglietta verde a maniche corte, dei pantaloncini neri dell'Adidas, e infine gli scarpini bianchi.
Esco correndo e mi dirigo al campo, dove la mia squadra mi sta aspettando chiacchierando animatamente.
I miei occhi in quel momento individuano la figura del mio migliore amico, appoggiato alle transenne delle tribune.
<<Finalmente, dove diavolo eri? Ti stiamo aspettando da un quarto d'ora!>> esclama scuotendo il viso.
<<Te l'ho detto, ho fatto il gentiluomo>> rispondo sorridendo prima di afferrare la palla da sotto il suo piede.
<<Già.. Nora, giusto? È carina?>>
Justin. Non cambierà mai. Quando si tratta di ragazze, lui deve sapere tutto di tutte.
E guarda un po', queste 'tutte', cadono ai suoi piedi neanche fosse Brad Pitt.
<<Sì è molto carina. Ora possiamo andare a giocare? Mi hai chiamato per questo no?>> replico entrando in campo.
<<Sì, beh, mi racconterai tutto dopo>> dice lui imitandomi.

A Terrible Secret || J.B. {Conclusa} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora